Il caffè con il lettore

Un giudice californiano ha bloccato una legge contro il porto d’armi in pubblico

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti del caffè, la prima trance della tre giorni di festività, che poi è l’ultima del 2023, è appena dietro l’angolo e proviamo a tornare alla “routine”, che significa per noi non dimenticare che lavocenews.it è un giornale fatto da cittadini del mondo per i cittadini del mondo, con un occhio particolare all’eterna Cenerentola: la cultura.

Questo significa che tra un classico e, forse anche divertente, cul de sac in cui si sono cacciati Meloni e Conte, provando a coinvolgere Di Maio, che si è chiamato fuori, ed una decisione di un giudice californiano sulle armi, portate liberamente in pubblico, opterei, con Vostro consenso, per la seconda. Non solo perché il primo è svoltato l’angolo e l’altro in California, ma, soprattutto, perché nel primo caso è il solito ping pong politico sulle responsabilità (oggetto del contendere il Mes) e l’altro riguarda la vita delle persone in un Paese come gli Stati Uniti che detiene il triste record assoluto di civili morti ammazzati da altri civili, armati fino ai denti, tanto da far impallidire un incursore dei marines. in assetto da battaglia.

La legge, controfirmata dal governatore democratico della California Gavin Newsom, sarebbe entrata in vigore il prossimo primo gennaio dopo essere stata approvata a settembre, e avrebbe proibito ai cittadini dello Stato – con o senza licenza – di portare con sé armi occultate in 26 luoghi, che vanno dai parchi pubblici, ai luoghi deputati ai giochi per bambini, dalle scuole alle banche e persino allo zoo. Tutti luoghi che in California hanno registrato stragi soprattutto di minori.

Il giudice di distretto Cormac Carney, ha concesso un’ingiunzione preliminare, fermando l’entrata in vigore della legge. trattandosi a suo giudizio di un testo “radicale, ripugnante nei confronti del Secondo emendamento” (l’articolo della Costituzione americana che permette la difesa con armi da fuoco) “e apertamente provocatorio nei confronti della Corte Suprema” a maggioranza conservatrice.

La decisione è stata festeggiata come una grande vittoria per la California Rifle and Pistol Association, la lobby pro-armi che aveva proposto ricorso per bloccare la nuova legge.

Ora io capisco che le lobby, soprattutto quando sono tra le maggiori finanziatrici di partiti che contano (come i Repubblicani negli Usa), riescano ad esercitare forti pressione finanche sui giudici che, non dimentichiamo, in America sono di nomina politica e come tali partiticamente schierati. Capisco pure che il popolo americano è l’erede diretto di quei bovari, va bene chiamiamoli cowboy, ma sempre bovari restano, che con colt e winchester in pugno hanno strappato la terra ai legittimi proprietari, i nativi americani denominati pellirosse, il che già ti annunziava il futuro razzista del Paese, dove per decenni ha operato indisturbato quel Klu Klux Klan, che ha impiccato, quando non messo al rogo, tanti, troppi uomini e donne di colore assolutamente senza colpa.

D’accordo, se le origini, pure recenti, sono queste non puoi aspettarti azioni e comportamenti da gentiluomini. La legge del più forte, oggi più economicamente, che muscolarmente, vige indisturbata. Il che piaccia o no fa di un grande Paese, forse il maggiore del Mondo. una civiltà che non si è mai evoluta rispetto alle obsolete leggi della jungla.

Questo lo dico, senza minimamente disconoscere i meriti Usa nei confronti del vecchio continente. D’accordo furono gli inglesi a tenere duro contro i nazisti, pagando un prezzo di sangue mostruoso, ma senza l’America si sarebbe scritta una triste storia ben diversa, col nazismo incontrastato padrone dell’Europa. Ed il piano Marshall, sostenuto dagli Usa, ha permesso la ricostruzione post bellica dell’Europa e ci ha avviati fino al boom economico degli anni 60.

Tutto questo possiamo e dobbiamo metterlo in bilancio quanto ci occupiamo di cose Usa, ma i figli “so pizz e core” solo a Napoli? E scusate, ma la strage frequentissima, anzitutto di bambini, ma anche di donne e uomini, inermi e senza altra colpa che quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato, non fa specie anche all’americano medio?

E devo rispondere, spero che non mi giudicate male per questo: “evidentemente no!”. Se così non fosse i partiti (in realtà il partito repubblicano) si guarderebbero bene dal difendere gli interessi dei fabbricanti di armi, che tutti sappiamo bene essere fabbricanti di morte e distruzione. Se così non fosse, troppo costerebbe loro accettare quei finanziamenti sporchi finanche del sangue dei propri figli piccolissimi e perciò stesso indifesi. Gli elettori dovrebbero punirli senza se e senza ma.

Purtroppo quel principio da cavernicoli che è il secondo emendamento, sembra che nell’americano medio conti assai più del sangue dei propri figli. In copertina una strage di bimbi nel Texas.

E siccome questi sono i termini della questione, la guerra delle persone civili alla lobby delle armi durerà ancora molto e potrà essere vincente solo con una radicale modifica della cultura americana. Non ho nulla contro la gradevolissima musica Country, contro lo spettacolo dei rodei. ma se tutto ciò dev’essere esaltazione del principio della violenza, come mezzo di conquista del potere e del successo, allora è lecito guardare questi, apparentemente innocenti, fenomeni, come esaltazione di quella cultura negativa che va estirpata alla radice. Ma non so quanto ci vorrà e se il buono, prevarrà sul cattivo, come nei film western, anche se una domanda ce la dobbiamo porre: “ma siamo sicuri che vinceva il vero buono?”. E si, perché la prospettiva del film western è cambiata dopo quel capolavoro di Soldato blu (Soldier Blue), film statunitense del 1970, diretto da Ralph Nelson, con due strepitosi interpreti principali Candice Bergen e Peter Strauss.

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