I pericoli del “Freedom Convoy” in Canada
Comincia a risentirne l’economia di Canada ed Usa, ma la protesta infarcita ed alimentata dall’estrema destra si allarga e vuole l’Europa
Gianvito Pugliese
Due gli argomenti centrali dei media del mondo occidentale. In assoluto primo piano stamane il tema del Freedom Convoy, il convoglio della libertà, insidiato dalle ultime sulla crisi russo-ucraina che col passar del tempo si affianca all’insurrezione dei camionisti e tende a soppiantarla,
Il Freedom Convoy, nato in Canada e principalmente ad Ottawa, che ha subito il blocco con i camion parcheggiati nel bel mezzo delle vie centrali, paralizzando praticamente l’intera circolazione cittadina, si è poi allargato a protesta generalizzata contro le misure anti Covid del Governo canadese, ed ha finito per chiedere le dimissioni del primo ministro Justin Trudeau e del suo governo, sostenuti però da una solida maggioranza.
I camionisti non si sono limitati al braccio di ferro – azione dimostrativa ad Ottawa. Fin dall’inizio hanno bloccato con i loro grossi mezzi i valichi ed i passaggi, incluso l’Ambassador Bridge, una via di rifornimento chiave per le case automobilistiche e i prodotti agricoli di Detroit, tra Canada e Stati Uniti.
Sostenuti dall’estrema destra canadese e americana, che non vedeva l’ora di poter cavalcare una grossa protesta, la contestazione dei camionisti transfrontalieri per le norme anti Covid per la categoria, cominciando dai vaccini, prova ad allargarsi come può sostenuta economicamente dalla destra americana, sconfitta irrimediabilmente in casa, che prova a prendersi una rivincita nel vicino Canada e dagli stessi Donald Trump e Elon Mus.
Bloccati i valichi ed i rifornimenti, diverse case automobilistiche si vedono costrette a fermare la produzione, con ripercussioni sugli operai e con un grave colpo all’economia.
Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato ieri: “è importante che tutti in Canada e negli Stati Uniti comprendano qual è l’impatto di questo blocco – impatto potenziale – sui lavoratori, sulla catena di approvvigionamento, ed è qui che siamo più concentrati“. La chiusura del ponte ha, infatti, causato una carenza di componenti essenziali nello stabilimento di assemblaggio della casa automobilistica Stellantis (STLA.MI) a Windsor, in Ontario. La produzione di Ford Motor Co (FN) starebbe per fermarsi. Ma il problema. più si va avanti. più si allarga a tutto il settore dell’automobile e tende ad estendersi ad altri.
Forse è la volta buona che i governi capiscano che il solo trasporto su gomme è altamente inquinante, costosissimo e li espone a ricatti come questo. Suddividere, potenziando quelli su rotaie e per mare sarebbe norma di buon senso e di grande prudenza. La logica conseguenza di queste giornate, se la storia e quello che ci accade ci insegna qualcosa, è differenziare l’utilizzo dei sistemi di trasporto.
Ovviamente l’emergenza incombe, i camionisti, ai quali si sono uniti i no vax e gli estremisti di destra, una vera marmaglia ben assortita, sentono la vittoria e non demordono, ma le autorità canadesi, forti del sostegno della maggioranza del popolo stanno per cantare una canzone nuova. Tuonano avvisi: protestare civilmente è un diritto che rispetteremo sempre, ma bloccare una città negando i diritti di tutti, segregando di fatto in casa i canadesi di Ottawa, dal primo all’ultimo, non è lecito e non sarà permesso.
Finora hanno evitato di ricorrere alla forza, ma la polizia canadese ha cominciato a multare, denunziare ed è pronta ad arrestare chi intende opporre resistenza. Stessa cosa per i valichi, la cui occupazione minaccia l’economia dei due colossi nordamericani e fa rischiare a tantissimi lavoratori sia canadesi, che americani di ritrovarsi in mezzo alla strada, senza più un posto di lavoro.
Il mondo va così da sempre e dappertutto o sta peggiorando a vista d’occhio? E’ molto triste constatare come tutte le opposizioni del mondo hanno issato la bandiera del “tanto peggio, tanto meglio” ovvero “tanto peggio per il Paese, tanto meglio per noi”. Archiviata la stagione delle “opposizioni costruttive”. Sono nella mani di omuncoli o donnicciole buone solo a coltivare l’orticello, quando sono capaci almeno di quello. Ma non è che al governo ci sia gente molto migliore. Altri contadini da orto minuscolo, se non fossero così non avrebbero tollerato dal primo giorno occupazioni illegali. I danni di oggi sono, si frutto dell’illegalità del convoglio della libertà e dei successivi aggregati, solo la loro di libertà, perché quella di tutti gli altri conta meno di zero e può essere tranquillamente calpestata, ma anche della sottovalutazione del fenomeno da parte di chi doveva contenerlo dal primo giorno. Incapaci di guardare oltre il naso, ora finalmente si accorgono del disastro al quale hanno contribuito.
Per contro, gli ambiziosi manifestanti sperano in un probabile contagio degli estremisti e no tutto europei. E mica sbagliano, i cattivi esempi hanno un fascino che quelli buoni, purtroppo per noi, non esercitano.
A chi attribuire la maggior responsabilità tra camionisti-no tutto ed estrema destra o governo ed autorità non lo so e non mi appassiona. Diversamente, attrezzato di bilancino di precisione, avrei fatto il farmacista, non il giornalista. Sicuramente se né sarebbero giovate le mie tasche, ma mi va bene così.
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