Espulso e bocciato il sedicenne che ha accoltellato la professoressa
La famiglia ha annunciato che proporrà ricorso contro la bocciatura. Che società stiamo consegnando ai nostri figli?
Gianvito Pugliese
Il giovane sedicenne che il 29 maggio ha accoltellato la sua docente d’Italiano e Storia, per una insufficienza ottenuta all’interrogazione, frequentava il secondo anno del liceo di scienze applicate, uno dei corsi di studio previsti all’Alessandrini di Abbiategrasso, comune italiano di poco più di 32mila abitanti, che fa parte della città metropolitana di Milano (Lombardia), e dista circa 29 chilometri dal Duomo di Milano, ovvero il centro della capitale lombarda.
La professoressa, aggredita improvvisamente son sei fendenti ed accoltellata al braccio ed al capo, è riuscita a scampare a peggior sorte, chiudendosi nel bagno.
I due carabinieri che per primi sono intervenuti ed hanno ammanettato il giovane, Francesco Stranieri e Marianna Angelicchia, hanno rinvenuto sulla scrivania della docente sia il coltello con cui era stata consumata l’aggressione, che una pistola giocattolo, che era servita al giovane aggressore a terrorizzare e mettere il fuga dall’aula i suoi compagni.
Il giovane si era anche inferto qualche lievissima ferita con il suo stesso coltello, con l’evidente intenzione di provare ad attenuare la crudeltà e l’intento criminale del suo gesto, servendosi di un dozzinale pentimento.
Il consiglio di istituto dell’Alessandrini, convocato dal preside Michele Raffaeli (ndr. dal dirigente scolastico) in seduta straordinaria, ha deliberato all’unanimità l’esclusione dallo scrutinio, misura punitiva disciplinare a cui consegue la non ammissione all’anno successivo, praticamente la bocciatura. Il provvedimento della scuola è stato notificato alla famiglia, unitamente a quello di espulsione dalla scuola.
I genitori del giovane erano stati già convocati per un colloquio nella scuola a causa di sei note disciplinari maturate recentemente dal loro figlio.
Da loro, rende noto Elisabetta Condò, la docente vittima dell’aggressione per la quale si prospetta un lungo periodo di convalescenza, opportunamente assistito, per recuperare la funzionalità della mano: “Neanche una parola di scuse“. I genitori replicano di averle presentate al preside.
Oggi la sorpresa. Avverso il provvedimento di esclusione dallo scrutinio, che comporta la bocciatura, la famiglia del “presunto” aggressore, ha annunciato che presenterà ricorso.
Spiega l’avvocato Stefano Rubio, legale della famiglia del sedicenne: “Aveva la media del 9 in fisica e dell’8 in matematica: è arrivato secondo ai giochi matematici dell’istituto. L’unica insufficienza era in storia, con la professoressa in questione. Si è trattato di una mossa cautelativa, quasi pilatesca, da parte della scuola. E non è un bel segnale. La decisione è stata presa dal consiglio di istituto, che non è formato dai suoi insegnanti e, in via riservata, abbiamo saputo che la decisione non è stata condivisa da tutti loro. Il ragazzo, che è ancora sotto osservazione psicologica, non sarebbe comunque mai tornato in quella scuola. La bocciatura e l’allontanamento renderanno più difficile un inserimento futuro in classe, tra l’altro con ragazzi più piccoli. Invece di non ammetterlo agli scrutini, avrebbero potuto giudicarne il rendimento e poi decidere in seguito sull’espulsione“.
Il legale ha aggiunto: “Ho chiesto di poter essere presente alla seduta, al posto del giovane e della sua famiglia. Il ragazzo non ha ancora cognizione piena di quanto accaduto e non è in grado di dare spiegazioni. Bisogna ricordare che, oltre alle lesioni all’insegnante, si è auto inflitto coltellate al capo. Non mi è stata concessa la partecipazione, ma così è mancato un quadro completo“.
Intanto il giovane aggressore, inizialmente trasportato all’ospedale San Carlo, e trasferito al San Paolo, nel reparto di neuropsichiatria dell’età adolescenziale, è stato associato all’istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano, dov’è attualmente detenuto, in attesa della chiusura delle indagini.
