Christophe Clavé ed il QI

Un messaggio prezioso su facebook condiviso da una vera mente è occasione per riflettere su dove stiamo andando.

GP

Stamane gli argomenti da trattare non mancano. Ma desidero aprire la giornata de lavocenews.it, care lettrici e lettori, con un post condiviso da una mente brillante, italianissima naturalizzata svizzera.

Lasciatemelo passare: facebook ed i social in generale, assai spesso sono una fogna a cielo aperto, le ragioni fondamentalmente due. Non solo i coatti -maleducati, ignoranti e presuntuosi- abbondano, ma prevalgono, anche perchè il “saggio” sa bene il valore del silenzio, “il nulla” scrive solo per il piacere di leggersi e cumulare like di simili. Poi c’è la moderazione: praticamente assente, automatizzata e che quando interviene, attesa la qualità, proporzionale ai compensi, fa più danni che altro. Un mix che non fa ben sperare.

Ma ci sono le eccezioni, quei post che ti dicono che valeva la pena starci. Pubblico, quindi, quello scritto di Christophe Clavè, al quale accennavo in apertura.

Il Quoziente d’Intelligenza (QI) medio della popolazione mondiale è in continuo aumento (effetto Flynn). Questo almeno dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’90. Da allora il QI è invece in diminuzione…È l’inversione dell’Effetto Flynn. La tesi è ancora discussa e molti studi sono in corso da anni senza riuscire a placare il dibattito. Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei Paesi più sviluppati. Molte possono essere le cause di questo fenomeno. Una di queste potrebbe essere l’impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l’impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell’espressione. Solo un esempio: eliminare la parola “signorina” (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all’estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l’idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie. Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell – 1984; Ray Bradbury – Fahrenheit 451) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c’è pensiero senza parole. Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto? Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata. Perché in questo sforzo c’è la libertà. Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana. Non c’è libertà senza necessità. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.(Christophe Clavé).

Poche parole di commento, per chi sa leggere ed ama leggere, sicuramente superflue. La tecnologia, sempre più padrona del mondo e non asservita ai bisogni dell’umanità, ci sta involvendo. Quanto leggevamo, un tempo. Dai classici al contemporaneo, al giornale. E di quanto leggiamo molto rimane in quel magazzino immenso che è la nostra memoria nel nostro cervello. Poi è arrivata la televisione: una benedizione per chi viveva quasi isolato ed ha potuto, finalmente, avere cognizione del mondo. I programmi di acculturamento abbondavano. Il Maestro Manzi in “Non è mai troppo tardi” che ha trasformato tanti analfabeti in persone “più libere”, perchè capaci di leggere, scrivere e far di conto. Ma i servizi in tutta l’Italia di Mario Soldati, rimarranno una perla culturale, come le commedie dei De Filippo e del genovese Govi. Per non parlare dei classici del teatro con il Mattatore, Vittorio Gasman, Giorgio Albertazzi, Renzo Ricci, o i film di De Sica o di Sordi. No! Non è essere nostalgici, non apprezzare l’evoluzione e le scoperte. La maggior parte dell’attività degli scienziati e degli inventori è stata orientata a migliorare le nostre condizioni di vita. Le scoperte in medicina si susseguono, come in mille altri campi progrediamo.

Non tutto però è “progresso”. Leggere meno, vedere solo tg (che seguo per primo, precipuamente per capire quale notizia del giorno ho trascurato colpevolmente e rimediare) significa non esercitare la propria mente e riempirla di immagini che scompariranno alla prima immagine successiva che ne prenderà il posto.

Michele Campione, il giornalista al quale l’Ordine professionale ha dedicato il premio che conta, definendolo “il giornalista di Puglia“, e che ho avuto la sfacciata fortuna di avere per maestro di giornalismo (quante volte l’ho ripetuto) era uomo di giornali, ma da direttore della sede Rai di Bari, era anche uomo di televisione. Più d’una volta mi ha ripetuto: “Gianvito, fortunatamente non vedrò i miei pronipoti, non siamo eterni grazie al Cielo (da autentico credente usava assai di rado il termine Dio), ho paura che un giorno nasceranno esseri umani con la testa a cubo, come un televisore. Sta prendendo il posto del nostro cervello. Allora non lo capivo, capita con i profeti.

Poi son venuti quelli che ci hanno voluti meno intelligenti e riflessivi, non solo i dittatori dichiarati, ma anche quelli subliminali. Eliminiamo latino e greco, corsi di computer e di lingue, magari cinese. Non una scuola per forgiar menti pensanti, futuri ricercatori, veri manager. Una scuoletta di serie C, quella pubblica, per far macchinette utili alla produzione ed all’esportazione del prodotto. Tanto poi la scuola privata, quella dei ricchi, continuerà a funzionare a dovere. Il Cielo. per dirla con Michele, benedica i docenti, che hanno resistito eroicamente alle riforme a raffica, da quella dei dirigenti, che devono procurarsi la materia prima, a costo chiusura della scuola, a quella del tecnicismo al posto della cultura.

Certo vedere il nipotino che non ha due anni accendere il portatile materno, incantarsi con Bing, passare dalla mini Ferrari elettrica al vespino ed al quad è fantastico. Ma spero che presto legga e legga tanto. Che passi notti sveglio, affascinato da un libro, da un romanzo, rendendosi conto che Verne era un profeta, non un visionario pazzo, che i Malavoglia e Mastro don Gesualdo di Verga, sono tutt’ora fotografie di certe società siciliane. Che il mondo e la nostra sopravvivenza vanno difese ogni giorno.

Chi ha inventato il bulldozer l’ha fatto per alleviarci la fatica e farci fare ciò che col mulo era impossibile solo concepire. Se poi l’abbiamo usato per spazzar via foreste, polmoni d’ossigeno, per desertificare, aumentare il buco dell’ozono, il riscaldamento del pianeta ed il suicidio dell’umanità la colpa non è sua, ma di quanti mandiamo al potere ed al governo “che non sanno cosa sia un libro”. Incolti per i quali economia e soldi sono l’unica cosa che conta. In realtà solo assassini dell’umanità.

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