Il caffè con il lettore

Esclusivo: le minacce ai giudici federali statunitensi raddoppiano dal 2021, guidate dalla politica

Gianvito Pugliese

Benvenute/i care/i ospiti del caffè… di questa mattina. Siamo fortunati oggi, lo spunto all’argomento in discussione ce lo offre un’inchiesta in esclusiva ella Reuters che abbiamo visionato anzitempo. Un privilegio che non può essere ignorato.

Come avete già letto nell’occhiello, suscita preoccupazione negli States praticamente il raddoppio in poco tempo delle minacce ai giudici americani, compresi quelli delle Corti federali. Diciamolo subito alla base di questo fenomeno, triste per la Democrazia e la stessa civiltà di un Paese, c’è la politica, e ni permetto di integrare l’articolo della Reuters, aggiungendo della cattiva politica.

Un attimo provo a riassumere i fatti prima di passare ai ragionamenti e trarre, se possibile qualche conclusione.

In tre anni -riferisce la Reuters- “le minacce gravi contro i giudici federali statunitensi sono più che raddoppiate, nel quadro di una crescente ondata di violenza di matrice politica” confermata dai “dati dell’US Marshals Service esaminati”. Ronald Davis, direttore dei Marshals: “l’agenzia, responsabile della protezione di 2.700 giudici federali e di oltre 30.000 procuratori federali e altro personale giudiziario, ha assistito a un forte aumento delle minacce legate alle aspre divisioni politiche del Paese Le minacce gravi contro i giudici federali – che hanno richiesto un’indagine da parte dell’agenzia – sono salite a 457 nell’anno fiscale 2023, terminato il 30 settembre, da 224 nell’anno fiscale 2021, secondo dati precedentemente non riportati. Anche le minacce gravi contro i procuratori federali sono più che raddoppiate, passando da 68 nel 2021 a 155 nel 2023, mostrano le statistiche”.

Il raddoppio si colloca temporalmente in “un periodo iniziato intorno alle elezioni presidenziali del 2020, quando i tribunali federali hanno esaminato una serie di casi altamente politicizzati, tra cui cause legali fallite intentate dall’ex presidente Donald Trump e dai suoi sostenitori che cercavano di ribaltare la sua sconfitta. Nello stesso arco di tempo, i funzionari elettorali hanno assistito a una raffica di minacce da parte dei sostenitori di TrumpGiudici e pubblici ministeri coinvolti nei procedimenti penali e civili di Trump hanno segnalato centinaia di messaggi minacciosi legati a quei casi, secondo i documenti giudiziari e le dichiarazioni pubbliche dei funzionari presi di mira. Funzionari della corte hanno anche riferito di minacce da parte di attivisti infuriati per la decisione della Corte Suprema del 2022 di annullare il diritto legale all’aborto.

Davis ha sottolineato la “crescente preoccupazione” che l’agenzia vive a causa di un’ondata di minacce in crescita esponenziale, alimentate da divisioni partigiane e “vetriolo” sui social.

Ieri Davis ha testimoniato dinanzi alla sottocommissione giudiziaria della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti: stando ai “dati, le 457 minacce gravi contro i giudici nel 2023 hanno segnato un drammatico aumento rispetto al 2019, quando i Marshals avevano indagato su 179 di tali minacce.In passato, i giudici dovevano affrontare soprattutto minacce da parte di persone sconvolte dalla decisione del giudice nei loro casi, ha detto Davis. Ora, ha detto, molti altri provengono da persone infuriate a causa della politicaL’ambiente di minaccia in questo momento che mi preoccupa è quando le persone non sono d’accordo con il processo giudiziario o il governo, e questo si trasforma in quegli attacchi verbali… E questo è l’inizio del processo che minaccia la magistratura e minaccia la nostra democrazia”.

