Come i soldati russi condussero l’operazione di “pulizia” a Bucha
Da un pezzo dell’AP su Bucha alle cose di casa nostra
Gianvito Pugliese
Questo editoriale consta di due parti: la prima tratta da un pezzo delle 16,30 di oggi 3 novembre 2022 di AP (The Associated Press, la maggiore agenzia di stampa Usa, con sede centrale a New York). Una prima parte davvero unica e non posso, per rispetto delle notizie vere e di qualità, che riprodurla qui di seguito tal quale è, ed una seconda di ragionamenti e conclusioni conseguenti.
“BUCHA, Ucraina (AP) – Il primo uomo è arrivato alle 7:27. I soldati russi gli hanno coperto la testa e lo hanno condotto lungo il vialetto verso un anonimo edificio per uffici.
Due minuti dopo, una voce implorante e imbavagliata squarciò l’immobilità mattutina. Poi la spietata risposta: “Parla! Parla, fottuta madre-f–er!
Le donne e i bambini arrivarono più tardi, afferrando borse imballate frettolosamente, i loro cani da compagnia al seguito.
Era una mattina fredda e grigia, il 4 marzo a Bucha, in Ucraina . I corvi gracchiarono. Al calar della notte, almeno nove uomini sarebbero andati incontro alla morte in via Yablunska 144, un complesso edilizio che i russi hanno trasformato in un quartier generale e nel centro nevralgico della violenza che avrebbe sconvolto il mondo.
Più tardi, quando tutti i corpi furono trovati sparsi per le strade e stipati in frettolose tombe, sarebbe (ndr. stato) facile pensare che la carneficina fosse casuale. Ai residenti che chiedevano come fosse successo sarebbe stato detto di fare pace (ndr. di mettersi l’animo in pace), perché alcune domande semplicemente non hanno risposte.
Eppure c’era un metodo per la violenza.
Quello che accadde quel giorno a Bucha fu ciò che i soldati russi nelle conversazioni telefoniche (ndr. intercettate) chiamarono “zachistka” – pulizia. I russi hanno dato la caccia alle persone su elenchi preparati dai loro servizi di intelligence e sono andati di porta in porta per identificare potenziali minacce. Coloro che non hanno superato questo filtraggio, inclusi combattenti volontari e civili sospettati di assistere le truppe ucraine, sono stati torturati e giustiziati, come mostrano video di sorveglianza, intercettazioni audio e interviste”.
Segue la precisazione che “ L’Associated Press e la serie PBS “Frontline” hanno ottenuto filmati di telecamere di sorveglianza da Bucha che mostrano, per la prima volta, che aspetto ha un’operazione di pulizia. Si trattava di una brutalità organizzata che si sarebbe ripetuta su larga scala nei territori occupati dalla Russia in tutta l’Ucraina , una strategia per neutralizzare la resistenza e terrorizzare la popolazione locale fino alla sottomissione che le truppe russe hanno utilizzato nei conflitti passati, in particolare in Cecenia.
I pubblici ministeri ucraini ora affermano che i responsabili delle violenze al 144 di Yablunska erano soldati della 76a divisione d’assalto aviotrasportato delle guardie. Stanno perseguendo il comandante, il generale Sergei Chubarykin, e il suo capo, il colonnello generale Alexander Chaiko – un uomo noto per la sua brutalità come leader delle truppe russe in Siria – per il crimine di aggressione per aver condotto una guerra illegale.
La polizia ha finito per recuperare quasi 40 corpi solo lungo la via Yablunska. I pubblici ministeri hanno identificato 12 (ndr. corpi) circa (al) 144 Yablunska; i giornalisti di AP hanno documentato un tredicesimo corpo nella tromba delle scale di uno degli edifici del complesso, in foto e video realizzati il 3 aprile.
Taras Semkiv, il procuratore capo dell’Ucraina per il caso di strada 144 Yablunska, ha detto ad AP e “Frontline” che è insolito vedere crimini di guerra in video e che i filmati delle telecamere a circuito chiuso e le testimonianze oculari del 4 marzo sono elementi chiave per l’accusa.
