Il caffè con il lettore
Coi tempi che corrono, capita che se ti azzardi a fare il tuo dovere vieni etichettato come “rancoroso”
Gianvito Pugliese
Care lettrici e lettori, giornata piena di notizie, dopo la stasi ferragostana e, per il nostro caffè, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Vorrei commentare con Voi un accadimento, apparentemente marginale, ma forse meritevole di particolare attenzione. Una triste eccezione che invece dovrebbe essere la regola.
La direzione del Pd ha reso note le candidature. C’è chi ha protestato per aver avuto un collegio “perdente”, rifiutandolo, e chi dopo averlo fatto ci ha ripensato. Ma l’episodio più clamoroso è la mancata candidatura di Luca Lotti.
Sicuramente ricorderete che il Ministro allo Sport, Luca Lotti, ritenuto renziano di ferro, balzò all’attenzione della cronaca giudiziaria per aver partecipato, accompagnando Palamara, presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati), a quella riunione, con la maggioranza dei membri del Csm, controllati dall’onnipotente ex-magistrato, per decidere chi sarebbe diventato procuratore della Repubblica di Roma, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone. E’ appena il caso di ricordare che il Procuratore di Roma ha competenza territoriale esclusiva su quasi tutti i reati commessi dal potere romano, mica noccioline.
Lotti, escluso oggi dalle liste dei candidati, accusa Letta di una decisione per “rancore e scelta politica”. E gli fa subito eco, l’astuto Renzi, che lungi dal difendere il “suo pupillo Lotti”, che molti ritengono, a ragione o torto, non so, un “infiltrato” renziano nel Pd, attacca genericamente Letta per le scelte fatte, guarda caso, ispirate a “rancore”.
Non è il caso qui di rifare il processo a Lotti, eventualmente criticare qualche provvedimento. E’ irrilevante. La politica, quella con la p minuscola, anzi microscopica, forcaiola con gli avversari, garantista all’eccesso con i propri uomini e donne, fa finta di non capire che una cosa è “la presunzione d’innocenza” che vale per l’uomo della strada, altri i requisiti di specchiata moralità che andrebbero richiesti al “candidato”, che come spiega l’etimologia della parola dovrebbe essere candido, specchiato, trasparente.
Se Lotti commise reato/i partecipando a quella riunione lo decide la magistratura e nessun altro, ma se il suo comportamento fu ispirato alla correttezza e trasparenza lo decide, o lo dovrebbe decidere, il suo partito. Lotti a quella riunione c’era e non partecipò certo ad una seduta di poker o di scopone scientifico.
Purtroppo, ormai da tempo è divenuto un po’ ovunque, in politica, titolo di merito essersela cavata, magari anche per avvenuta prescrizione, e dunque per il rotto della cuffia, da reati di ogni genere, ma più in particolare corruzione, tangenti, finanziamento illecito e simili. Non meravigliamoci, dunque, se chi svolge onorevolmente il proprio compito applicando sani principi venga poi accusato di essere “rancoroso”. Solo che dovremmo tenere in conto che chi accusa si qualifica.
Mi passate un esempio, che credo sia illuminante? Se vi trovate nel covo di Alì Babà e dei quaranta ladroni, parlare di onestà, rettitudine, morale non è che sarà molto “igienico” e apprezzato dagli ascoltatori.
Se continuiamo con troppi caffè, finirà che sarà meglio alternare con il decaffeinato. Alla prossima.
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