Il caffè con il lettore

In foto di copertina la povera vittima.

Gianvito Pugliese

Data l’ora forse sarebbe più adatta una bella camomilla che non il caffè.

Comunque, c’è assai poco da scherzare: ennesimo femminicidio a Bologna.

La vittima aveva denunciato le molestie che stava subendo e non risulta che nulla si sia mosso per prevenire ed impedire il crimine. La ministra della giustizia, Marta Cartabia, ha disposto al suo ispettorato di “svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all’esito, valutazioni e proposte”. L’iniziativa, dicono a via Arenula, è conseguente alle ricostruzioni di stampa sul femminicidio di Bologna.

Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna: “In questa vicenda non si può parlare di mala giustizia. La denuncia è stata accolta a fine luglio, il primo agosto è stata immediatamente iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Noi quello che potevamo fare lo abbiamo fatto”.

Sta di fatto che la vittima, Alessandra Matteuzzi, è stata uccisa a martellate dal suo ex, Giovanni Padovani, che la donna aveva denunciato a fine luglio per molestie.

Ed, a proposito di quest’ultima circostanza, il procuratore afferma: “Dalla denuncia della vittima non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”. Ai giornalisti che hanno chiesto perché non si sia adottato almeno il braccialetto elettronico, Amato ha chiarito: “Il vero problema che pone è quello dei costi perché già oggi quei braccialetti elettronici che potremmo dover utilizzare per alcuni reati, quando poi in concreto i vai a richiedere non si trovano. Serve la norma ma anche gli strumenti economici che la norma la fanno funzionare”.

E torniamo, aldilà delle inefficienze, che pure esistono, al nodo finanziamento della giustizia, delle forze dell’ordine e dell’edilizia carceraria.

Si ricorre spessissimo ai domiciliari anche in caso di detenzione preventiva in carcere opportuna. Una ragione semplicissima: nelle carceri non c’è posto. Il ruolo organico dei magistrati e personale ausiliario è talmente insufficiente che ciascun sostituto procuratore ha un carico altissimo che rende il suo lavoro quasi impossibile e spesso inutile. E quando si parla di riforme della giustizia, anziché provvedere ai mezzi finanziari indispensabili, sono spesso ispirate dalla vendetta del leader proponente, per processi e condanne subite,

Ci abbiamo impiegato quattro anni in Parlamento per partorire la norma sul femminicidio. A parte che rimangono scoperti i bimbi e gli anziani, in una parola i deboli, e sarebbe stata più utile un’aggravante specifica, prevalente su tutte le attenuanti, per ottenere pene più efficaci. Ma sono mancatele soprattutto norme attuative regolamentari, per evitare che lo stolking o le comuni molestie e minacce, potessero trasformarsi in violenze reali.

Eppure il numero delle donne morte è impressionante e non tende a diminuire.

Non mi sento di dar torto a chi sostiene che aldilà della prevenzione e repressione del crimine, sarebbe fondamentale che lo Stato si facesse carico di combattere e far cessare quella cultura maschilista di violenza e sopraffazione, quella che poi alla fine non permette di distinguere tra tanti connazionali ed i talebani.

E mentre i talebani di casa nostra continuano a spadroneggiare noi ci perdiamo in banali scuse ed in ispezioni, che sanno tanto di eterni inutili riti. Una sorta di anteprima al successivo rito funebre.

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