Cina si e Cina no.
Nel 2028 sarà ila maggior potenza economica mondiale, ma vacilla la crescita sociale.
GP
La Cina è un Paese immenso quanto difficilmente comprensibile per chi non è nato e cresciuto in quella cultura.
Mi è capitato più volte di difendere i commercianti cinesi che operano nel nostro Paese. Sono attaccati da più parti. Dai razzisti che non si limitano a discriminare per il colore della pelle, ma anche semplicemente perchè non si fa parte del loro clan, ai nostri commercianti, urtati dalla concorrenza, che ho visto in prima persona approvvigionarsi dai grossisti cinesi e rivendere il prodotto decuplicandone il prezzo. Certo, anche i dettaglianti cinesi ricaricano il prezzo, ma in misura assai più moderata e non paragonabile. Questa presenza sul mercato nazionale di prodotti Made in Cina ha avuto l’effetto di calmiere dei prezzi e per i tanti italiani, il cui stipendio o la cui pensione non consente di sopravvivere, sono stati la manna dal cielo. Poi non sono mancate le accuse di produrre e smerciare solo prodotti di infimo livello e spesso pericolosi e nocivi. Certo ad un euro e pochi centesimi, quanto costa un discreto orologio dal grossista, non puoi certo pensare di comprare un Rolex, ma se in quel Paese si producono manufatti destinati a durare pochissimo, solo spendendo qualche centesimo di più e facendosi consigliare, c’è anche il prodotto di qualità. D’altronde se non fossero capaci di produrre manufatti di alto livello non sarebbe la Cina la maggior fornitrice mondiale di componentistica per prodotti tecnologici di altissima qualità che i più prestigiosi marchi del mondo utilizzano sistematicamente.
Ma non è solo di economia di cui vogliamo ragionare, anche se il fatto che “il sorpasso” da tempo annunciato quest’anno ha subito un’ulteriore accelerazione, per cui nel 2028 la Cina dovrebbe divenire la maggior potenza economica del mondo, non è certo un dettaglio su cui sorvolare.
A fronte di tale crescita mi sembra giusto chiederci a che punto sta la civiltà sociale del Paese, se vi siano stati analoghi progressi in materia di libertà individuale e libertà di stampa, fondamentale per misurare il progredire o il regredire di una civiltà.
Ebbene oggi Zhang Zhan, ex avvocato. diventata giornalista, è stata condannata a 4 anni di carcere per aver reso noto al mondo in diretta da Wuhan la vicenda del Covid-19. Una sentenza “sconcia” pronunciata dopo un dibattimento lampo, che la dichiara colpevole per aver “raccolto litigi e provocato problemi”. Talmente priva della più piccola parvenza di legalità la sentenza del Tribunale popolare di Shanghai Pudong. da far si che il collegio scriva motivazioni assolutamente prive di alcun senso comune. In poche franche e chiare parole: gli è stato ordinato di condannarla e l’hanno fatto, ma senza riuscire a trovare ragioni plausibili.
E’ appena il caso di aggiungere che questa è la prima condanna dei quattro giornalisti processati per aver dato notizie dell’epidemia che avrebbe a breve travolto il mondo.
Mi spiace dover registrare fatti del genere, che purtroppo confermano, senza ombra di dubbio, il tentativo del Governo cinese, che fu messo in atto all’epoca, di occultare e negare al mondo ogni notizia e la stessa esistenza del Coronavirus.
Qui non è solo in ballo la libertà di stampa e le libertà in genere del Paese. Che la Cina sia una dittatura non è che sia per qualcuno una novità. Comportamenti del genere però, stupidamente aggravati da condanne squallide per coprire l’inconfessabile, danno prova dell’inaffidabilità nel mondo globale di un Paese che nasconde una pandemia, problemi e cure ed ha in realtà, se le cose stanno così una bella responsabilità per i tanti morti che ha “regalato” all’occidente.
Se non bastasse Pechino detiene 12 cittadini di Hong Kong, arrestati nei mesi scorsi nelle acque cinesi mentre tentavano di fuggire a Taiwan, che stanno per essere processati nel pomeriggio presso il Tribunale del popolo del distretto di Yantian, a Shenzhen. La loro colpa “fuggire da un sopruso”. Piaccia o no la legge sulla sicurezza è una prevaricazione dei diritti acquisiti dei cittadini della ex colonia britannica.
Tornando al discorso della civiltà non so come sia possibile far capire ai dirigenti politici cinesi che alla crescita economica segue sempre una crescita sociale e, conseguenti, istanze di libertà e che se non sapranno guidare e cavalcare il progresso si candidano ad essere spazzati dalla storia.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.