Anche Merrick Garland, procuratore generale degli Stati Uniti, ha espresso allarme per “un picco profondamente preoccupante” di minacce incidenti che minacciano “il tessuto della nostra democrazia”. A supporto ha documentato “almeno 232 atti di violenza politicamente motivati ​​da quando i sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021. Tali attacchi includevano di tutto, dalle rivolte e risse durante le manifestazioni politiche ai pestaggi e agli omicidi politicamente motivati“.

Il primo assunto che pensavo di dover dimostrare era la minaccia alla democrazia che i climi di tensione politica estremizzati comporta, Credo che il ragionamento si rivelerebbe un superfluo “bis in idem”, un inutile duplicato dopo le chiare dichiarazioni di Ronald Davis e di Merrick Garland. Ma il loro ragionamento porta a qualcosa in più, che hanno semplicemente accennato ma non chiarito adeguatamente.

Posso sbagliare e so di fare un’affermazione forse profondamente innovativa rispetto agli schemi comunemente accettati per consuetudine.

Mi viene un sorriso se penso che una premessa simile, con di certo meno stile, face il Ministro della Cultura Sangiuliano, prima di svelarci la “balla” che “Dante era di destra”. Dirlo di un guelfo nero, è una bestemmia storica, unica cosa di destra che Gennaro Sangiuliano poteva attribuire al Sommo poeta e che l’Alighieri, apparteneva ai guelfi “neri”, ignorando o , peggio, tacendo che fossero l’espressione più anarchica estremista del tempo, che con destra e sinistra attuali ci stanno come il cavolo a merenda. Chiusa parentesi.

Torno al concetto da chiarire, comunque, aldilà se sia profondamente innovativo o meno. Certo le ideologie estremiste, di destra come di sinistra, hanno il loro peso nel clima di rispetto o di odio reciproco che si viene a creare il un Paese. Ma più delle ideologie che sono solo una base e niente più contano gli individui.

L’America, dove tutto è big, anche gli esempi che ci offre ce ne da ampia dimostrazione. I repubblicani, a prescindere dalla loro storica contiguità coi fabbricanti d’armi e di morte, sono storicamente una formazione politica conservatrice e come tale rispettosa delle istituzioni, delle regole e dei poteri dello Stato. Poi arriva un Trump qualsiasi, prende il sopravvento forte dell’appoggio incondizionato di Putin, se qualcuno ancora dubita che Trump sia l’uomo di Putin in America si faccia visitare, ne ha un bisogno impellente, e i suoi fans, che si definiscono repubblicani doc. arrivano ad assaltare Capitol Hill per impedire al Parlamento di insediare Biden che ha regolarmente vinto le elezioni, a dispetto delle invenzioni farlocche del candidato perdente. E partono minacce a giudici e finanche a funzionari degli uffici elettorali rei di aver conteggiato esattamente i voti, senza manipolarli pro Big Trump. Da non crederci.

Possiamo far pure fatica a crederlo, ma alla fine dobbiamo rassegnarci che le idee camminano da sempre sulle gambe degli uomini e sono gli uomini fondamentali per determinare il clima e la civiltà di un Paese.

Trump non è un uomo della democrazia, non lo è da cittadino, non lo è da imprenditore, non lo è da politico. E’ un dittatore che prova ad instaurare una dittatura dolce, ma non troppo, utilizzando il sistema democratico che al momento non può scavalcare, come vorrebbe.

Ed è dai dittatori in pectore, che dobbiamo guardarci, si chiamino Trump, Putin, Netanyahu, Orban o sapete chi vorrei aggiungere, ma me ne astengo, come da coloro che inseguono e perseguono “i pieni poteri”, che non rispettano i legittimi poteri dello Stato, come la Magistratura, che trasformano i Parlamenti in notai delle proprie decisioni e volontà.

E se qualcuno non vede ancora che in Italia stiamo vivendo pericoli analoghi, mi usi la cortesia di farsi fare da un buon oculista l’esame della vista e da un altrettanto bravo ottico un bel paio di occhiali.

E alle due categorie, oculisti ed ottici, rendiamo noto che eventuali donazioni a lavocenews.it sono decisamente utili e gradite.

Grazie anticipate.

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