“I risultati delle prove penali che abbiamo raccolto finora rivelano che non si trattava solo di incidenti isolati di personale militare che commetteva un errore, ma di una politica sistematica che prendeva di mira il popolo ucraino”, ha affermato Semkiv.
Come da copione: “Il Cremlino non ha risposto alle domande dettagliate inviate dall’AP.” conclude l’articolo. E la cosa non desta alcuna meraviglia a quanti hanno seguito l’invasione dell’Ucraina dal primo giorno e cioè dal 24 febbraio del corrente anno.
In Italia ci sono diversi pseudo pacifisti o pacifisti d’antan, comunque li vogliamo chiamare, nella stragrande maggioranza filo-russi o meglio Putin-dipendenti o minions. Alcuni sono stati reclutati dai 102/3 militari russi che vennero a Bergamo al seguito di due epidemiologi (il contributo “generoso” di Putin al contrasto alla diffusione pandemica in Italia). L’intelligence militare italiana non li perse di vista e sa bene dell’attività di contatti frenetici svolti da quei militari in quel marzo 2020, in realtà spie russe con funzioni di reclutatori. Ne abbiamo scritto diverse volte, da ultimo il 12 giugno scorso. Alcuni “dormienti”, già reclutati, furono ridestati in quell’occasione. Poi ci sono alcuni meschini (“vigliacchi” li ha giustamente definiti il nostro esperto militare, col. Orio Giorgio Stirpe, i cui articoli sulla guerra v’invito a seguire, vi assicuro che non ve ne pentirete) ai quali della libertà del popolo ucraino non interessa un fico secco. Forse neanche alla loro anelano veramente. Il loro ragionamento: “Basta con aiuti all’Ucraina, si arrendesse! Se poi molti saranno giustiziati, ok “danno collaterale”, spiace… ma pazienza, basta che abbiamo uno o due gradi in più del termosifone e riprendiamo quei commerci che ci arricchivano”. Complimenti, chissà dove sono finiti gli italiani “brava gente”. Infine, si unisce al gruppo, qualche mosca bianca di pacifista, convinto che la legittima difesa sia un atto turpe e da condannare, perché non realizza senza se e senza ma l’adorata Pace. Poco importa se comporta resa, cancellazione o schiavitù di un popolo: un piccolo prezzo da pagare come sacrificio offerto al loro totem personale.
Poi c’è una rete ineguagliabile di bot (robot informatici) della propaganda russa, che h24 avvelenano il Paese con la più bieca delle propagande possibili, quella del dittatore russo (lo zar, l’Orso Vladimiro, chiamatelo come volete) distribuita dal Cremlino, anzi più esattamente dalla succursale di San Pietroburgo. Quei bot fanno apparire i filo putiniani -in realtà una sparuta minoranza, sostenuta da alcuni opinion leader (colleghi giornalisti compresi) onnipresenti in tv- un numero consistente e sostengono il morale dei politici al soldo di Putin che s’illudono di ricavare un consenso in realtà farlocco. Questi personaggi spudorati e di infimo livello, recentemente autori di veri e propri crimini verso il Paese, sono sotto gli occhi di tutti ed è innegabile. Ma se uno non vuol vedere non vede, non vuol essere informato si ciba alle fabbriche di fake news
Giorgia Meloni afferma che manterrà dritto il timone di filo atlantista e di recente conquistata (con parecchi se e ma) all’europeismo. Spero proprio che sia vero, ma non mi nascondo e non le nascondo che i suoi soci al governo sono tutt’altra cosa e il loro legame stretto con Putin è sbandierato un giorno si e l’altro pure, con nelle more una negazione, per poi è nuovamente rinnegata urbi et orbi. Una negazione urlata perchè raggiunga le orecchie dello zar.
Qualche saggio Maestro, sono un uomo fortunato, nelle mie diverse ed etrogenee attività ho auto sempre Maestri più unici che rari, mi ha fatto capire che più la realtà è difficile, più ci occorrono ottime e veritiere informazioni per destreggiarci e ridurre i danni. Nascondere la testa sotto la sabbia, come fa lo struzzo quando viene attaccato, non serve a nulla, salvi la testa, ma non il resto.
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