Gatto domestico infettato da Coronavirus
Un gatto domestico, ci dice la scenziata Ilaria Capua. è stato trovato positivo al Covid-19. Un altro allarme in questa guerra impari contro un nemico invisibile, subdolo ed infame. Ma occasione per un ragionamento più ampio.
Gianvito Pugliese
Purtroppo, la pandemia non solo tiene banco nell’informazione, ma praticamente la monopolizza. L’alternativa, per chi per mestiere è tenuto ad informarsi ed informare, è il dibattito politico conseguente. Confesso: trovo quest’ultimo solo uno scaricabarile di responsabilità più insopportabile ed intollerabile del solito. Colleghi, che ho recentemente definito “dotati di attributi” o “con gli attributi” esattamente non ricordo, sostengono che, ad epidemia archiviata, il sistema di sanità micro-regionale andrebbe rivisto, ovvero che venti differenti sanità di competenza esclusiva di ciascuna regione, oltre ad aver mostrato limiti ed incapacità indicibili, sono oggettivamente inidonee ad affrontare emergenze sanitarie. Scorte, pressoché, inesistenti, mezzi di protezione individuale idem, primari divenuti tali per esclusivi meriti elettorali, favoritismi alla sanità privata, che finanzia, più o meno occultamente, partiti, singole campagne elettorali ed altro, dovranno anche essere indagate, ma, molto prima che ai magistrati, se ne dovrà rispondere all’elettorato, che i giornali di partito di qualsiasi schieramento disinformano sistematicamente non più dei biasimatissimi social network, che non sono certo esenti da colpe . Scusate, care lettrici e lettori, la parentesi lunga e magari ripetitiva, ma l’argomento è troppo importante per liquidarlo con poche parole. I fondi della sanità rappresentano la parte più cospicua sia delle entrate che delle spese delle regioni ed anche del business connesso. Il nervosismo dei governatori e degli assessori al ramo è comprensibile anche se non giustificabile.
Aggiungo alle considerazione di quei Colleghi, una mia convinzione, che molti giudicheranno utopistica. Credo che passata l’emergenza, che prima o poi dovrà pur finire, salvo riproporsi poi chissà quando, i partiti dovranno necessariamente interrogarsi, se vogliono esistere o resistere, sulla qualità della propria classe dirigente. Probabilmente da questo isolamento forzato usciremo in gran numero, noi elettori, più informati, consapevoli e, quindi, coscienti. Scopriremo che un vero Politico pensa alle generazioni a venire, non all’affaretto ed ai quattro voti (anzi. intenzioni di voto) che ne potrà ricavare nell’immediato. Abbiamo un esempio nella storia recente. Si, perchè i Padri della Patria, quelli che ci diedero quella carta costituzionale meravigliosa, che per interessi dozzinali abbiamo ripetutamente violentato, sono un esempio meraviglioso che risale al 1944-45, un lasso di tempo che, per la storia, è insignificante.
Mi rendo conto di parlar di storia mentre qualche anno or sono un leader politico della locomotiva del Paese, Luca Zaia, piuttosto che condividere la necessità di interventi urgenti di restauro degli scavi di Pompei, proponeva di abbattere quei vecchi, inutili sassi con le ruspe e sul piazzale ricavato costruire tanti alberghi-grattacielo. Non ci arrivava a capire che a Pompei i turisti da tutto il mondo ci venivano per quei quattro vecchi ed inutili sassi. Mica per sentire De Luca parlare di lanciafiamme alle feste di laurea. Chi li ha sentiti dire mai “per cortesia” o “grazie”, me lo faccia cortesemente sapere. La cultura non deve essere un titolo politico, ma cultura, educazione, curriculum personale, moralità ed onestà, presupposti indispensabili di accesso alla politica ed a maggior ragione alla scalata alla classe dirigente dei partiti e del Paese. Dalle rape non si cava il sangue, ma sempre e solo succo di rapa. E’ un discorso discriminatorio ed antidemocratico? Credo sia esattamente il contrario. Politica è l’arte di governare nell’interesse pubblico. Senza quelle qualità non si governa, si urla “al ladro” come sempre fa in ogni paese il vero ladro.
Qualcuno, giustamente, ma non troppo, si dirà: “Va bene che notoriamente sei un cinofilo accanito ed un animalista convinto, ma ti pare il caso di preoccuparti del gatto affetto da Covid-19, quando gli essere umani muoiono come mosche? Prima il fatto poi la risposta a questa legittima domanda.
Un’autorevole agenzia di stampa ed un’altrettanto autorevole scienziata, confermano che la notizia è vera: Ansa ed Ilaria Capua. Secondo la nota scienziata. docente all’Università della Florida, “è arrivato il colpo di coda che ci aspettavamo. Essendo un virus di origine animale, ora torna a infettarli. Bisogna così gestire anche l’infezione degli animali, sia domestici come l’esemplare felino che quelli da reddito, negli allevamenti. E questo sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica“. La dichiarazione è stata fatta in collegamento con Rai 2 nella trasmissione Caterpillar.
Ovviamente è tutto da capire ed è l’ennesima ricerca che affidiamo alla scienza, sperando di non scordarci di sostenerla appena passa la paura. Il contagio al gatto viene dall’uomo o da altro animale infetto? Il gatto affetto da virus può contagiare l’uomo o solo animali della stessa razza o animali in genere? Prima di inviare animali al macello, ovvero macellarli direttamente, come fanno ormai quasi tutti, dovremo e potremo controllare che non siano portatori di contagio? Certo. cucinando si distruggono virus e batteri, sembra ad oggi l’unica certezza, ma prima di cucinare devo maneggiare il prodotto, quindi?
Ogni giorno questo maledetto virus muta e presenta nuovi interrogativi e problemi. Sembra, andando ad una metafora dal regno animale un camaleonte che gioca a nascondino. Solo che non è un gioco ma una tragica e drammatica realtà.