Il Caffè con il lettore

Oggi tocca al centrodestra. Ma si può dire ancora così?

Gianvito Pugliese

Ieri abbiamo chiuso questa rubrica, dopo un’ampia panoramica a sinistra, promettendo oggi di ficcanasare un po’ nella destra italiana.

Parlare di centrodestra è francamente un eufemismo, anzi lo dico papale papale, in omaggio alla Caput mundi, un imbroglietto. Il centrodestra era quello della discesa in campo di Silvio Berlusconi, quando Forza Italia faceva nella coalizione da padrone e sotto (tutti coloro che contano nel gioco popolare della “Passatella”). Anzi, molto di più. Il Berlusconi della prima ora sdoganò gli uomini e le donne (parlando di destra, all’epoca quasi estrema, il maschilismo era un marchio di fabbrica) della destra post fascista, fino a quel giorno condannati dalla prima repubblica all’eterna opposizione. Ne fu ripagato, con gli interessi, da un leader del Movimento sociale trasformata in Alleanza nazionale, quel Pinuccio Tatarella che, da vice presidente del consiglio, divise con Gianni Letta l’onere di indirizzare la politica berlusconiana che zizzagava senza vera metà, vivendo alla giornata.

Oggi gli eredi del MSI-AN, i Fratelli d’Italia rifondati da Georgia Meloni dopo un periodo trascorso sotto l’ala protettiva del Cavaliere nel suo stesso partito, sono in tutti i sondaggi (intenzioni di voto) il primo partito del Paese, primato insidiato solo dal Pd di Enrico Letta, da qualcuno (ma pochi) collocato al primo posto del podio. I due, comunque, s’inseguono di una mezza incollatura. FdI navigano ultimamente tra il 22 ed il 23,4%. Uno straordinario successo della loro leader Giorgia Meloni, partita dopo le elezioni del 2018 da poco più del 4%. La Meloni, che sente possibile poter divenire a breve la prima donna premier italiana (anche se in Italia il premier non esiste, più corretto dire Presidente del Consiglio….), modera per la prima volta i toni, cerca di frenare le intemperanze di Matteo Salvini che, dal 33% nei sondaggi in agosto 2019, quando fece cadere il Conte I, ora è dato al 13,4% e le gaffe, perdonabili data l’età avanza, di Berlusconi che ora è all’8%.

La somma tra nazionalisti e polulisti darebbe 36,8 contro l’8%. Vero che all’otto per cento del Cavaliere, vanno aggiunti i “moderati” cespuglietti (Toti, Lupi e compagnia cantante), che se si mettessero tutti insieme non supererebbero la soglia di sbarramento, ma i centristi si avvicinano a malapena alle due cifre.

Il nostro totale (36,4) è solo teorico, perché nella realtà c’è un fronte Salvini-Berlusconi 21,4%, contrapposto alla Meloni, che avrebbe così, solo due punti di vantaggio sul tandem.

La destra da sempre ostenta quella compattezza che non è neanche nei desideri di uno solo dei leader. Lo vogliono gli elettori conservatori e bisogna, almeno di facciata, accontentarli. In realtà la Meloni (che non è Pinocchio) lotta strenuamente per far riconoscere ed accettare ai suoi alleati-avversari interni, la sua premiership, il gatto-Salvini vuole invece l’assegnazione dei ministri ora, sulla base delle percentuali di parlamentari odierni (lui al 20% circa e la Meloni al 4%), e la volpe-Berlusconi lotta disperatamente, ma assai confusamente, per ribadire che senza di lui il centrodestra, semplicemente, non esiste. andando alle ultimissime proposte elettorali: Meloni rispolvera i blocchi navali, non vuol lasciare a Salvini l’esclusiva della lotta ai migranti, Salvini abbassa al 15% la flat tax, proposta da Berlusconi al 23% e a quest’ultimo restano i ponti gratis delle dentiere agli anziani ed il ponte sullo stretto a cui non credono più neanche i migranti appena sbarcati. Ora aspetto l’offerta al ribasso di Cetto La Qualunque.

Chissà perché, ma quando vedo i tre abbracciati, ed ancor più con i cespuglietti ai due fianchi, mi tornano in mente quei bei quadri con le immagini della fine di Giulio Cesare. Sarà che, a dispetto degli anni, la mia fantasia è ancora viva e vegeta.

A domani, magari parlando d’altro; lo so fin troppo bene che la politica, che la P maiuscola non sa più da decenni cosa sia, con buona pace di Renzi, non è un argomento amato. Significherà qualcosa se nei sondaggi, oltre il 60% degli aventi diritto al voto dichiara che sia asterrà.

Risultato della “parola agli italiani“: se si raggiunge il 40% scarso dei votanti, sarà grasso che cola. Maggioranza, dunque, col 20%, premier designato 11-12%. Ed ai quasi 68% degli italiani, che dichiarano di volere a Palazzo Chigi Mario Draghi, la politica fa il braccino a mo’ di ombrello.

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? dice in Senato Cicerone a Catilina. Tradotto: “Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”. Ergo: fino a quando pensate di poter abusare della pazienza dei cittadini? Scanso equivoci è rivolto all’intero emiciclo parlamentare, non ad una sola parte.

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