Il caffè con il lettore
Atrteju “la storia infinita” e tragica di agganciare una cultura ignota
Gianvito Pugliese
Cara Giorgia Meloni, le/i mie/i ospiti del caffè di oggi avranno pazienza. Ci tocca scrivere una lettera aperta alla Premier in pectore Giorgia Meloni. Già, in questo Paese il Premier non esiste, perché semplicemente il sistema di funzionamento della macchina pubblica scolpito dalla nostra Carta Costituzionale prevede tutt’altro con lo scopo di bilanciare i poteri e tutelare la democrazia nel Paese. Non dimentichiamo che il nostro Paese, quando fu gettata giù la bozza di Costituzione, che poi diverrà la più bella del mondo, salvo modifiche di sfascisti di ogni colore ed estrazione politica, aveva pagato un grossissimo tributo di sangue a causa della guerra fratricida tra Italia meridionale, liberata dagli Alleati ed Italia settentrionale con la repubblica di Salò controllata dai nazi-fascisti. In realtà più dai primi che dai secondi, ridotti a lacchè. La riconquista della democrazia ebbe un costo tale che i padri costituenti, che la consideravano bene primario, intesero tutelarla a qualsiasi costo, Di qui la tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), il Presidente della Repubblica, capo dello Stato, il Presidente del Consiglio dei Ministri, capo dell’esecutivo, l’autonomia dall’esecutivo del Parlamento e della Magistratura, sia inquirente che giudicante. Meloni aspira al premierato, legittimo, anche se non condivido che si sfasci un’architettura costituzionale di eccezionale equilibrio, per garantirsi quei “pieni poteri” che sono il pallino fisso di nazionalisti e sovranisti. Li invocò Salvini nell’agosto 2019 e mal gliene incolse, li vuole Meloni, pronta a giocarsi tutto nella speranza, secondo me vana, di ottenerli. D’altra parte se, care/i amiche/i pensate per un attimo alle loro radici politiche, che amino quanto più di avvicina all’assolutismo è, oserei dire, quasi naturale. Dovremmo meravigliarci da parte loro di un atto, che sia uno, di esaltazione dei principi democratici.
Premessa lunghetta, chiedo scusa perché la lettera aperta riguarda Atreju l’argomento sotto i riflettori dei media nostrani, e che, appena fuori dei confini, semplicemente non esiste. Ma anche nella comunicazione ormai l’autarchia sta prendendo velocemente piede.
Dunque, cara/caro, come preferisce, Presidente del Consiglio, anche se in realtà parlo al leader di Fratelli d’Italia, lei ho notato non solo è convinta che la sua destra (non la destra storica che comprenderebbe i liberali, ormai protetti dal WWF come animali in estinzione, dopo la carneficina che ne ha fatto il defunto Silvio Berlusconi, che se li attirò e li estrinse. Che altro poteva fare e ci si poteva aspettare dal fondatore del partito-azienda?) potrebbe espugnare “il caposaldo” della cultura, ma che lo stia già facendo con successo. Non è vero? Le devo riportare le sue citazioni sulla mostra su Tolkien?
E se voleva davvero questo risultato, non sarebbe stato serio mettere all’organizzazione qualcuno di diverso da Donzelli? Cosa ho da dire di lui: mi basta ricordare che è costato al Sottosegretario di Stato alla giustizia Delmastro un rinvio a giudizio per “rivelazione del segreto d’ufficio”. Stendo un velo pietoso su questo governo dove di rinviati a giudizio ce ne sono diversi, inquisiti non si contano. Alla faccia dei principi della Severino.
Atruja, il vostro cavallo di Troia, per la conquista del fortilizio “cultura” poco a a che fare con le trovate di Ulisse e molto con quelle della dozzinale comicità.
E si sta rivelando una passerella disastrosa per i personaggi che si avvicendano. E vorrei ricordare, da ultimo ma non ultimo, l’incauto direttore Rai Paolo Corsini (in copertina), che non pago di attaccare Schlein, evidentemente anelava farsi bello ai suoi occhi, signora Meloni, ha messo la ciliegina sulla torta con l’ormai noto: “Noi di Fratelli d’Italia”. Ma sa costui, e lo sa anche Lei a questo punto, che significa servizio pubblico, che impone equidistanza e intolleranza partitica, non politica, sottolineo. E purtroppo vero che avete trasformato la Rai, come molti affermano in tele Meloni-Kabul, se è vero, come è vero che l’unico format, col bilancio in attivo, che rinsanguava le casse dell’anemica Rai era “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, regalato alla Nove, che ha consentito alle tv della famiglia Berlusconi, di conquistare primati, mai ottenuti fino al giorno del suo insediamento a palazzo Chigi.
Torniamo a Corsini e all’attacco ad Elly Schlein: “Hanno preferito occuparsi di come vestirsi e di che colori utilizzare piuttosto che confrontarsi“. Il riferimento insulso è alla figura dell’armocromista scelta da Schlein. Capisco che Corsini sia furioso per le sue scelte catastrofiche dei programmi sostitutivi degli epurati, che hanno registrato flop semplicemente immensi.