Questo il fatto odierno (il ricorso) e l’antefatto (l’aggressione). Ora sarà il caso di svolgere qualche riflessione.
Pochi giorni or sono la notizia terrificante della morte violenta di un bimbo di 5 anni, e del ferimento di sua madre e della sorellina di 3 anni, per mano di cinque accorsati influencer romani, che avevano noleggiato un Suv Lamborghini, con alla guida uno dei cinque, risultato positivo alla cannabis, che ha investito e travolto a velocità folle la smart delle vittime. Ne ha riferito e commentato su questa testata la Collega Cinzia Montedoro.
In quest’ultimo caso, aggiungiamo, i genitori dell’influencer alla guida del Suv hanno dichiarato che c’era sul fatto un’attenzione mediatica eccessiva e, parafrasando, che “si sarebbe tutto risolto, trattandosi in realtà di una ragazzata“. Morale: la morte o il ferimento degli altri non conta, perchè, nella morale comune di moda, il prossimo non conta.
C’è da chiedersi che società stiamo consegnando ai nostri figli e, di questo passo, ai nostri nipoti? Una società dove aumentano (e cresce ogni giorno di più) i divari tra poveri e ricchi, sia a livello individuale, che collettivo, dove i nonni, se non rispettabili miliardari, sono richiusi in autentici e comprovati lager che con un sarcastico eufemismo, vengono chiamati Rsa, dove gli anziani, anche se lucidi ed autosufficienti, magari preziosi per l’assistenza e l’educazione dei nipoti, sono “parcheggiati” in attesa del viaggio definitivo.
Dalla pandemia di Covid-19, Papa Francesco, auspicava che ne venisse fuori, come sempre è accaduto dopo guerre ed epidemie, una società migliore, capace di reagire positivamente, solidalmente e ricostruire.
Assistiamo, invece, all’esaltazione di un egoismo idiota e suicida, peraltro avvallato da una politica accattona, che per un pugno di preferenze venderebbe la madre. Non una richiesta e non un provvedimento va nella direzione di tutelare questa nostra terra che corre sull’autostrada dell’autodistruzione.
Gli interessi sociali e collettivi sono relegati e ridicolizzati come proposte di dementi, degne del libro “Cuore” di De Amicis. Salvare quell’unica terra che abbiamo, una sciocchezza. Evviva il Dio denaro, il potere. per procurarsene in abbondanza e senza sforzi, i like, che sono fama, potere e denaro.
Una società ed una politica che la governa che non sanno più parlare al cuore, anche perché serve a poco e parla solo alla pancia del Paese. Ai piccoli, lezioni di strumento. galoppo, nuoto, tennis. Tutto ma non le fiabe ed i valori.
E fosse solo il nostro Paese, E’ una storia tristissima di un’umanità indifferente alla propria autodistruzione morale e fisica.
Sbaglierò, ma sono i frutti di trent’anni in cui i potenti ed organizzatissimi media privati (a cui il servizio pubblico ha offerto sponda) ci hanno convinti, a partire dalla formazione degli adolescenti, i cinquantenni di oggi, che le qualità morali erano diventate un retaggio obsoleto, una palla al piede di cui liberarsi per arrivare speditamente al potere ed al denaro.
Questo trentennio non è riuscito a corrompere tutti, ma ha raggiunto una larga fascia di soggetti ormai assolutamente amorali. E, purtroppo, quella maggioranza che ancora possiede i veri valori si ritrae, temendo di sportarsi. Martin Luther King: “Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni”.
Cultura e scuola sono sempre più divenute cenerentole, alle quali però, nel contempo, delegavamo l’impossibile: la formazione e l’educazione.
I risultati sono questi, e se vogliamo dirla tutta, la violenza gratuita di questa società, dove un commerciante quarantottenne muore per aver chiesto ad un giovane di non sporcare dinanzi alle sue vetrine, è il frutto di quella sottocultura squallida, svenduta per trent’anni e più, come eventi memorabili.
Oggi stiamo pagando lo scotto e lo stiamo facendo pagare ai nostri nipoti ed ad una terra sempre meno ospitale. Non c’è perdono per i responsabili.
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