I media e Papa Bergoglio

All’uscita dal Gemelli: “Sto bene, sono ancora vivo” ed ha manifestato il suo dolore per il naufragio di migranti in Grecia.

Gianvito Pugliese

Il Sommo Pontefice, che era ricoverato da oltre dieci giorni al Gemelli, per un “intervento -riuscito- di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi”, prima delle dimissioni di stamattina, nella giornata di ieri, dopo aver ringraziato l’equipe medica che lo ha curato, ha visitato il reparto di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile, intrattenendosi con i piccoli degenti. Al ognuno di loro ha fatto dono di un rosario e di un libro.

Papa Bergoglio è stato salutato stamane da una folla di fedeli ed ammiratori, insieme a stampa e fotografi, che sono stati davanti l’uscita del nosocomio in attesa del passaggio del Sommo Pontefice.

Papa Francesco ha sfoderato il suo contagioso sorriso, ha salutato nuovamente i medici ed è salito in auto alzandosi in piedi. Come abbiamo anticipato, le sue prime parole sono state: Sono ancora vivo” e, divenuto immediatamente moralmente profondo, ha parlato del suo sincero dolore per la tragedia dei migranti in Grecia.

Dall’equipe sanitaria del Policlinico Gemelli è arrivata stamane la confermato che “il decorso clinico prosegue regolarmente e che gli esami ematochimici risultano nella norma“.

Sergio Alfieri, il chirurgo che ha operato il Pontefice: “Sarà un papa più forte.”…”Quanto durerà la  convalescenza? Lui ha già cominciato a lavorare, lo attendono impegni importanti che osserverà. Il Santo padre ha voluto ringraziare tutto il personale, gli operatori sanitari, la direzione, ha avuto un colloquio personale con un collega che non sta bene, ha voluto osservare anche il ministero sacerdotale.  Cosa ci ha detto? Grazie, pregate per me. Il papa sta meglio di prima“.

Dimesso dal Policlinico Gemelli, prima di raggiungere il Vaticano, si è fatto accompagnare nella basilica di Santa Maria Maggiore. Lì ha pregato davanti all’icona della Salus Populi Romani, come ha già fatto decine di volte nel suo pontificato.

Ha poi raggiunto Santa Marta, la sua residenza in Vaticano dove, si dice, ha iniziato subito a lavorare.

Ho appena appreso che, contrariamente alle prime informazioni, domenica Papa Francesco reciterà, come di consueto, l’Angelus, mentre è stata annullata, almeno al momento, l’udienza in Vaticano di mercoledì prossimo.

Fin qui i fatti. Come insegnava il grande Michele Campione, un maestro di giornalismo senza eguali, sempre prima il fatto e una sintesi delle sue premesse, poi le considerazioni di chi scrive il “pezzo”.

Chi in questi giorni ha dato anche un solo sguardo superficiale alla stampa ed ai media italiani, non potrebbe non essersi accorto che l’intervento chirurgico subito dal Papa, la sua degenza e finanche il ritorno in Vaticano, non hanno avuto sufficiente attenzione mediatica.

Lo dico da uomo di formazione decisamente laica, ma che non può fare a meno di considerare che il nostro Paese ha la fortuna di contenere il Vaticano, sede di una delle figure umane davvero più significative e moralmente autorevoli del momento in questo mondo. Papa Bergoglio non è un Papa come tanti. E’ un monumento di umanità ed intransigenza morale.

Ho scritto il 13 u.s. un Saluto a Silvio Berlusconi che, partendo dalle considerazioni di Don Rocco D’Ambrosio su Globalist, esprimeva la necessità, almeno nell’immediato, di un rispetto del dolore che la morte arreca. Un appello raccolto da pochi ed ignorato dai più.

Sono concetti che dovranno essere approfonditi opportunamente. Ha totalmente ragione chi afferma che il Cavaliere ha profondamente inciso sui costumi italiani, e aggiungo, anzitutto come padrone indiscusso delle tv private di dimensioni nazionali, poi come politico che per quattro volte ha ricoperto la carica di Presidenza del Consiglio. Poi quanto nel bene e quanto nel male sarà oggetto di studi, discussioni, approfondimenti e, purtroppo anche di liti violente di uno squallore intollerabile.

