Giornalisti e social
Cosa non si fa per conquistarsi spazi di visibilità per se o per il proprio giornale.
Gianvito Pugliese
Care lettrici e lettori, buona domenica, anzitutto. Il Covid, che si ha insegnato a salutarci con le gomitate reciproche, come se non bastassero quelle che ci si scambia nella vita quotidiana, per l’eterna lotta a conquistare un minuscolo pezzettino di potere e sorpassare l’altro, il collega, il vicino, anche l’amico (ma amicizia è tutto un altro mondo) e ci ha ingrigiti, a furia di privazioni, spesso autoimposteci per legittima e saggia prudenza, al punto che fare un augurio al prossimo diventa uno sforzo titanico. Allora: di nuovo buona domenica.
Fa parte dell’insegnamento di un grande maestro di giornalismo, alla cui scuola ho avuto la straordinaria fortuna di formarmi, parlo di Michele Campione, l’ultimo direttore della Rai di Puglia e direttore di varie testate giornalistiche, al cui ricordo è intestato il Premio giornalista di Puglia dell’Ordine dei Giornalisti, in riconoscimento di quanto dato alla formazione di tanti Colleghi ed ad prestigio della professione. Dunque me lo ha insegnato lui, un articolo di cronaca, di attualità, di politica, un editoriale, se sei un vero giornalista e non uno scribacchino, sai da dove comincia, mai dove va a parare e come si conclude. Certo, ti fai di solito una sorta di scaletta mentale, ma serve più che altro a non omettere alcune informazioni che vuoi fornire al lettore. Il resto viene da se, mentre scrivi e l’articolo prende forma, acquista una sua vita, è lui che ti porta per mano, sono le premesse che erano tue, prima di scriverle, ed ora sono diventate sue, che ti spingono verso la direzione che l’articolo prende, per la sua forza di crescere ed arrivare alla fine.
Rarissimo che io mi avvii con l’intenzione di scrivere un editoriale. Parto da un fatto che voglio raccontare, ed un ragionamento connesso, ma che poi ne chiama un altro, così come il fatto te ne ricorda altri, che aggiungi al racconto e ti ritrovi ad aver scritto qualcosa di più di un articolo qualificabile, come cronaca, attualità, politica o altro, ed è nato un edtoriale.
Così come ci sono colleghi specializzati nel giornalismo d’inchiesta. Ora intendiamoci il vero giornalismo d’inchiesta lo faceva la Gabanelli, e continua a farlo il suo report. La sua forza è nei fatti che scopre e che rende di pubblico dominio. Spesso senza alcuno scoop ma solo mettendo insieme dati e documenti che di per se non ti dicono nulla. ma se li assembli e li esamini aggregati ti raccontano verità sconvolgenti. Quello delle televisioni grandi e piccole, di tanti giornali è una farsa di giornalismo d’inchiesta, e non è un caso che sia condotto da comici, più che giornalisti. In genere al lato comico si appoggia una sorta di giornalismo scandalistico, altra deformazione del mestiere. Fa impressione sentire da tanti cittadini che anelano giustamente giustizia, vado a dirlo a quella o quell’altra trasmissione. Non è che talvolta non svelino retroscena suggestivi, truffe e truffatori pericolosi, ma gli scandali veri, quelli che coinvolge il vero potere ed i grossi affari non li tira fuori la puntata di “Striscia la notizia” e simili, intendiamoci professionale e fatta bene, ma altra cosa rispetto alle Gabanelli, che fortunatamente operano nelle testate, grandi e piccole di tutto il mondo. E non si può sottacere il tributo, di sangue e vite umane, che questa categoria paga in tutto il mondo, in occidente democratico vittime delle mafie, nei paesi dittatoriali direttamente dell’uomo al potere. Ma in entrambi i casi i mandanti sono i poteri occulti.
Ebbene, anche giracchiando su internet e sui social in particolare, con gli occhi e la mente aperte, i primi non bastano, e la curiosità innata del giornalista, si può arrivare a mettere insieme diversi tasselli che ti conducono a scoperte non sensazionali, ma molto interessanti sul giornalismo on line, dove la concorrenza è spietata, dal momento che ci sono quasi più testate che lettori, e quando scrivo testate mi riferisco a giornali regolarmente registrati con almeno il direttore iscritto all’ordine e via discorrendo. Non a blog spacciati per giornali, Altra piaga.
