Il caffè con il lettore

Ghali e Roberto Sergio protagonisti di una vicenda sconvolgente. Il Paese è a rischio

Gianvito Pugliese

I miei ospiti del caffè … mi scuseranno questa mattina se non mi associo a loro nel consumare la nostra solita tazzina. Devo farvi necessariamente compagnia con un decaffeinato, peraltro delizioso, ma meno dannoso, dal momento che, avendo cominciato molto presto a lavorare, ho già abusato della nostra bevanda preferita.

Sarà per questo che l’argomento di oggi non scolpisce, come la trilogia dell’editoriale sulla Donna, qualcosa di positivo ed esaltante. Nulla è equiparabile all’universo femminile, e purtroppo una brusca caduta dalle stelle alle stalle.

Il fatto: Mara Venier, servilmente condividendolo, legge a Domenica In un comunicato di Roberto Sergio, Amministratore delegato della Rai, che si prostra ai piedi di Israele e del suo ambasciatore, assicurando che tutti alla Rai sono filo-israeliani ed approvano il genocidio dei palestinesi. Stigmatizza, infatti, il fatto che in una canzone di Ghali a Sanremo siano state proferite parole di condanna dei genocidi ed azioni simili.

Orbene Ghali, nella sua canzone, condanna i genocidi in generale, non muove accuse specifiche ad Israele ed al suo dittatore Netanyahu. Allora perché l’ambasciatore a Roma protesta vivacemente e Sergio si cala le braghe, prima di essere sostituito dalla filo israeliana Meloni? Perché sanno di star commettendo o coprendo un crimine di guerra, temono di doverne rispondere, ora che gli States dopo la dura presa di posizione della base democratica, sta prendendo le distanze e, senza pudore e negando le elementari regole della democrazia, appoggiano e proteggono i criminali, considerando pericolosi eversivi, coloro che osano ricordare al mondo effimero delle canzoncine di San Remo che fuori dell’Ariston e delle sue paillettes ci sono genocidi, a Gaza, come in Ucraina ed in un’infinità di Paesi africani dove le guerre tribali sono all’ordine del giorno, sobillate ed innescate dalla Russia e dai suoi mercenari Wagner di stanza in Africa.

Il comportamento servile e squallido di Roberto Sergio ha acceso peraltro l’ennesimo segnale rosso di grave pericolo per la democrazia nel nostro Paese. D’accordo, c’è ancora una Costituzione sana che prevede, grazie alle saggezza dei Padri costituenti, pesi e contrappesi per limitare i poteri ed impedire una deriva dittatoriale, ma di fronte ai costumi che cambiano rapidamente le garanzie rischiano di essere travolte.

Chiariamo, da tempo ormai la Meloni ha conquistato e sottomesso la coalizione di destra centro e quando prende una posizione o dice qualcosa c’è l’obbligo di attenersi ai suoi diktat. Chi se ne discosta paga le conseguenze. In cambio della fedeltà garantisce l’immunità e l’intoccabilità ai suoi fedelissimi. Già questo non è solo preoccupante, significa che le istituzioni democratiche e le sue regole non contano.

Esagero? E perché allora Sergio porge pubblicamente le scuse all’ambasciatore ed ad Israele che nessuno ha attaccato? Il Italia non si può più usare la parola genocidio perchè potrebbe essere riferita a qualcuno nelle grazie di Giorgia Meloni? Ma siamo in Italia o nella Russia di Putin, nell’ex Birmania della giunta militare golpista, nel Nord Corea di Kim Jong-un?

Esagero? Per nulla. La storia c’insegna, ed ha ragione Antonio Gramsci quando scrive “la storia insegna, ma non ha scolari“, che una minima sottovalutazione e la mancata vigilanza comportano un alto rischio dell’instaurarsi di un regime dittatoriale.

Così accadde nel 1922 ed i danni ce li siamo pianti fino al 1944. Oggi, ripeto, ci sono gravi segnali di tentativi d’instaurazione di un regime dittatoriale. Sergio ed il suo comunicato stampa sono la cartina di tornasole ed al contempo uno dei tanti campanelli d’allarme che stanno suonando.

Ciò che preoccupa è la divisione insanabile dell’opposizione, frammentata da tanti mini leader che tali non sono, ma solo piccoli individui assetati di potere ed inchiodati alle loro inutili poltroncine. Come si fa ad opporre un argine che non c’è, perché l’opposizione non esiste e quella che esiste è debole. Accadde tale e quale nel ’22. Furono democratici a rifiutare l’incarico di formare il governo e spianarono la strada a Benito Mussolini. Non è cambiato nulla. La maggioranza parlamentare è minoranza nel Paese, ma l’attuale minoranza che avrebbe vinto con discreto margine le elezioni se si fosse unita, vincendo gli individualismi, ha preferito lasciar vincere da destra, nazionalisti e sovranisti governano, i centristi reggono il mantello del re.

Il comunicato stampa di Sergio significa che già per molti italiani, che si sono piegati al servilismo verso il potere, la libertà di pensiero e di parola di cui all’art. 21 della Costituzione è solo un antico ricordo, ci hanno rinunciato.

Svegliatevi signori, smettete di cullarvi sulle idiozie di qualche personaggio in cerca d’autore che vi rassicura che tutto è a posto e l’Italia ha una solida democrazia inattaccabile. Sono solo bastian contrari che vogliono emergere nuovamente ed apparire sostenendo il contrario di quanto accade giornalmente.

Non abbassate la guardia, perché se lo farete i morti ed il sangue che scorrerà per riprendersi libertà e democrazia ricadranno sulle vostre coscienze, prima ancora di quelle inesistenti degli usurpatori.

A domani.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it.