E già sta, purtroppo, accadendo. Non vorrei dover parlare di giornali di destra o di sinistra. E’ giusto che ci siano, come sempre ci sono stati giornali di partito, ma erano dichiaratamente tali, non mascherati, come oggi. Sono il primo a ritenere che un giornalista non solo può, ma deve avere una sua idea politica, se non necessariamente partitica. Ma tanto non deve impedirgli di lodare, se lo merita, chi la pensa diversamente e biasimare, ugualmente se lo merita chi la pensa come noi. Pura utopia? Alla luce degli accadimenti odierni, pare proprio di si.

La cosa più sconvolgente e che se qualche testata, minore anche se da sempre sovradimensionata, da sempre avversa a Berlusconi lo ha attaccato finanche nel giorno della sua dipartita, proprio i giornalisti suoi fans e suoi beneficiati hanno colto l’occasione delle esequie del fondatore e leader di Forza Italia per scatenare un putiferio mediatico contro la sinistra, contro i giornali simpatizzanti, i partiti politici di opposizione e tutti i loro esponenti a prescindere dal se abbiano o meno espresso commenti sgraditi soggettivamente o sgradevoli oggettivamente.

Ci lamentiamo delle fake news di cui sono infarciti i social, e lì gli autori dei post non hanno alcun obbligo di verificare la veridicità dei fatti narrati, ma su molti dei nostri giornali, soprattutto quelli scritti ad uso e consumo dei fedain dell’una o dell’altra fazione politica, i fatti quando veri, sono deformati e raccontati in modo tale da incontrare il favore del proprio lettore.

Non vedo perché poi ci si meravigli dei livelli preoccupantissimi raggiunti dall’astensionismo, che permette, al esempio di governare nel Paese con meno del 30% di consenso espresso da parte degli aventi diritto al voto.

Ovviamente considerare l’avversario politico non un concorrente da battere, ma un nemico da distruggere è il frutto anche di quella cultura, o meglio non cultura propinata a piene mani, per quasi mezzo secolo, prevalentemente dalla tv commerciale, che anche la tv di stato, scioccamente, si è messa ad inseguire, ma è frutto anche di quelle politiche che hanno visto nella scuola, nella formazione e nella cultura qualcosa da controllare strettamente perché non possa insegnare a riflettere e ragionare. Nella cabina elettorale in Italia bisogna andare a votare senza riflettere, privilegiando quello che ha allestito una efficace campagna elettorale e parla alla nostra pancia, anziché al nostro cuore.

Sono temi da approfondire e che spero suscitino il Vostro interesse ed i vostri commenti.

Per chiudere questa prima riflessione mi permetto di ricordare a me stesso, prima che a Voi, gentili lettrici e cari lettori, che la cultura del dualismo e della contrapposizione, di un tifo fanatico ad oltranza, non è una novità ma da sempre nel dna del nostro Paese. Mi basta ricordare nello sport Bartali-Coppi o Mazzola-Rivera, nello spettacolo di spessore Muti-Abbado o Fracci-Cosi, nel giornalismo Montanelli-Biagi. Il dualismo tra virologi ed epidemiologi, in occasione della pandemia di Covid-19, piaccia o no, faceva audience e ancor più ne producevano le risse, alle volte non solo verbali tra Sgarbi e D’Agostino o Mughini.

Lo so che non vincerò tra i colleghi l’Oscar della simpatia, mi accontento di essere giudicato onesto e sincero dai lettori di questa testata, ma le trasmissioni, anche e soprattutto d’informazione a cui partecipano diversi invitati si trasformano sempre più in campionari di maleducazione e di scambio, spesso gratuito d’invettive, che il moderatore o conduttore lascia proseguire facendo finta di aver difficoltà a contenere, quando dire alla regia semplicemente di togliere o abbassare l’audio ad uno o più ospiti, ad essere sinceri, lo sappiamo fare tutti.

Un discordo da riprendere ed approfondire. Spero che abbia suscitato il Vostro interesse e di leggere i Vostri graditi commenti.

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