Caso Regeni: i Pm chiedono alla Cartabia strumenti idonei

Il Governo egiziano impedisce le notifiche ai suoi 007, imputati per l’assassinio di Giulio Regeni, ed il processo non può iniziare,

Gianvito Pugliese

Difficile, ma non impossibile, far comprendere ai non addetti ai lavori perché non decolla il processo in Italia nei confronti dei quattro 007 del servizio segreto egiziano, imputati dell’efferata uccisione di Giulio Regeni, ( il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif) rinviati a giudizio il 25 maggio 2021, con i seguenti capi d’accusa: sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali gravissime e omicidio. Regeni, rapito il 25 gennaio 2016 fu trovato morto il 3 febbraio nei pressi di una prigione gestita dai servizi segreti egiziani. Il corpo presentava prove evidenti di tortura. Regeni era irriconoscibile. Nonostante la prova schiacciante, non è stato possibile contestare agli imputati anche il reato di torture perchè è stato introdotto nell’ordinamento penale italiano solo nel 2017.

L’Egitto ha sempre fatto quadrato intorno ai suoi quattro cavalieri dell’Apocalisse, tanto da inventarsi prove del sequestro di Regeni per mano di una banda, pure di quattro individui, tutti uccisi -guarda caso- in un conflitto a fuco con la polizia. Indagini sui tabulati telefonici, avviate dopo che il Procuratore del Nuovo Cairo aveva escluso che la banda fosse responsabile del rapimento di Regeni, appurarono che il capo e i suoi tre compagni, da cui non si separava mai. erano al momento del sequestro ad oltre 100 km di distanza dal Cairo.

Torno al processo. Alla prima udienza è emerso che gli imputati sono ufficialmente all’oscuro del giudizio nei loro confronti, perché non gli si è potuto notificare alcun atto. Tanto perché il Governo egiziano, espressamente richiesto e sollecitato, non ha fornito gli indirizzi dei quattro alti funzionari dei suoi servizi segreti, con l’evidente scopo di difenderli dal processo e non correttamente nel processo.

I Pm hanno chiesto al Ministero della Giustizia di mettere mano a qualcosa, una leggina che permetta di superare l’impasse. Sembra che la Cartabia stia valutando di prevedere in considerazione che la notifica potrà essere effettuata, regolarmente, presso lo stato estero interessato al caso. Il soggetto preciso sarà individuato.

Sgombriamo il campo da facili quanto erronee accuse. I magistrati fanno ciò che possono e devono fare. Le leggi, al massimo le interpretano, non le creano (farebbe eccezione l’interpretazione creativa o costitutiva, ma è un discorso complesso che richiederebbe troppo tempo e qui non c’entra). In linea di massima non c’è errore neanche nella normativa. Se al diritto alla difesa un Paese civile riserva opportuni spazi e garanzie è evidente che un processo non è legittimo se l’imputato non ne è a conoscenza. Il caso Egitto è eccezionale e va legiferato ad hoc.

I governi italiani, ministero degli esteri in primis, qualche colpa ce l’hanno. Non hanno esercitato pressioni davvero serie sull’Egitto, le malelingue dicono. “Anche perchè tra navi da guerra, elicotteri e caccia, nove miliardi di forniture,,,, hanno ammorbidito parecchio i nostri eroi”.

C’è l’incognita mandanti, Solo se messi alle strette, dinanzi all’ergastolo da scontare i quattro 007 potrebbero fare il nome di qualche papavero del governo che li autorizzò a massacrare quel povero ragazzo. Siano stramaledetti loro e tutta la loro generazione. Scusate, ma anche chi scrive ha anima e sentimenti. Potrebbe essere questo il salvagente degli 007 ed in questo caso non ci sarebbe stata nessuna pressione capace di far cadere il muro di difesa alzato dall’Egitto a difesa delle quattro spie. E se ci penso mi affeziono sempre più all’idea. Non credo che quel muro sia solo per quei quattro. Sarà da complottista, ma dietro c’è sicuramente altro.

Ora la prossima udienza del Gup (Giudice dell’Udienza preliminare) è fissata per l’11 aprile. Vediamo che carta giocherà Marta Cartabia utile a dare il risultato voluto entro quella data.

Io, al posto del Procuratore della Repubblica, atteso che ha le prove dell’ostruzionismo egiziano, avrei aperto un fascicolo sul premier e sui ministri, che hanno opposto un silenzio complice a protezione degli assassini. Li avrei indagati per omissione di atti d’ufficio con l’intenio di frapporre un impedimento al corso della giustizia italiana, ma anche per presunta correità con i carnefici, se non pure per essere i presunti mandanti occulti della morte di Regeni. Poi avrei voluto vedere se l’Egitto non si calava le brache e nomi ed indirizzi, compreso certificato di nascita arrivavano, non arrivava col Pony express, salvo che i papaveri governativi non fossero veramente i mandanti ed allora ………

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