Il 9 maggio di Putin: proviamo a riflettere insieme

“L’operazione speciale militare in Ucraina voluta dalla Nato”

Gianvito Pugliese

Difficile io non abbia in testa lo schema di quello che voglio scrivere, ma ora devo andare a braccio, navigare a vista, cosa che mi piaceva immensamente, forse un giorno vi racconterò qualche avventura di mare, quién sabe? La questione è grossa, complessa, con tante sfaccettature da considerare, analizzare, sviscerare.

Cominciamo al contrario. Si perché partiamo da qualche dichiarazione, piuttosto che dalle immagini, che rivelano all’attento osservatore molto più di quanto dicano le parole. Lasciando da parte il proverbio, che recita che la parola ci è stata data per nascondere il pensiero, e Putin è oggettivamente il top in materia, la postura, l’atteggiamento, le smorfie ci dicono assai più di tutto. Immaginate di ascoltare, grazie ad un microfono nascosto, una coppia al primo incontro a cena e di aver modo di osservarla. Ciò che potrà dire l’uno o l’altra risulterà banale, spiritoso, svenevole, ma ci dice poco o nulla. La tensione del primo incontro, la spasmodica volontà di piacere di entrambi (senno che ci stanno a fare? Per scroccare una mangiata?) falsa il dialogo. Non mente invece la postura. Colui o colei che vuole che si sia altro si protende verso la compagna o il compagno. Se l’altro assume la stessa postura sono, senza saperlo, già una coppia affiatata, se l’altro si tiene a distanza è ancora indeciso o non convinto. Per lo meno quello gli suggeriscono i sentimenti. E su Putin oggi ed il contesto ho parecchio da dire.

Ma prima alcune sue frasi del discorso di oggi sulla Piazza Rossa: “I paesi della Nato non hanno voluto ascoltarci“. I rintocchi dell’orologio della Torre Spasskaya stava per dare inizio alla parata del 9 maggio per il 77esimo anniversario della vittoria contro la Germania nazista. Che poi non è monopolio russo, ma condivisa con gli Alleati.
Quindi “La difesa della Patria, quando il suo destino è stato deciso, è sempre stata sacra” ed ai militari: “state combattendo per il nostro popolo nel Donbass, per la sicurezza della nostra Patria”.
Il nostro dovere è conservare la memoria di coloro che hanno schiacciato il nazismo. La Russia ha sempre sostenuto la creazione di un sistema di sicurezza uguale e indivisibile. I paesi della NATO non volevano ascoltarci, il che significa che, in realtà, avevano altri piani e lo vediamo”.

Una narrazione ai militari presenti ed al popolo via televisione e radio; nessun civile e se non erro è la prima volta che la sfilata non si svolge tra ali di popolo con le bandierine sventolanti. Brucia ancora, evidentemente, il ricordo di quanto avvenuto allo stadio di Mosca il 17 marzo, dove s’interruppe la trasmissione televisiva, ma non per mano di Anonymus, come ipotizzammo, o per danno tecnico, versione ufficiale, ma per il tempo necessario alle forze di polizia per mettere a tacere una numerosa e rumorosa contestazione a Putin. da parte degli “invitati”, peraltro selezionati.

Meglio evitare il pericoloso “popolo”, per quanto addestrato ed indottrinato. Prima di riferirvi un’interessane esternazione del direttore della Cia, restiamo su quella narrazione farlocca, la ripetizione all’infinito che l’invasione dell’Ucraina è stata provocata dalla Nato. Se l’Ucraina vi avesse aderito i confini russi sarebbero stati minacciati dalla Nato. La Russia confina con Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Georgia, Azerbaigian, Kazakistan, Cina, Corea del Nord, Mongolia. Ma Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Norvegia sono tutti Paesi rigorosamente Nato, e quindi uno in più, uno in meno, nessuna differenza.

Stupisce che nel popolo russo non ci sia. qualcuno che conosca confini russi e Paesi Nato. Temo peggio però, se parla finisce in Siberia per aver diffuso “fake news” geopolitiche o semplicemente geografiche. Putin, che più volte abbiamo definito un abile bugiardo seriale sa bene che una bugia ripetuta all’infinito, anche se smentita dalla realtà lapalissiana, finisce per essere presa per una verità ed insiste su questa patetica e risibile manipolazione delle ragioni dell’invasione.

Guardatelo bene Putin: non si gode la parata, è teso, visibilmente, ad un certo momento reagisce decisamente male, sembra colpito da un’angina per come respira, il tutto provocato da un foglio di appunti del discorso che tarda a riuscire ad aprire. E’ l’immagine di un uomo, se non malato, come molti affermano, stanco e da troppo tempo tempo alle corde.

E lo è alle corde, lui uomo fondamentalmente ottocentesco, da quando vive nell’incubo che i russi facciano il paragone tra l’inesistente e fallimentare economia russa, nonostante riserve naturali di gas, petrolio e di metalli nobili e ricchezze estrattive, ed il resto del mondo, a cominciare dalla Cina, senza arrivare ai Paesi dell’occidente o agli Usa. Per non parlare del tenore di vita. In Russia, quelle ricchezze naturali sono patrimonio privato di pochi oligarchi, al popolo non arriva un rublo bucato.

La cricca del Cremlino con Putin, Lavrov, Peskov e compagnia cantante, deride ufficialmente le sanzioni occidentali, ma il popolo, già misero, rischia la fame e la fame è cattiva consigliera. Ecco che una bella guerra per la difesa della Santa Madre Russia, di cui oggi ha parlato, unita al sogno nascosto, fatto trapelare attraverso il fido Medvedev, più fedele di un cane da guardia, di “costruire finalmente un’Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”, data in pasto ad un popolo che tradizionalmente è vissuto benino alle spalle delle ruberie a danno dei Paesi del Patto di Varsavia, trattati da Mosca come schiavi, anzi peggio. Un sogno, Putin lo sa, da una cospicua tregua e la rivolta di popolo se non scongiurata è rinviata, soprattutto ora che la Santa Madre Russia rischia di essere invasa dagli ucraini, risvegliatisi nazisti, con la perfida Nato, espressione di quell’occidente, regno del male prospettato dal Patriarca Kirill. Francamente una telenovela delle più dozzinali e banali. La Propaganda del Cremlino, con quello che costa, qualcosa di meglio poteva inventarlo.

Dulcis in fundo a furia di nomine politiche Putin si ritrova delle Forze armate da Operetta, con generali, che oltre a farsi ammazzare a dozzine sul fronte ucraino, secondo gli esperti in strategia militare, la materia non sanno neanche dove stia di casa. C’è chi aggiunge che Putin, temendo per primo un colpo di Stato militare, avrebbe ceduto alle loro insistenze e regalato ai suoi “strateghi” una guerra, per tenerli occupati e fedeli.

Chiudiamo con una indiscrezione. William Burns, direttore della Central Intelligence Agency statunitense, ha dichiarato sabato che Vladimir Putin riterrebbe che “raddoppiare il conflitto militare in Ucraina migliorerà il suo esito nella guerra”. Ed ha aggiunto “È in uno stato d’animo in cui non crede di potersi permettere di perdere, Penso che sia convinto in questo momento che raddoppiare ancora gli consentirà di fare progressi“.

In sostanza una conferma delle argomentazioni fin qui svolte.