Premesso che salvo alcune chicche, davvero preziose, il resto è inutile paccottiglia, decisamente nociva, perché, salvo le scuole degli ordini professionali, con posti contati come le mosche bianche, la formazione dei praticanti è affidata ai giornali stessi, che dovrebbero insegnar loro il mestiere. Ora a prescindere che la maggior parte dei giornalisti o pubblicisti alla direzione dei giornalini, in una redazione vera non ci ha messo mai piede ed è un dilettante allo sbaraglio, spesso finanche con grossi problemi di italiano corretto, il giornalismo lo può insegnare chi ne è maestro, non uno che non sa cosa sia ed insegna il nulla che sa ad un futuro nulla sapiente.
Quando non ti trovi davanti a giornali costruiti col solo copia incolla di articoli altrui (plagio evidente) e per completare di soli comunicati stampa, ti trovi davanti giornali davvero scadenti a caccia di scoop sul morto ammazzato del quartiere, corredato da foto con ogni particolare del morto, e che in alternativa gestisce l'”esclusiva” del racconto della riunione condominiale, finita in rissa.
Ma non tutto è da gettare, esiste un arcipelago di isole felici con direttori capaci di trasmettere il mestiere ai praticanti, con articoli non da Pulitzer, ma interessanti, verificati, veritieri che danno il loro onesto e prezioso contributo all’informazione.
Ma quali sono le “scoperte non sensazionali, ma molto interessanti sul giornalismo on line” a cui ho accennato? Provando a girare sui social oltre alle pagine e gruppi di giornali, on line e non, e fin quì tutto giusto e corretto, vi troverete di fronte a gruppi come i vari “Sei di Roma o Milano, o Torino, o Bologna, o Canicattì”. Affacciatevi, hanno numeri di iscritti oscillanti ma tutti abbastanza consistenti; ora, numeri a parte, ci sono quelli che pubblicano oltre ai post di “privati”. notizie provenienti da diverse testate almeno più d’una, ma sono pochini. La massa è “stranamente” incentrata su un solo giornaletto on line? La lampadina della curiosità si è accesa. Può venir fuori qualcosa d’interessante, una sorta d’inchiestina, nulla di più. Controlli. anzitutto. i nomi del o degli amministratori: alcuni sono contemporaneamente amministratori di un Sei di un paese siciliano, uno dell’Italia centrale ed uno o più del ricco nord, senza alcun collegamento fra loro salvo l’amministratore. E non è detto che hai beccato tutti i gruppi amministrati dall’amministratore che ha il dono dell’ubiquità (beato lui), Ma ormai la lampadina è diventato un faro, e vuoi capire di più. Molti di costoro sono giornalisti di testate, regolari o meno, che nessuno si fila, non la leggono neanche quelli che vi scrivono, interessati solo a ciò che porta la propria firma. Allora, gestendo quei gruppi “sotto copertura” di una finta passione per il territorio, per cani, gatti, cavalli, pecore, mercatini vari, l’elenco è infinito, gestiscono diversi gruppi al solo scopo di collocarvi la maggior parte degli “articoli” -si fa per dire- del proprio giornaletto, lasciando passare accanto ai propri, solo i post degli iscritti innocui, cioè senza alcun riferimento a giornali o notizie. Insomma nessuna concorrenza è tollerata. Qualche collega, abbastanza ingenuo, mi ha fornito tutte le prove di questa storia.
Scusate, a prescindere che il pensiero unico è obiettivo solo delle dittature e noi giornalisti dovremmo essere, secondo l’antica definizione inglese, “i mastini della democrazia”, ma ci vuole proprio una miseria mentale per non comprendere che se nei post di un gruppo ci sono articoli di diverse testate l’utente è più soddisfatto ed interessato, poi leggerà anche quello della mia. E se temi il confronto, domanda: “ma perché non ti ritiri in buon ordine? Te lo ha prescritto il medico di appestare l’informazione con quello che sei capace di scrivere, mostrare o altro”?
Intendiamoci, non è che abbiamo scritto una pagina nella storia del giornalismo d’inchiesta, siamo riusciti solo a portare allo scoperto alcuni metodi e comportamenti al limite della deontologia che, da un lato gli ordini professionali farebbero bene ad approfondire, ma che colleghi praticanti e lettori è bene che conoscano, per starsene lontani.
Come recitava uno slogan da Oscar ” Tizio o Caio è come l’Aids, se lo conosci lo eviti”.
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