Chernobyl urla vendetta
Accadde un genocidio, almeno moralmente, ma le poche condanne puntarono al danno alla centrale più che alle vittime.
Gianvito Pugliese
Ieri, in questo nostro strano mondo, i riflettori dei media si sono accesi sulla dichiarazione di Joe Biden: “In Ucraina è genocidio“. Scontata la reazione russa, meno scontata quella della Cina: “Genocidio? Evitare nuove tensioni“. La serata è stata costellata in tv da dotte disquisizioni, tra il giuridico ed il sociologico, per definire se ci siano oggi in Ucraina, solo crimini di guerra o anche genocidio.
E mentre emergeva che, forse, tutte le condizioni per definire gli eventi abbattutisi sul popolo ucraino genocidio non si erano ancora verificate, mi è esploso il ricordo di un evento avvenuto la notte del 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 allorché si verificò un incidente nucleare nel reattore nº 4 della centrale nucleare di Černobyl’, nell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Wikipedia.
Fu fatalità, fu incuria, furono errori di progettazione a provocare il disastro, non lo sappiamo. L’ipotesi più probabile e che, per effettuare un test, siano stati spenti i sistemi di emergenza e ci si accorse del pericolo solo quando era troppo dardi, ma non è quella la recriminazione e l’obiettivo del ragionamento che vorrei fare con Voi, gentili lettrici e lettori.
La gestione era russa, che aveva affidato controllo e manutenzione al suo personale. Quando accadde l’incidente nucleare si negò, anzitutto da parte delle autorità comuniste russe, poi anche di quelle ucraine, che fosse avvenuto un incidente grave e che parte della popolazione ucraina e bielorussa fosse esposta al pericolo di radiazioni nucleari d’intensità mortale.
Si continuò a negare per i successivi tre anni, durante i quali i morti, a causa di quelle radiazioni non si contarono. Poi, tra morti, neonati deformi, nati solo dopo l’incidente, e malattie gravi varie, connesse alle radiazioni, si dovè ammettere la gravità dell’evento accaduto. Ammissione tardiva. Sta di fatto che una popolazione numerosissima, anzitutto di ucraini, ma anche di bielorussi, che se sottoposta a cure adeguate avrebbe potuto essere in qualche percentuale salvata, non ebbe scampo, senza né le cure del caso ma neanche la minima informazione corretta per provare a farsi curare.
Cominciò a dilagare la protesta, che sfociò in manifestazioni di piazza e, poco dopo, forse anche a causa del disastro di Chernobyl ed al comportamento omertoso dell’Autorità comunista sia russa, che ucraina, si verificò il crollo dell’Unione sovietica (26 dicembre 1991), preceduto dalla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) che ne segna l’inizio del disfacimento.
Le menzogne continuarono. I morti ufficiali risultano 65, quando l’Onu, notoriamente prudente ed avara nelle stime, ne conta non meno di 4.000. I maggiori morti di tumore (escluso quello alla tiroide) -presumibilmente da radiazioni- a livello mondiale sono da 905.016 a 1.809.768. Gli sfollati furono 116.000. Questo in numeri il risultato di quel disastro e delle menzogne per coprirlo.
L’inquinamento è tale che un recente incendio boschivo (foto sotto) è stato di una pericolosità unica per il rischio di una nuova nube radioattiva sollevata dal fuoco. Ed è bastato manovrare imprudentemente con mezzi pesanti come i carriarmati su quell’aria per provocare la contaminazione di circa 500militari russi.
Devo riconoscerlo da giurista: finanche io sono costretto a concludere che quei numeri tragicamente drammatici non bastano a configurare la fattispecie del genocidio.
Si definisce genocidio: grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, la distruzione di monumenti storici e di documenti d’archivio, ecc. (dal Vocabolario della Treccani).
Se non l’esplosione nucleare, quanto piuttosto, il negare la pericolosità delle radiazione commesse integra un grave crimine, manca il requisito della distruzione mirata ad un gruppo “etnico, razziale o religioso”. Per cui tecnicamente non fu genocidio, ma moralmente quella strage, frutto principalmente del silenzio omertoso delle Autorità comuniste dell’epoca, è forse peggio dello stesso genocidio. Una strage di dimensioni epiche provocata con fredda determinazione da chi non mise in guardia le povere vittime dal pericolo che su di loro incombeva.
Diversamente, per quanto attiene l’invasione dell’Ucraina ed i gesti da criminali di guerra, la dichiarazione di Putin che: “una popolazione ucraina non esiste”, ergo un falso che va cancellato, integra a mio modesto avviso, con buona pace di Xi Jinping e la sua cricca, la fattispecie del genocidio, essendo quei gesti criminali, inutile elencarli -ne ho scritto più volte-, finalizzati a sterminare la popolazione ucraina, assecondando la predetta incitazione al massacro del leader russo.
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