Operaio a Conte “ho il cancro, ridatemi il lavoro!”

Su Facebook. un operaio tarantino ex Ilva, in Cigs, scrive lettera aperta al premier Conte.

GP

TARANTO, 03 SET – “Carissimo presidente, ho il cancro e sto spendendo tanti soldi per le cure. Non voglio denaro, ma ridatemi la dignità del mio lavoro“. Suona così il nucleo dell’appello rivolto a Giuseppe Conte da un lavoratore dello stabilimento siderurgico di Taranto, attualmente in Cassa integrazione guadagni straordinaria, che prosegue: “In questi ultimi anni sto attraversando una situazione del tutto particolare. Ex operaio della più grande acciaieria europea attualmente in Ilva in As, padre di un bambino di 3 anni e convivente con una donna fantastica che ha rinunciato a tutto per accudirmi. Mi ritrovo ad affrontare un tumore raro dal quale ho volontariamente preso la strada della sperimentazione“…….. “Considero il sistema sanitario italiano eccellente, soprattutto nelle risorse umane, ma pur essendo gratuito, tra spostamenti, visite e prenotazioni ho già dilapidato 23.760 euro frutto di risparmi personali e di aiuti da parte di amici e sponsor. Ma non le scrivo per chiederle soldi, bensì il mio Lavoro che – conclude l’autore della lettera – mi riporti la dignità. Art.1 della Costituzione Italiana”.

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Superfluo sottolineare quanta dignità si annida e s’irradia da quest’uomo, evidentemente erede morale degli eroi in fuga da Troia, che sbarcarono in quei luoghi e diedero vita alla Magna Grecia, che -lungi dall’accattonaggio. a cui abbiamo appena assistito da parte di Governatori e Sindaci, che hanno barattato razzismo ed esterofobia proprie e del popolo con lauti vantaggi economici nel tempo- non chiede danaro. pur avendo tutti i diritti e le ragioni per farlo, ma vuole gli sia restituito il suo lavoro e con esso la sua dignità di essere umano.

Presidente Conte, lei è della provincia di Foggia, Volturara Appula per l’esattezza, io sono barese doc, la testata è di Bari e la vicenda riguarda Taranto: una questione tutta pugliese, ma che non dobbiamo risolvere fra noi, perchè è una questione più ampia, “meridionale” se vuole, ma in realtà nazionale. Ho dato la mia parola che non mi sarei stancato di battermi per Taranto, e questo per un semplice fatto: perchè non esiste guaio peggiore di dover scegliere tra la propria vita e quella dei nostri più cari affetti ed il lavoro. Non è, a ben pensarci, tanto diverso da chi deve scegliere tra affrontare un viaggio sulla carrette del mare. con più probabilità di affogare che di approdare. o veder morire di fame i figli, i genitori anziani, la madre delle tue creature. Quanto sento parlare di migranti economici, come di persone senza alcun diritto, dopo che a creare quelle carestie abbiamo contribuito tutti noi dei Paesi occidentali con l’inquinamento ed il riscaldamento del pianeta, mi si rizzano in testa quei quattro peli residui. Ma torniamo al nostro soggetto.

Presidente, con tutto il rispetto dovuto alla Sua persona ed alla carica istituzionale, mi spieghi la differenza che c’è tra i morti al nord e quelli al sud. Gridano giustizia le vittime del ponte Morandi a Genova, nel cui nome si è ricostruito presto e bene in meno di due anni, così come la urlano e la meritano gli anziani delle Rsa di Milano e dintorni i cui numeri parlano di strage, di olocausto e non di epidemia. Quindi, tutto il dovuto rispetto per loro e per chi resta a piangerli: i parenti delle vittime. Ma mi spieghi Presidente, e mi perdoni la brutalità dei termini, ma non ce ne sono altri: i bambini, le donne, i vecchi, e….. gli uomini morti a Taranto sono carogne da seppellire in fosse comuni? So bene che Lei ha tante cose da risolvere, che l’Italia è piena di complicatori di cose semplici, con la mala burocrazia impattiamo tutti quotidianamente, ma la questione dell’inquinamento letale a Taranto continua a dispetto delle promesse di tutti i governanti nazionali e regionali. La gente si ammala e muore a Taranto. I malati prima, ed i morti poi. si contano come le mosche d’estate vicino agli escrementi. Possibile ci voglia tanto a convertire quegli impianti a gas, eliminando come per miracolo l’inquinamento dell’ex Ilva? Possibile si debba permettere ancora ad Arcelormittal di mettere a ripetizione in Cigs poco meno di decimila lavoratori, e non far nulla per fare di quella fabbrica, la più importante acciaieria del Paese, una fonte di vita e di benessere, e non di morte e disperazione?

Non è che non sapete ciò che avviene, ma fino a quando vorrete approfittare della tendenza di noi meridionali a sentirci più sudditi che cittadini, retaggio dell’appartenenza allo stato borbonico? Della tendenza a chiedere col cappello in mano, quasi fosse una grazia e non un sacrosanto diritto? Mi rivolgo a Lei che queste cose le sa benissimo: da oggi, anche se avrebbe dovuto farlo da ieri ed anche prima, sia Lei che i suoi predecessori, nell’agenda del governo metta sempre in cima l’ex Ilva e Taranto. Va fatto ogni giorno, festivi inclusi. Non è irrisolvibile, Presidente Conte, l’abbiamo vista vincere battaglie molto più complesse, ……provi a metterci impegno, ma davvero non oggi sì che sono in visita e poi ……..? Rinviare e tergiversare significa mettersi sulla coscienza quelle morti e quelle immani sofferenze.

L’amico operaio. che Le ha scritto. ha dato una lezione a noi tutti, a cominciare da me. ora tocca a Lei rispondere coi fatti. Grazie!

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