In un Paese serio, che vuol essere qualcosa nel mondo, come lo era fino al giorno prima che Lei si sedesse a Palazzo Chigi, i flop di Nunzia De Girolamo e Pino Insegno bastano ed avanzano per un licenziamento in tronco. Ma Corsini è uno stacanovista del cacciarsi nei guai. Ovviamente le opposizioni insorgono: “I suoi programmi vanno male e lui, invece di stare a lavorare in Rai per provare a risollevare, che fa? Sta ad Atreju non a fare il semplice conduttore ma ad attaccare Schlein. Non si è mai visto un direttore della Rai che attacca ad un’iniziativa di partito la leader di quello avversario come se fosse un militante. Inaccettabile. Si scusi o si dimetta“. Io francamente delle scuse di uno così non so che farmene.
Meloni, parliamoci sinceramente, la cultura è il contrario di ciò che lei ama e persegue, il pensiero unico che è il contraltare di quei pieni poteri che insegue, per governare senza dover render conto ad un’opposizione che, per quanto divisa e disastrata, comunque le da un enorme fastidio.
La cultura, significa disporre di uomini colti nelle proprie fila. valorizzarli al massino, e non privilegiare gli ex mazzieri. Buon Dio, ma dove vuole arrivare in questo modo?
Tornando a Corsini, l’a.d. della Rai Sergio, ha chiesto una relazione sul caso. Si apre una seria inchiesta? Neanche per l’anticamera del cervello, l’ex democristiano, in quota Casini, Roberto Sergio, ottimo navigante nelle acque impervie della Rai che richiedono virtù camaleontiche di trasformismo fulmineo da progressismo a sovranismo, altro che la conversione di San Paolo sulla Via di Damasco, non so neanche se quella relazione la leggerà mai. A che pro perdere tempo: mai come ora in questa Italia al contrario, dove Corsini ha guadagnato punti ad Atreju, anzichè ricevere il classico calcio bel assestato.
Devo dire, che in apparenza c’è un enorme movimentismo in questo governo, ma credo che qualcosa dovete pure averla letta ed è il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e fatto tesoro del motto “bisogna che tutto cambi perché nulla cambi“.
Meloni, sia chiaro la cultura non è né di destra, né di sinistra, si tratta solo di chi la considera meno Cenerentola dell’altro, della presenza nelle proprie fila di uomini colti e, soprattutto di saper amare chi la pensa diversamente da noi. Onestamente trova, anche solo una cosa dalle sue parti?
Non mi crederà, pazienza, ma mi piacerebbe tanto sbagliare in certi giudizi, per il bene dell’Italia. Le piaccia o meno sono un Patriota, come tutti quelli che all’Italia hanno dato e non l’hanno munta.
A domani.
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“Noi di Fratelli d’Italia”, bufera sul direttore Rai Corsini ad Atreju che attacca Schlein. Pd e M5S: “Si dimetta”. L’ad Sergio chiede una relazione
“Come sta il nostro partito?”. Ed è polemica sulla domanda che Paolo Corsini, direttore degli approfondimenti Rai, ha rivolto ad Atreju mentre moderava l’incontro che ha aperto la festa di FdI a Roma. Ma non finisce qui. Il giornalista ha usato più volte il termine “noi” riferendosi ai dirigenti del partito della premier Meloni e rivendicando il suo ruolo di “militante”. E ancora. Si è rivolto anche all’opposizione e rivolgendosi indirettamente alla leader dell’opposizione e segretaria del Pd Elly Schlein che ha declinato l’invito a partecipare all’evento (“perché il confronto si fa in Parlamento”). “Hanno preferito occuparsi di come vestirsi e di che colori utilizzare piuttosto che confrontarsi” ha detto il direttore Rai riguardo alla figura dell’armocromista scelta da Schlein. L’ad Roberto Sergio ha chiesto una relazione sul caso.
Le opposizioni insorgono. A partire dal Pd. “I suoi programmi vanno male e lui, invece di stare a lavorare in Rai per provare a risollevare, che fa? Sta ad Atreju non a fare il semplice conduttore ma ad attaccare Schlein. Non si è mai visto un direttore della Rai che attacca ad un’iniziativa di partito la leader di quello avversario come se fosse un militante. Inaccettabile. Si scusi o si dimetta”, attccano i componenti dem della commissione di Vigilanza Rai.
Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Partito democratico, chiede: “Può un dirigente della Rai aprire la festa di partito e dire pubblicamente ‘noi di Fratelli d’Italia’? E ancora, lo stesso dirigente, Paolo Corsini, può attaccare dal palco di Atreju la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein? La Rai non ha mandato in onda un programma sulla mafia di Roberto Saviano perché lo scrittore napoletano aveva criticato il ministro Salvini. Vorremmo lo stesso trattamento per Paolo Corsini: le sue dimissioni da direttore dell’approfondimento giornalistico della Rai”.
Sul piede di guerra anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto, Dolores Bevilacqua, Anna Laura Orrico e Riccardo Ricciardi: “Non scopriamo nulla di nuovo, ma sentire dalla viva voce del direttore dell’approfondimento Rai Paolo Corsini definirsi ‘militante’ e parlare di ritoccato orgoglio alla Festa di Fratelli d’Italia, sorprende comunque. Non per quello che dice: la sua appartenenza è nota a tutti, ma per la sfrontatezza di esprimerle senza remore in una festa di partito, davanti a tutti, dimenticando totalmente il suo ruolo di primo piano nel servizio pubblico. Domanda: ai vertici Rai va bene così o prenderanno provvedimenti?”.
Corsini è già finito nelle polemiche per il flop degli ascolti sul palinsesto Rai. Dalla chiusura anticipata di Avanti popolo, il talk di Nunzia De Girolamo che non è riuscito a decollare dalla media del 2% al programma Mercante in fiera di Pino Insegno.