Di Maio inviato speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico? “Scandaloso”!
Provo a raccontarVi questa strana storia di un’Italietta di difficile comprensione
Gianvito Pugliese
Provo a mettere ordine in questo puzzle complicatissimo che è l’affaire Luigi di Maio, ex vice presidente del consiglio (collega di Salvini) nel governo giallo verde, nonché Ministro degli Esteri e sempre alla guida del medesimo dicastero, sia col Conte II (detto anche governo giallo rosso), che nel governo Draghi (che ho sempre definito “arcobaleno” per l’assenza di un ben definito indirizzo politico).
Contro Di Maio in campagna elettorale si sono scatenati un po’ tutti, alcuni con una ferocia inedita. Ed il ministro napoletano, che aveva lasciato il duo Conte-Grillo o Grillo-Conte, come preferire, dopo l’aut-aut posto da Conte a Draghi sui famosi e fumosi 10 punti, che Draghi respinse ritenendoli, a torto o ragione, “ricattatori” rinnegando il partito di Conte, si portò con se più di sessanta parlamentari e confluì con Tabacci in una nuova formazione politica, rinunciando al paracadute che Letta gli offriva nel Pd. All’interno dei gruppi pentastellati non era, dunque l’ultimo arrivato. I primi sondaggi lo davano da solo ad oltre il 6%, con Tabacci sarebbe dovuto crescere.
Ricordo pochi attacchi all’ex capo della Farnesina da parte del Centro-destra o destra-centro (com’è in effetti l’attuale governo), forse sono stato distratto. Ricordo invece il fuoco “amico”, si fa per dire, incrociato del duo Calenda-Renzi e di Conte, che si era costruito, nel frattempo, un direttivo ed un nuovo partito “pentastellato” (?) a sua immagine e somiglianza. Di Maio, divenuto nelle more un fedelissimo di Draghi, viene punito e cade malamente sotto i colpi di Conte e di Calenda. Magari gli attacchi di quest’ultimo sono suggeriti e confezionati dal machiavellico Matteo Renzi, che in quella fase resta prudentemente defilato. Era divertente nel Terzo Polo, assistere al famosissimo “vai avanti tu, che a me viene da ridere”. Scusate se non ho scritto “a me mi viene” com’è l’esatta citazione. E’ più forte di me. Non appartengo alla nutrita schiera di politici e giornalisti, purtroppo, che hanno fatto lite con la lingua italiana e spesso sono costretto ad “inorridire” per lo scempio reiterato che se ne fa.
Ora viene scoperto dal Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, diretto da Augusto Minzolini -che ha defenestrato Sallusti, paracadutato alla direzione del meno titolato Libero, sempre del medesimo editore- che Di Maio è stato designato dal governo italiano a guida Mario Draghi per una carica targata Ue. E nell’articolo: “Dalla Farnesina alla Lega: no all’incarico Ue a Di Maio” il Collega Domenico Di Sanzo, ripercorre, prima, tutte le ingiurie e gli insulti della rete a “Gigino Di Maio” e poi fa una carrellata delle interpellanze parlamentari ed altre iniziative atte a fermare la nomina del napoletano Luigi di Maio a rappresentante Ue come inviato speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico.
Tajani tiene a precisare che la designazione a Borrell la deve aver fatta Draghi, lui no di certo. Poi una sfilza numerosa di leghisti, e non solo, che sparano sulla Croce Rossa.
Mi ha fatto sorridere Giulio Gaia, che afferma l’articolo citato “su Twitter, parla di «sputo in faccia agli elettori italiani»”. Non so chi sia questo signore, ma è certamente più distratto di me se non si è accorto che lo sputo in faccia agli italiani, che contro tutti i partiti, nessun escluso, avevano vinto quel referendum propositivo che voleva il sistema elettorale esclusivamente proporzionale, la reintroduzione del voto di preferenza e la cancellazione delle liste bloccate, comunque denominate. Un piccolo squallido escamotage ed i partiti, tutti insieme appassionatamente, in un paio di giorni approvarono piccole modifiche alla legge elettorale che vanificarono la volontà del popolo sovrano, sovrano di farsi beffare da mascalzoni matricolati. Come definire diversamente rappresentanti del popolo che se ne infischiano altamente della volontà del popolo stesso e agiscono solo in difesa dei partitini e della casta? Ed il Gaia non si è accorto neanche che quando Conte gambizzò Draghi e poco dopo il killeraggio fu portato a termine dal duo Berlusconi-Salvini, godeva di un consenso da parte degli italiani senza precedenti, forse troppo per poter restare a Palazzo Chigi.
In altri Paesi sarebbe accaduto il putiferio, da noi le pecorelle sono andate dritte dritte al macello. E voglio essere sincero fino al midollo. Ma da quando un politico che ha avuto incarichi di prestigio, allorché viene trombato nelle elezioni, non riceve al posto della poltrona uno sgabello di consolazione ed un bel salvagente? Ma questa regola, applicata da sempre a tutti fa scandalo solo per Di Maio. Non l’ho mai difeso primo, spesso criticato, ma amo ancor meno la vocazione dei mille Maramaldi italici.
Scherzo, ma non troppo: vedo i leghisti particolarmente accaniti. Non sarà mica che un rappresentante napoletano non è ritenuto un italiano doc. Mi fa tornare alla mente le canzoncine “goliardiche” intonate dal Salvini ai raduni leghisti in birreria.
Fuori dallo scherzo temo che la verità sia che si voglia par pagare a tutti i costi a Luigi Di Maio la legge sulla riduzione di un terzo dei parlamentari.
E. per la prima volta. spero che Borrell tenga dritta la barra del timone e anziché sostituire il nostro Di Maio, con un francese, un ungherese, un olandese… lo confermi nell’incarico.
Confesso che mi pacerebbe conoscere l’opinione della Meloni a proposito di patriottismo, su iniziative che possono farci perdere un nostro rappresentante in Ue a beneficio degli altri Paesi europei. Ed aggiungo che prima di sentirmi orgogliosamente cittadino italiano, mi sento altrettanto orgogliosamente cittadino europeo.
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