Disciplina 7-15 gennaio, prove generali di crisi.
Ore di discussione in Cdm. Terreno di scontro la Scuola.
GP
Il Consiglio dei Ministri, convocato per varare le linee da adottare nella prima settimana post periodo natalizio, ha offerto a chi segue le vicende del governo e della maggioranza, ove pure ce ne fosse stato bisogno, la prova ennesima di un clima di crisi solo formalmente non esploso, ma che di fatto la fa da padrone.
Dei provvedimenti forti annunciati, sarò io troppo critico, non s’intravede neanche l’ombra: così il prossimo fine settimana 9-10 l’Italia va in zona arancione, mentre per tutta la settimana lavorativa sarà in “giallo rafforzato”. Alle volte mi sembra che più che un Consiglio dei ministri o un Comitato tecnico scientifico si sia ad una dotta lezione di pittura nell’Accademia di Belle Arti, con un’inventiva degna dei migliori Maestri nel definire inconsuete sfumature di colori.
Ma se sulle misure di contenimento nella vita comune dei cittadini si è deciso poco o nulla, così da non provocare alcuna tensione, non così per la Scuola. Con tutto il rispetto per una materia non certo marginale a mio avviso, anzi da sempre troppo trascurata dalla politica, superfluo ricordare il progressivo taglio nel bilancio dello Stato sul capitolo Pubblica Istruzione, la discussione in Consiglio dei Ministri più che sui contenuti e con proposte emendative concrete, si è trasformata in guerra di posizione.
Si è partiti dalla proposta di Dario Franceschini, capo delegazione Pd, a nome del suo partito di rinviare almeno al 15 gennaio la riapertura. Non ci sta la Ministra Lucia Azzolina, che inaspettatamente riceve l’appoggio delle due ministre di Italia Viva. Lo scontro si inasprisce subito, segno della tensione di fondo, e nel tritacarne finisce la Ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, rea di non aver fatto nulla per migliorare i trasporti pubblici in vista della riapertura scolastica. La riunione e la discussione sulla scuola si protrae per oltre tre ore: cominciata intorno alle 22 si è trascinata oltre l’una di notte.
Franceschini è solo portavoce di una proposta emersa nel Pd e resa pubblica dallo stesso segretario Nicola Zingaretti: “sulla scuola è necessario un rinvio”. Franceschini sottolineerà che si tratta di “questione politica”. Che significato abbia tale dichiarazione, mi sfugge, ma è poco importante. Per i Dem il 18 potrebbe essere la prima data utile dati Rt permettendo.
“Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio” è la risposta aggressiva delle ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti. In contemporanea in tv Matteo Renzi lancia un nuovo attacco frontale al premier Giuseppe Conte. E’ clima da crisi aperta e la tensione in Cdm si taglia col coltello.
Cade nella trappola renziana il M5S che, sentendosi ostalolato e tradito dai Pd si scaglia, come abbiamo riferito dianzi, contro la De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente” dichiarano in coro ministri pentastellati.
Alla fine prevale la stanchezza da ora tarda e si arriva alla mediazione sull’11 gennaio per la riapertura scolastica.
Quanto ai provvedimenti generali già descritti e commentati una novità;: un qualche irrigidimento dell’Rt per la classificazione di rischi regionali.
Mi sembra di concludere citando il noto “e la montagna ha partorito un topolino”.
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