Eitan in Italia: “Sono contento di essere tornato a casa”

Lo ha detto entrando nella villetta di Travacò Siccomario

GP

Ieri sera alle 22, in perfetto orario è atterrato il volo Tel Aviv – Bergamo con a bordo Eitan Biran, Lo accompagnavano sua zia Aya Biran (in foto di copertina), nominata tutrice del bimbo subito dopo la tragedia del Mottarone, il marito Or Nirko e le due cuginette con cui è cresciuto e che, alla notizia del suo sequestro, lo hanno raggiunto, con i loro genitori in Israele. 

La frase pronunciata da Eitan e raccolta dall’agente che dall’aeroporto ha scortato il bambino fino al suo domicilio, la villetta di Travacò Siccomario, racconta tanto del suo stato d’animo e di come abbia vissuto questo periodo. Ad attenderlo nella villetta di fianco a quella dove viveva con mamma e papà, c’erano i nonni paterni visibilmente commossi nel riabbracciare lo sfortunato nipotino.

Il portavoce della famiglia Biran ha dichiarato: “Dopo 84 giorni da quando è stato allontanato illegalmente dalla sua casa, Eitan tornerà ora alla routine, a tutti gli ambienti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto, e al suo adorato gatto Oliver”.

Ieri per Eitan a Tel Aviv è stato il giorno dei saluti e dei preparativi per il ritorno “a casa”. In uno spazio ‘neutro’, presente un assistente sociale, ha salutato prima il nonno Shmuel e poi, separatamente, la sua ex moglie, la nonna Esther Cohen, con i quali potrà sentirsi telefonicamente, mentre gli zii materni gli hanno promesso di venire presto in Italia per incontrarlo. Poi per Eitan e famiglia di zia Aya è arrivato il momento del tampone.

Il suo ritorno dovrebbe segnare finalmente l’inizio di un periodo di normalità, accanto ai suoi amici e parenti stretti con cui ha vissuto da quando aveva un anno. praticamente da sempre. La partita legale tra famiglia paterna e materna resta aperta davanti al Tribunale dei Minorenni, In un giudizio l’esperienza ci insegna a non dare mai nulla o quasi per scontato. Ma questo è un caso diverso dove le carte in tavola non possono far nutrire tanti dubbi sull’esito finale.

Ora urge aiutare Eitan a cancellare il trauma vissuto quel maledetto pomeriggio del 23 maggio, quando una gita in montagna, la gioia della funivia con la famiglia, in un attimo è diventata un incubo tra i peggiori. Come se non bastasse sulla vita di Eitan si è abbattuto un ennesimo dramma doloroso. La visita del nonno materno a Travacò Siccomario si è trasformata in un rapimento. Viaggio dapprima in macchina fino in Svizzera col nonno ed il suo complice, un mercenario dell’agenzia di contractor statunitense Blackwater, Gabriel Alon Abutbul, nei cui confronti è in corso il procedimento di estradizione, poi verso Tel Aviv con un aereo privato. E’ seguita la feroce contesa tra famiglia paterna e materna, una vera e propria ‘guerra’ con tanto di ricorsi e controricorsi sia ai giudici italiani, che a quelli israeliani. C’è da chiedersi che fine abbia fatto quel “bene del minore” invocato da tutte le parti.

Un bruttissimo periodo di cui Eitan, già tragicamente colpito da quanto avvenuto il 23 maggio non aveva certo necessità. Un ennesimo trauma sul quale ha scritto la parola fine la Corte suprema israeliana di Tel Aviv. ll giudice Alex Stein, confermate le recenti decisioni di primo e secondo grado, ha sentenziato che “il luogo normale di vita” di Eitan “sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza” e andava posto fine a quanto avvenuto a settembre, qualificato come un rapimento verso cui la Convenzione internazionale dell’Aja prevede “tolleranza zero” e impone “la restituzione immediata” ai tutori.

Shmuel Peleg

Una sentenza lineare ma particolarmente pesante per Shmuel Peleg, destinatario di un mandato d’arresto internazionale con le accuse di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del nipotino.

Ma questo non è il momento di rivangare le pagine giudiziarie dell’Odissea di Eitan, quanto il momento di tirare un respiro di sollievo per il suo ritorno alla “normalità”. Gioiamo per lui, nei limiti di quanto sia lecito farlo, pensando ad un bimbo a cui la tragedia della funivia del Mottarone ha tolto gli affetti più cari, privandolo di genitori e del fratellino più piccolo Tom.

“in bocca al lupo”, piccolo Eitan. Ne hai davvero bisogno.

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