Il caffè con il lettore
Per Trump un nuovo scandalo. Il Nyt: “Quando era presidente ha ricevuto 7,8 milioni di dollari da governi stranieri”. Sicuri che in Italia è diverso?.
Gianvito Pugliese
Gentili ospiti del caffè di oggi, vi confesso candidamente che faccio un’enorme fatica a cercare di capire il modo di ragionare degli statunitensi. Ma a ben pensarci non è poi che sia tanto diverso da quello del nostro ceto basso, laddove la cultura è una sconosciuta e la legge del più forte, quella cioè della jungla, la fa da padrone.
Questo, in un certo modo, spiega come Donald Trump, nonostante le grane e le accuse giudiziarie non si contano più, sia dato per favorito nelle primarie presidenziali repubblicane. A nulla sono valse le accuse di sottrazione di documenti riservati dalla Casa Bianca, di tentativo di colpo di stato quando era presidente uscente, con l’assalto a Capitol Hills (in copertina), di aver tentato di sovvertire l’esito delle elezioni con una pletora di giudizi temerari, tutti respinti, di aver corrotto finanche una porno diva perché non rivelasse di essere stata la sua amante. Ne sono valse le condanne per evasione fiscale e truffa aggravata alle banche di New York. Ma viene ignorata l’accusa pesantissima di Yuri Shvets. ex spia Kgb: “Trump risorsa russa per 40 anni”.
Ma oggi è accaduto, a mio avviso, qualcosa di ancora più grave, una sorta di conferma che Donald Trump, sia stato e sia uomo di Putin, o meglio una marionetta nella mani del dittatore russo. Trump, durante la sua presidenza, ha ricevuto almeno 7,8 milioni di dollari da governi stranieri, in gran parte dalla Cina, spacciata da Trump come il principale nemico Usa ed effettivamente rivale nella competizione per il primato economico e commerciale nel Mondo.
Lo rende noto il New York Times che pubblica “nuovi documenti appena diffusi dai democratici della commissione di vigilanza“. Il rapporto “White House For Sale” (Casa Bianca in vendita), risponde da parte democratica all’indagine di “impeachment lanciata dai repubblicani contro Joe Biden e la sua presunta complicità negli affari esteri del figlio Hunter“.
Tutto nasce dall’analisi di documenti prodotti durante una controversia in tribunale che porta a scoprire i governi stranieri, compreso il più importante avversario statunitense come Pechino, che hanno interagito, direttamente o attraverso loro controllate, “con le imprese di Trump mentre era presidente, pagando milioni di dollari al Trump International Hotel di Washington Dc, al Trump International Hotel di Las Vegas, alla Trump Tower sulla Fifth Avenue a New York e alla Trump World Tower all’845 United Nations Plaza a New York“. La cifra ammonta, come già detto, a non meno di 7,8 milioni di dollari.
Dunque, Donald Trump quanto da Presidente degli States aizzava le folle contro la Cina ed i cinesi, chiedendo a tutti di non commerciare con Pechino, in realtà prendeva in giro gli americani, per usare la formula più garbata, perchè lui gli affari li faceva ed i guadagni erano lauti.
Se devo dirvela tutta in questa storia vedo la sordida manina dello zar Vladimiro. Con la Russia in gravissima crisi economica, che gli sarebbe costata la poltrona se non si fosse inventato la guerra santa contro l’Ucraina, Putin non poteva certo continuare a finanziare il suo uomo negli Usa, avido e costoso. Ma non poteva neanche tagliargli i viveri puramente e semplicemente. Non è difficile immaginare che si sia reso mediatore presso Xi Jinping degli interessi economici di Trump, cedendo ai cinesi parte del suo potere sulla marionetta americana, in cambio dello sgravarsi in parte o in tutto del peso economico dello stesso, mantenendone peraltro il controllo.
Ora l’ho detto tante volte che fra poco avrò la nausea a furia di ripeterlo. L’americano medio è l’erede morale e spesso, attraverso le generazioni, anche materiale, dei cowboy, ovvero i bovari che pistole e winchester in pugno strapparono le terre ai nativi americani, legittimi proprietari, massacrandoli e sterminandoli anche con malattie importate per le quali i cosiddetti pellirosse non avevano difese immunitarie.
Dunque lo spirito di “Mezzogiorno di fuoco”. dei duelli con le colt per sistemare i rapporti da persone e gruppi, sono nel dna. Ma come si fa, davanti a tanti bambini, i loro figli e nipoti, morti massacrati, certo a causa di un giovane o adulto squilibrato che li spara, ma anche e soprattutto perché le leggi, che loro difendono, quelle della libertà di portare armi, anche da guerra, ovunque, cadendo nella trappola della lobby delle armi, cioè dei mercanti di morte, permette a quei violenti assassini di farne strage, senza poter essere fermati. se non dopo che hanno ucciso, massacrato, sterminato.
E’ conseguente che questa gente, che non legge, non ascolta notiziari seri, in una parola incolta, che si documenta solo con le fake news dei social, non sappia e preferisce non sapere e tanto meno confrontarsi con i colti ed i loro mezzi d’informazione. Che il loro idolo sia l’uomo forte, il predatore, il bugiardo impostore, il corruttore che fa i soldi. Hai fatto i dollari, come non importa, e m’illudo che li farai fare anche a me e ti voto.
Ma alla fine, ripeto la domanda, siamo tanto diversi? Soldi russi, tanto per fare un esempio, sporchi del sangue su cui si regge il Cremlino, ne sono circolati parecchi nel nostro Paese. Un grande leader abbiamo avuto in questi anni, ed è merito non dei partiti, ma di una scelta del Capo dello Stato. Fu Sergio Mattarella a volere Mario Draghi. Abbiamo permesso a quattro guitti dozzinali di gambizzarlo dapprima e killerarlo poi.
Aveva quasi il 68% del consenso degli italiani quando la congiura di palazzo lo mise in condizioni di lasciare.
E noi 68% lo abbiamo permesso, come pure che nelle stanze dei bottoni sedessero i suoi killer. Gran popolo siamo. E’ vero che ogni popolo ha il governo che si merita.
Ed andiamo indietro: abbiamo assistito a scalate fulminanti al potere di totali nullità, capaci solo di farci danni, ma disinformati quanto i bovari americani, i coatti italiani l’hanno scoperto sempre troppo darti e siccome amiamo essere diabolici, “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, tolto un guitto, precipitato nel consenso, subito il successivo, peggiore o minore poco conta, comunque della stessa razza.
Per raddrizzare il timone di questa nave alla deriva che si chiama Italia ci vorrebbe una rivoluzione culturale. Ma gli italiani le rivoluzioni le hanno fatte nella storia giusto cinque giorni a Milano e quattro a Napoli (troppi cinque per i meridionali). Troppo faticose, non siamo portati.
E fino a che la politica sarà quella fogna a cielo aperto che è, e non diverrà Politica con la P maiuscola, veri leader non ne avremo; se ne terranno lontani, consapevoli che un cavallo di razza in un branco di asini non ha possibilità di galoppare, deve adeguarsi al loro incedere, cioè divenire un asino per sopravvivere.
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