Caro Ferruccio De Bortoli,
Una lettera aperta? Piuttosto una necessità di rispondere da meridionalista convinto a chi vuol vedere nel nord la perfezione, a dispetto della realtà.
GP
Non può che cominciare così una lettera aperta, che ho molto tergiversato prima di scrivere. E’ una risposta, o forse solo un doveroso commento, all’intervista rilasciata dal due volte direttore del Corriere della Sera, nonché del Sole 24 Ore, uno dei più grandi giornalisti italiani viventi.
Nei suoi confronti De Bortoli, ho rispetto ed ammirazione. Lei certamente non ricorda che ci siamo conosciuti, anzi siamo stati a cena assieme con Lei e Paolo Mieli, all’epoca rispettivamente direttore del Corriere della Sera e direttore di Rcs. Patron della serata il prof. Martino Bonomo. A Bari sbarcava una redazione locale del Corriere del Mezzogiorno, “panino” della più importante testata italiana. Decideste d’insediare un ristretto comitato di garanti. In quella serata Martino Bonomo vi presentò i cinque o sei componenti che lo avrebbero supportato. Ero uno di questi.
Parlo dell’ intervista rilasciata a Nicola Mirenzi dell’HuffPost, in cui Ella si schiera a fianco di quei suoi amici che, da Milanesi o Lombardi, si son sentiti discriminati girando per l’Italia, durante il top della diffusione del Covid in Lombardia. Il cartello con su scritto “Torna a casa tua” è, per Lei, l’emblema di un razzismo al contrario.
Lei riduce questo “risentimento”, in realtà molto più complesso ed articolato, definendolo ” schadenfreude,” gioia per le disgrazie altrui. E prosegue “Non è più inaccettabile (ndr. c’è un in di troppo). Bisogna reagire. Dire basta”. Per essere chiari Lei fa scaturire tutto dall’invidia per chi fa parte della locomotiva d’Italia, chi ce la fa nel mondo, ad opera di chi non ce la fa, ma anziché provare a realizzare quel modello, si limita a denigrarlo. Mi perdoni ma è lo stereotipo, splendidamente rappresentato dalla Wertmuller, ne “I basilischi”, che -Le do atto- esistono ancora numerosi e non solo in Basilicata.
In reatà, l’informazione è cresciuta anche al sud, mista -come m’insegna- alla disinformazione: notizie e fake news si alternano. Lei conosce sicuramente il libro di Roberto Napoletano “La grande balla”, col suo sottotitolo emblematico “La casta del Nord che vive sulle spalle del Sud”. Gridano vendetta i 61 miliardi all’anno, che Napolitano dimostra, essere sottratti al sud e regalati al nord. Io sono più drastico e dico “scippati” dal nord al sud, in cui lo strumento per la rideterminazione dei fabbisogni minimi è stato segretato dal tandem Berlusconi-Calderoni, il primo come Presidente del Consiglio ed il secondo come Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, se non erro, all’epoca del misfatto.
E allora di che si meraviglia De Bortoli, che lo scippato, povero in canna per giunta, provi astio verso chi lo ha depredato dall’Unità d’Italia in poi? Lei che ha seguito la produzione legislativa di questi anni assai meglio di me, da osservatorii privilegiati rispetto ai miei, sa bene che quella guerra d’annessione, come tutte le guerre, ha avuto vinti e vincitori. Serve precisare chi siano gli uni e gli altri? E che quando sembra che si faccia qualcosa per il sud, ecco che alla prova dei fatti non è così: i fondi della Cassa del Mezzogiorno chi li incassò?
Ora De Bortoli, a prescindere dai raduni serali in birreria degli adepti -leader compresi- del partito dominante al nord, in cui la costante del divertimento, molto fine, sono i cori osceni “intonati”, si fa per dire, contro i meridionali, che non è che non abbiano un amor proprio. esattamente come Lei ed i suoi concittadini e corregionali, il sentirsi condannati ad una sostanziale schiavitù economica operata dal vincitore, non è che poi faccia crescere l’amore nei confronti dello stesso.
Le do atto De Bortoli di alcuni limiti di cui non riusciamo a liberarci e che pure incidono sulla nostra mancata crescita: individualismo sfrenato e conseguente incapacità di unire le risorse per raggiungere obiettivi ambiziosi. Non ci aiuta certo il retaggio borbonico che ci fa essere, ancor oggi, più sudditi che cittadini, Ci porgiamo nei confronti del potere col cappello in mano: mai reclamare i propri diritti e votare gli uomini capaci di tutelarli, normale ritenere che anche un certificato anagrafico sia un dono del burocrate o dell’intermediario politico, da ripagare ovviamente, e non un sacrosanto diritto. E sono questi limiti pesanti, che aggiunto a tutto ciò che non abbiamo in termini di infrastrutture aumenta il divario, non lo diminuisce di certo. Non solo non abbiamo l’alta velocità, o la fibra diffusa, ma ad esempio a Taranto, dove non arriva l’autostrada, l’arsenale militare è stato praticamente dismesso, per non far concorrenza ai cantieri di Genova. E geograficamente è collocato nel punto ideale per assistere le navi in Mediterraneo. E si meraviglia che un tantinello di stizza alligni in qualche incivile, che pure noi, ospitali per natura e tradizione, non ci facciamo mancare?
Potremmo continuare all’infinito direttore De Bortoli, e scrivere anche di un nord ottuso che la domanda del perché i morti si son contati a mazzi in certi suoi territori non se la pone. E non se la pone, perché la soluzione è forse troppo costosa. Sempre gli sghei, prima delle vite umane: non mi sembra ci sia da vantarsene. Nessuno si chiede come mai il solo Canton Ticino, limitrofo alla Lombardia e con migliaia di lavoratori pendolari lombardi si sia ritrovato infettato da Covid a livelli stratosferici, ed è stato il solo cantone in tutta la Svizzera? Mi scusi, Direttore, perché i suoi articoli sono stati sempre musica per le mie orecchie, ma non è che ci sia stato razzismo diffuso. E’ che la consapevolezza dei soprusi subiti al sud comincia a diffondersi a dispetto del silenzio totale in materia dei potentissimi media.
In Usa ancor oggi i neri, in particolare nel sud, non hanno gli stessi diritti dei bianchi, Che barbarie, siamo pronti ad urlare. E la barbarie da noi col meridionale alla fame, principalmente per latrocini commessi a suo danno, è bene che rimanga? Non si cancellerà certo in un giorno, ma che poi debba trovare difesa in una penna come la sua, non è ammissibile, se non concludendo che qualche presupposto della Sua intervista andrebbe totalmente ripensato. Grazie.
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