Il caffè con il lettore

Un editoriale di Renzi, una sorta di bilancio della politica italiana 2023 e la nostra opinione

Gianvito Pugliese

Carissime/i amiche/i ospiti del caffé… di questa mattina. Lo spunto alla discussione odierna, se concordate con me la scelta dell’argomento, è un’analisi che Matteo Renzi da direttore del Riformista fa della politica italiana a fine 2023.

Certo è singolare che il leader di un partito, anzi diciamolo pure di un partitino del tre per cento scarso, diriga un quotidiano che si definisce autonomo. Ma devo anche riconoscere che gli editoriali di Renzi sul Riformista sono assolutamente diversi dai suoi scritti su Enew, dove in quanto leader di Italia Viva commenta i fatti politici dell’ultimo periodo. Enew non ha periodicità fissa può andare dall’intervallo di tre-quattro giorni a quindici ed anche oltre. Lì l’ironia del fiorentino si scatena liberamente, negli editoriali sul Riformista, leggo la consapevolezza di scrivere da direttore di una testata, peraltro mai morbido.

Tra l’altro sono stato da tempo immemorabile un lettore del Riformista. in realtà di almeno una dozzina di testate e non solo italiane, anzi prevalentemente internazionali, e devo complimentarmi col “Collega” direttore perché la linea del quotidiano non è poi cambiata e si è mantenuta quella di sempre ed ai suoi giornalisti, dunque, deve aver dato piena libertà di espressione. L’esatto opposto dei triunviri di destra.

Il titolo dell’editoriale sul Riformista è già un manifesto d’intenti del Senatore di Rignano: “Credibilità Meloni disintegrata, volgarità Gasparri merita solo querele e Pd diventa sesta stella“. Ce n’è per tutti, ma nei limiti di una moderazione verbale che è assolutamente diversa da quella dei suoi interventi in Parlamento.

Per Matteo Renzi: “Tutto sembra sotto controllo. La legge di Bilancio viene approvata con le marchette di Lollobrigida, due milioni di euro solo per il suo staff. Ma quello della Meloni, caro Matteo? L’ho scritto e documentato nel mio editoriale di l’altro ieri è per il 2024 di ben 21 milioni di euro annui.

Renzi continua: “Giorgia Meloni umilia i suoi parlamentari impedendo di firmare emendamenti e considerandoli semplicemente schiaccia tasti, pigia-bottoni. Il Senato va in vacanza, prima di tutti, come sempre. Eppure ieri a Palazzo Madama c’era un clima diverso dal solito. La sensazione è che la vicenda MES sia più grave di quello che sembra. E qui l’dea mia e di Renzi divergono totalmente. Lui scrive: “E non per le ripercussioni a Bruxelles che saranno minime ma per le plurime ripercussioni in Italia, a Roma. Caro Matteo, è accaduto esattamente l’opposto di quanto prevedevi poco prima di Natale. L’asse Parigi-Berlino-Madrid, ha risposto forte e chiaro alle punture d’insetto della Meloni sul Mes e sul patto di stabilità. Come? Spero abbiate letto l’editoriale di ieri e lo schiaffone rimediato dalla Meloni, che incarta purtroppo l’Italia, dai tre Paesi europei di vertice, nei quali eravamo con Draghi, mentre ora siamo in coda con Orban. Il mio commento, infatti, è questo: “Sbattuta Roma, data per certa sede dell’Autorità Antiriciclaggio Europea, dietro Vienna, Bruxelles, Parigi, Francoforte, Dublino, Riga, Vilnius e Madrid. Un bel sogno svanito per le bizze di chi deve mostrare i muscoli in qualunque occasione, dimentico che in politica estera il bullismo non paga, anzi lo si paga e caro pure. Roma, intatti, ha ottenuto dall’Ue un punteggio da retrocessione”. Lei ride quando dice “tutti c’è l’hanno con me“, ma non c’è proprio niente da ridere scioccamente perché pagano l’Italia e gli italiani.

Torniamo al Riformista: “Fratelli d’Italia segna l’inizio della campagna elettorale di Giorgia Meloni che abbandona ogni remora moderata e si mette alla testa dei sovranisti. Aveva detto: con me finirà la pacchia dell’Europa, chiederò un pacchetto, cambierò tutto. È finita a mani vuote. La credibilità internazionale della premier esce disintegrata da questa ennesima caporetto diplomatica. Dopo l’Expo 2030, dopo la presidenza della Banca Europea degli Investimenti, ecco ancora un insuccesso dell’aspirante statista. Lei funziona meglio come influencer globale che come amministratrice pubblica. Non è un caso che mentre i ministri tedesco e francese dialogavano sul patto di stabilità, la nostra premier fosse concentrata sul pandoro-gate approfittando della crisi dell’altra influencer nazionale, la Ferragni”.

Ed ancora: “La Lega porta a casa la vittoria sul Mes, ma si trova la concorrenza feroce di una Meloni che si schiaccia a destra e di un Conte che fa… Conte. Cioè un uomo capace di sostenere tesi opposte con la stessa veemenza. Conte è al contempo l’uomo che firma i decreti Salvini sull’immigrazione e il punto di riferimento della sinistra progressista. È il premier che firma il Mes e il deputato che vota contro il Mes. È tutto e il contrario di tutto.E l’ambiguità di Conte mette in fuorigioco il Partito Democratico. C’era una volta un PD riformista, garantista, che non voleva l’aumento delle tasse e che sosteneva il lavoro. Oggi il PD è diventato la sesta stella: per il reddito di cittadinanza, per il giustizialismo, per i sussidi. E questo PD anziché rivendicare il lavoro di Paolo Gentiloni insegue la narrazione di Rocco Casalino: de gustibus non disputandum est”.

E ne ha anche per Forza Italia, un tempo grande partito europeista ora “partito del vorrei, non vorrei, ma se vuoi“. Ed elenca tutte le incongruenze di Tajani che afferma sistematicamente una cosa e vota l’opposto. E’ Forza Italia è davvero caduta in basso se la rappresenta in Senato “uno come Maurizio Gasparri, la cui volgarità non merita commenti. Solo querele”.

In chiusura Renzi fa gli Auguri al Paese. Siamo, vi ricordo, prima di Natale.

Il punto di divergenza, per il resto è tutto assolutamente vero e condivisibile è, secondo me, frutto di una diversa visione della missione giornalistica (la famosa linea editoriale) che distingue noi da loro. Siamo a poco più di due settimane dal nostro quarto compleanno. Siamo nati con la speranza, finora realizzata, di fare de lavocenews.it un giornale scritto da cittadini del mondo, per i cittadini del mondo. L’alto numero di lettori da altri Paese ci dice che -almeno in parte- la missione sta riuscendo. Ovvio che io guardi, anzitutto, a come l’Italia si colloca nei rapporti con gli altri Paesi e Renzi, più attaccato a quanto avviene a Roma (Palazzo Madama) e Firenze (Palazzo Vecchio), alle reazioni dei partiti dell’emiciclo parlamentare e degli elettori.

E qui giocano anche i rispettivi ruoli, lui di politico alla guida di un partito per quanto piccolo, ma dalle grandi ambizioni, io di assolutamente indipendente, con idee politiche forti e chiare, ma assolutamente estraneo a qualsiasi partito.

Sta di fatto che la necessità di far gli auguri al nostro Paese pur da posizioni diverse finisce per accomunarci.

A domani.

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