Continua la resa ad Azovstal

Putin, tronfio come un pavone, per la prima vittoria russa in Ucraina, che un vittoria, in realtà, non è

Gianvito Pugliese

Mosca ha comunicato che quasi altri 700 combattenti ucraini si sono arresi a Mariupol in mano russa, mentre gli Stati Uniti hanno riaperto l’ ambasciata a Kiev.

L’Ucraina ha dato ordine alla sua guarnigione a Mariupol asserragliata nei cunicoli dell’acciaieria di Azovstal di arrendersi. Rimane irrisolto, tuttavia, l’esito finale della battaglia più sanguinosa degli ultimi decenni in Europa. Putin si pavoneggi quanto vuole, con la resa degli uomini del battaglione Azov ed altri militari ucraini la storia non è affatto conclusa.

Per Denis Pushilin, leader dei separatisti filo-russi, i comandanti dei combattenti ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal nella città portuale di Mariupol sono ancora all’interno dello stabilimento.

Dal governo ucraino nessun commento sul destino dei loro combattenti. Oleksandr Motuzaynik, portavoce militare: “Lo stato sta facendo i massimi sforzi per portare a termine il salvataggio del nostro personale di servizio. Qualsiasi informazione al pubblico potrebbe mettere in pericolo tale processo”.

Martedì l’Ucraina aveva confermato la resa di oltre 250 militari ma non ha precisato quanti ancora fossero all’interno.

La Russia ha sostenuto ieri che altri 694 combattenti si erano arresi e che, pertanto, il numero totale sale a 959. Il ministero della Difesa russo da diffuso un video di combattenti ucraini che ricevevano cure ospedaliere dopo essersi arresi ad Azovstal.

Vadym Boichenko, sindaco di Mariupol, afferma che Volodymyr Zelenskiy, la Croce Rossa e le Nazioni Unite sono coinvolte nei colloqui con il comando russo.

Mariupol è la città più grande che la Russia abbia conquistato dal 24 febbraio e consente a Vladimir Putin di rivendicare una rara vittoria.

Gli americani hanno riaperto l’Ambasciata a Kiev e nell’occasione Antony Blinken, segretario di Stato americano: “Il popolo ucraino ha difeso la propria patria di fronte all’invasione inconcepibile della Russia e, di conseguenza, le stelle e strisce stanno sorvolando l’ambasciata ancora una volta“-

Un piccolo numero di diplomatici sarebbe tornato inizialmente per fornire personale alla missione, ancora non operativa, mentre  il Senato degli Stati Uniti approvava la nomina di ambasciatrice in Ucraina alla veterana diplomatica Bridget Brink.

Anche Canada, Gran Bretagna e altri Paesi hanno recentemente ripreso le operazioni delle loro ambasciate.

La Finlandia e la Svezia hanno fieri formalmente presentato domanda di adesione alla NATO, una decisione presa sull’onda dell’invasione ucraina e delle motivazioni indicate da Putin.

Julianne Smith, ambasciatore degli Stati Uniti alla NATO, ha chiesto un processo di adesione accelerato da ultimare “in un paio di mesi”, ma la Turchia condiziona la sua approvazione alle garanzie dal ritorno dei “terroristi”, cioè militanti curdi e seguaci di Fethullah Gulen.

Sebbene la Russia avesse minacciato ritorsioni contro i piani, Putin ha poi smentito che la loro adesione alla NATO sarebbe stata un problema, salvo più truppe o armi inviate dalla Nato sul territorio dei nuovi Paesi aderenti. Chiacchiere stile Putin: Gasum, fornitore di energia di proprietà dello stato finlandese, sostiene che la Russia è probabile che interrompa le forniture di gas alla Finlandia questa settimana.

La Commissione europea ha annunciato un piano da 210 miliardi di euro (220 miliardi di dollari) per porre fine alla dipendenza ell’Europa da petrolio, gas e carbone russi entro il 2027.

Nel frattempo, Google diventa l’ultima grande azienda occidentale a ritirarsi dalla Russia. La sua unità locale ha dichiarato fallimento ed aveva chiudere le operazioni dopo che i suoi conti bancari erano stati sequestrati. 

Tornando al fronte, le forze russe continuano con la loro offensiva principale, per conquistare più territorio nella regione orientale del Donbas che Mosca rivendica per conto dei separatisti.

Per Oleksiy Arestovych, consigliere presidenziale, sabotatori ucraini hanno fatto saltare in aria i binari davanti a un treno blindato che trasportava truppe russe nella città meridionale occupata di Melitopol: “I partigiani hanno voluto fermarlo, non hanno fatto esplodere il treno blindato”.

La cattura di Mariupol, il porto principale del Donbas, ha dato a Mosca il pieno controllo del Mar d’Azov e di una fascia ininterrotta di territorio attraverso l’est e il sud dell’Ucraina.

Serhity Gaidai, governatore della regione di Luhansk: ” La maggior parte dei bombardamenti di oggi è stata condotta a Severodonetsk e nei villaggi vicini… I russi stanno ancora cercando di tagliare la” strada della vita “attraverso il centro della regione di Luhansk che collega Lysychansk e Bakhmut”.

Il governo ucraino sostiene di star trattando uno scambio di prigionieri per salvare i militari ai quali è stato ordinato di arrendersi e lasciare Azovstal. Mi chiede, alla luce di certi interventi forcaioli di parlamentari della Duna, se non sia il caso di pensare ad un piano B per la liberazione dei prigionieri. Certo, ammesso che esista, il Comando ucraino non lo anticiperà certo alla stampa.

Intanto viene segnalato da fonti che operano nel o col Paese che Amnesty si è già mobilitata attivamente per richiedere il trattamento da prigionieri di guerra.

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