Biden si avvicina alla Casa Bianca
Ormai non è più questione del se vince, ma con quanto margine.
GP
Abbiamo seguito con particolare attenzione le elezioni americane per due ragioni fondamentali. Prima: chi governerà gli Stati Uniti non è un fatto che interesa esclusivamente gli americani, ma il mondo intero. Con tutti i suoi limiti ed i suoi difetti, chi non né ha, gli Usa sono la prima potenza mondiale. Chi la guida, riguarda il mondo intero, anche se giustamente a votare sono solo coloro che hanno la nazionalità americana. Secondo: un quarto circa delle nostre lettrici e lettori risiedono in Usa.
In realtà, credo di poter affermare che abbiamo seguito con estrema attenzione questa tornata elettorale, un po’ perché destava il nostro (della redazione e mio) interesse in sé, un po’ perché era ricca di eventi collaterali come poche vicende al mondo.
Il conteggio ufficiale per la Cnn è fermo a 253 grandi elettori per Biden e 213 per Trump. La Fox news invece da Biden a 264 e Trump a 214. E’ sempre secondo la Fox negli Stati “chiave” ancora da assegnare Biden è in vantaggio in Nevadia e Pensilvanya, in pareggio in Georgia, mentre manca da scrutinare l’1%, in svantaggio in North Caolina di 1,4 punti su Trump mentre manca il 6% delle schede da scrutinare. In vantaggio netto Trump di quasi 30 punti in Alaska, dove lo scrutinio è al 50%.
Quanto a Camera dei rappresentanti e Senato per la Cnn la Camera 208 per i democratici e 196 per i repubblicani ed al senato 48 per i dem e 47 per i repubblicani. Per la Fox alla Camera 208 ai dem e 193 ai repubblicani mentre al Senato sarebbero in pareggio con 48 per ciascuno.
Trump oggi ha convocato una conferenza stampa per urlare alla Nazione, da leone ferito, dinanzi alle tv in diretta, tutti brogli a suo danno ed ha incartato la peggior umiliazione che mai un Presidente degli Usa abbia ricevuto. Tutte le emittenti a distanza di secondi l’una dall’altra hanno interrotto la trasmissione. Sono apparsi i relativi speaker che hanno annunciato l’interruzione della trasmissione a causa delle spudorate menzogne che il Presidente Trump stava dicendo al Paese. In altri termini nessuna emittente, neanche quelle “trumpiane”, prime ospiti, si son volute macchiare di complicità in questa farsa in cui Trump sta trascinando l’elezione.
Bisogna non solo sperare che Biden raggiunga i fatidici 270 grandi elettori sufficienti per vincere, ma che il suo vantaggio finale sia talmente grande da convincere i repubblicani, governatoti in primis e giudici della Corte Suprema, che Trump voleva trasformare in un suo Killer delle libere elezioni democratiche, a prenderne le distanze e seppellirlo in quel mix tra patetico e ridicolo di cui si sta coprendo ogni giorno di più.
Trump, non illudiamoci, farà quanto può per “salvarsi”. Le banche, appena esce dalla Casa Bianca, gli chiederanno i soldi che deve, un’enormità, e il fallimento è dietro l’angolo. Ci sono le cause per stupro e violenza sessuale da affrontare. C’è un mandato di cattura internazionale per omicidio di cui è reo confesso, senza più il paracadute della Presidenza. Non è una bella fine, ma a dirla tutta è da tempo che l’ha cercata. Probabile che io commetta un errore di valutazione, ma tre i momenti determinanti del suo crollo nella considerazione degli americani sono: la gestione del virus, spregiudicata, ignorante e superficiale che ha contribuito notevolmente alla diffusione del virus stesso ed ad arrecate tanti morti di troppo, due l’essersi rifiutato di condannare le violenze dei suprematisti bianchi, gli eredi del Ku Klux Klan, e di poliziotti assassini a danno dei neri e degli ispanici. Non ha indignato solo quelle comunità, ma tanta gente per bene che esiste in America, quella maggioranza silenziosa, fatta di piccoli e medio borghesi che un cuore ce l’hanno, e da ultimo la nomina del giudice ultra conservatrice Amy Coney Barret, una mossa chiaramente intesa ad influenzare le risultanze del voto americano, assicurandosi cioè di vincere anche se la partita è persa. Gli Americani non glielo hanno perdonato e peserà parecchio sul partito repubblicano che quella nomina ha avvallato.
Trump, tra l’altro “una sorta di marziano alla White House” del tutto ignaro delle regole e delle procedure, come tutti i sovranisti che ritengono di piegarle alla propria volontà e utilità, non si è accorto ed oggi forse lo scopre che l’8 gennaio l’ultima parola sull’elezione del Presidente spetterà alla Camera dei Rappresentanti. Se la Corte suprema vorrà suicidarsi, libera di farlo, ma i famosi contrappesi americani compenseranno una sua eventuale ingiustizia. Permettetemi di chiudere immaginando la soddisfazione di Nancy Pelosi, portavoce dei democratici alla Camera dei Rappresentanti quando ha ricordato a tutti quel piccolo particolare dell’8 gennaio. Donald Trump, con la finezza e la signorilità che lo contraddistinguono, l’aveva da poco definita “una pazza da ricoverare”.
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