Fuori Berlusconi comincia la discussione seria sul Colle
Stamattina vertice del centrosinistra, poi nel pomeriggio Letta incontra Renzi, mentre Salvini i grandi elettori regionali della Lega
Gianvito Pugliese
Quanto mi piace aver ragione (e a Voi?) e, siccome non me la danno, me la prendo. Scherzo, ovviamente, ma ieri avevo scritto in un passaggio: “Incredibilmente la candidatura Berlusconi, per quanto imbarazzante e destinata a cadere li teneva uniti. Venuta meno si è accesa la disputa tra Fratelli d’Italia, all’opposizione, che vuole le elezioni anticipate, e la Lega……. “. Oggi leggo il titolo di una nota agenzia di stampa: “Berlusconi si ritira, il centrodestra prepara una terna di noni” ma nell’occhiello: “Dal vertice non arriva un comunicato congiunto: FdI strappa sulla durata della legislatura”. Termini ovviamente diversi, ma identico risultato.
Dopo essermi prima lodato e poi ricordato che, “chi si loda s’imbroda”, lo ripeteva spesso mio padre, andiamo alle novità. Se il centrodestra si sta dilaniando per le ragioni espresse ieri e che non ripeto, il centrosinistra parte lancia in resta e nella sala Berlinguer della Camera -dove spero ci sia una tavola rotonda per i nostri coraggiosi cavalieri- si sono riuniti il presidente del M5s Giuseppe Conte con i capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa, il segretario del Pd Enrico Letta con le capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, e il leader di Leu Roberto Speranza con i capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris. All’o,d,g,, mi riferisce un parlamentare ben informato. non solo il Colle ma la prosecuzione del governo Draghi, partendo dal “Patto di legislatura”, una riflessione di Enrico Letta.
E quest’ultimo nel pomeriggio dovrebbe tornare a incontrare anche Matteo Renzi, e dai Dem spiegano che vedrà Matteo Salvini appena possibile, così come gli altri leader del centrodestra.
E Salvini a sua volta oggi incontrerà i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo e successivamente i governatori e i delegati regionali della Lega.
Tornando alla Sala Berlinguer, tenere insieme Quirinale e governo, questa la scommessa di Enrico Letta e anche di Giuseppe Conte, che solo col prosieguo della legislatura può tenere uniti i suoi gruppi parlamentari, notoriamente e storicamente “turbolenti” e più instabili di un vulcano non spento. Letta su Twitter: “Affrontiamo questo difficile passaggio coi nostri alleati. Coi quali a partire da oggi, dopo la fine della candidatura di Berlusconi che aveva bloccato fino a ieri tutto, concorderemo nomi e proposte“.
Conte, sotto casa sua in procinto di raggiungere la Camera, ai giornalisti in attesa: “Il Movimento 5 stelle ha un unico obiettivo e lo perseguirà fino alla fine: ha 235 voti di grandi elettori che mette a disposizione degli interessi degli italiani di avere un presidente autorevole che ci renda tutti orgogliosi di essere italiani e ben rappresentati. Continueremo a lavorare in questa direzione“.
Per Leu parla la capogruppo al Senato, Loredana De Petris: “Non si può partire dopo tutto questo stallo con un diritto di prelazione da parte del centrodestra. Serve una figura che possa rappresentare il Paese e non una marcatamente di parte”. Letta aveva detto qualcosa di simile nei giorni scorsi. E la De Petris prosegue: ” “Mario Draghi deve restare a palazzo Chigi? Valuteremo la soluzione migliore per il Paese nel corso della riunione del centrosinistra“. La De Pretis, congiuntamente a Fornaro, a proposito di “voto di bandiera”, caro ai pentastellati, conclude: “Si valuterà insieme. Oggettivamente Berlusconi era l’ostacolo maggiore sulla strada di un nome condiviso e votato dalla maggioranza”.
Matteo Salvini dichiara che nelle prossime ore proporrà dei nomi di area centrodestra. Irricevibili, per il Pd: “Non consentiremo l’assalto al Quirinale”, avvertono con inconsueta durezza dal Nazareno.
Torna in auge il nome di Pierferdinando Casini, un centrista puro, ma non proprio equidistante. ma -dicono- sarebbe forse il male minore, nelle proposte del centrodestra. Ma il nome di Mario Draghi non è affatto messo all’angolo. Draghi è a Citta delle Pieve, ma non si è mai speso in prima persona per il Colle, Lo fanno però molti che lo vedono, soprattutto dopo l’assist del New York Times il miglior candidato, secondo solo ad un Mattarella-bis che sembra però impensabile, Il Presidente ha riempito i cartoni ed ha già raggiunto Palermo.
Il nodo per Draghi però resta il nuovo Presidente del Consiglio e la formula del nuovo governo. E’ vero che non si può preconfezionare la squadra dei ministri, ma è anche vero che i leader chiedono garanzie, di un esecutivo a più forte impronta politica. Si fanno i nomi a Palazzo Chigi di Pierferdinando Casini, che fa orecchie da mercante, Marta Cartabia, Vittorio Colao o Daniele Franco.
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