Brutta gatta da pelare per Donald Trump
Per il comitato congressuale che indaga sull’attacco al Campidoglio Donald Trump tenne una condotta criminale nel tentativo di ribaltare la sua sconfitta elettorale.
Gianvito Pugliese
Il comitato incaricato dal Congresso degli Stati Uniti d’indagare sull’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio ha dichiarato che a suo giudizio l’ex presidente Donald Trump potrebbe aver tenuto una condotta criminale nel tentativo di ribaltare la sua sconfitta elettorale.
In un atto depositato del tribunale – uno dei documenti più dettagliati dei risultati a cui è pervenuto il comitato ristretto della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti – si afferma che Trump è coinvolto “in una cospirazione per frodare gli Stati Uniti e potrebbe aver ostacolato un procedimento ufficiale”.
Il comitato ristretto aveva anche affermato, in precedenza, che prenderà in esame di dover trasmettere le prove della condotta criminale di Trump al Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Una mossa tipica, in situazioni del genere, nota come deferimento criminale, che aumenterebbe la pressione politica sul procuratore generale Merrick Garland a cui spetta accusare l’ex presidente. Tanto, secondo i media americani metterebbe il dipartimento della procura generale sotto una tempesta di fuoco politica.
“Le prove e le informazioni a disposizione del Comitato stabiliscono una convinzione in piena buona fede che il signor Trump e altri possano essere coinvolti in atti criminali e/o fraudolenti” conclude il comitato nell’atto depositato in tribunale.
“Il comitato ristretto ha concluso che il presidente (ndr. Trump) e i membri della sua campagna si sono impegnati in una cospirazione criminale per frodare gli Stati Uniti“, si legge nel documento.
Il documento è stato depositato presso il tribunale federale di Los Angeles, in quanto prova nell’ambito della controversia del comitato ristretto con John Eastman, un avvocato che ha consigliato a Trump un piano per invalidare i risultati elettorali negli stati elettorali chiave.
Eastman ha citato in giudizio la commissione a dicembre scorso, nel tentativo di bloccare una citazione del Congresso che gli richiedeva la consegnare di migliaia di e-mail.
Charles Burnham, avvocato di Eastman, sostiene che il suo assistito compie il suo dovere etico di proteggere le confidenze dei clienti.
“Il comitato ristretto ha risposto agli sforzi del dottor Eastman per assolvere questa responsabilità accusandolo di condotta criminale”, sostiene Burnham. “Poiché questa è una questione civile, il dottor Eastman non avrà il beneficio delle protezioni costituzionali normalmente offerte a coloro che sono accusati dal loro governo di condotta criminale. Tuttavia, non vediamo l’ora di rispondere a tempo debito”.
Trump ha ripetutamente definito l’indagine del comitato ristretto un’indagine motivata politicamente.
Nei documenti depositati in tribunale dal comitato ristretto sono contenute e-mail ottenute dal comitato ristretto su quel fatidico 6 gennaio, inclusa quella in cui un avvocato del vicepresidente, Mike Pence, affermava che nessun giudice avrebbe approvato la strategia legale di Eastman, per ribaltare la sconfitta elettorale di Trump.
“Grazie alle tue stronzate, ora siamo sotto assedio”, risponde Eastman all’avvocato di Pence, Greg Jacob.
“L'”assedio” è dovuto al fatto che TU e il tuo capo non avete fatto ciò che era necessario per consentire che questo venisse mandato in onda in modo pubblico in modo che il popolo americano potesse vedere di persona cosa è successo”, aggiunge Eastman.
Secondo il comitato “le e-mail di Eastman potrebbero mostrare che ha aiutato Donald Trump a portare avanti un piano corrotto per ostacolare il conteggio delle schede elettorali del college e una cospirazione per impedire il trasferimento del potere”.
I procuratori della California hanno dichiarato avantieri che stanno indagando su Eastman e se ha agito in modo non etico nel suo lavoro in favore di Trump. L’indagine potrebbe portare ad un’azione disciplinare contro Eastman, finalizzata, intanto, alla sospensione della sua licenza legale, salvo decisioni più gravi dei giudici in procedimenti penali futuri.
Trump la butta in cagnara, non si difende nel merito e parla di “persecuzione politica”. Ma è davvero inguaiato. Quest’ultimo è un fatto molto rilevante ed imbarazzante, ma non è il peggiore. Pesa enormemente a mio giudizio l’accusa mossagli da Yuri Shvets, ex spia Kgb: “Trump risorsa russa per 40 anni”. Trump non ha fiatato, forse per non dare agio a Shvets di provare l’accusa e nel tentativo di minimizzare la cosa. L’ex spia sovietica, già nel racconto cita fatti e circostanze a riprova che rendono più che credibile la sua accusa. Il silenzio in proposito dei democratici è significativo. Sembra stiano attendendo il momento giusto per scatenare il finimondo su Trump. E questo porta dritto dritto all’alto tradimento a carico di un ex Presidente degli Stati Uniti, non di un personaggio qualsiasi accusato di spionaggio. Trump, a dispetto di tutte se decisioni dei tribunali statunitensi che hanno respinto i suoi ricorsi per presunte frodi elettorali, dichiarate e non provate, continua a recitate la cantilena di elezioni truccate. Ultimamente si è esposto quale sostenitore e finanziatore del Freedom Convoy in Canada che bloccando i valichi di frontiera tra Canada ed Usa ha arrecato alle case automobilistiche statunitensi danni epocali. Un comportamento, a dir poco, non certo patriottico.
Trump si muove, con la stessa delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane. Sbaglierò, ma la resa dei conti si avvicina, tanto per lui e eventuali complici accertati, che per altro verso nei confronti del suo amico fraterno Vladimir Putin. L’odio che quest’ultimo oggi manifesta apertamente verso gli Usa, è l’ennesima conferma dell’accusa di Yuri Shvets, La manifesta stizza feroce di Putin per aver perso un’arma colossale: un suo uomo al vertice della White House. Per il dittatore russo assai meglio che disporre di centinaia di migliaia di testate nucleari.
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