Il caffè con il lettore

Dubbio amletico. Ma non “essere o non essere. bensì “attacco al Colle o Pnrr”?

Gianvito Pugliese

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Lo confesso tranquillamente, con Voi -ormai lo sapete- non ho segreti: stamattina ero molto indeciso sull’argomento da discutere sorseggiando il nostro caffè. Ho optato per un fatto unico nella vita politica di questo Paese, la cui portata, temo, sia sfuggita ai più, Colleghi in primis. C’erano anche le primogeniture sul Pnrr, argomento davvero interessante. Ne parleremo. con ogni probabilità. domani.

Evento unico ho appena scritto e lo confermo. Un articolo di ieri della nostra redazione dal titolo emblematico “Quirinale: nessun “sentimento” del Colle su elezioni” ben sintetizza l’accaduto.

La voce news, in virtù del fatto che il Presidente Mattarella è tra i pochi politici amati dalla stragrande maggioranza degli italiani ed ancor più dai nostri lettori, ha seguito sin dai suoi primi articoli le iniziative del Quirinale e pubblicato la quasi totalità delle dichiarazioni del Capo dello Stato. Ebbene, un minimo di esperienza sullo stile della comunicazione dal Colle, ce la siamo, dunque, guadagnata sul campo.

A leggere l’ultima nota del Colle, per un attimo ci siamo stupiti, poi riflettendoci, abbiamo capito, o quantomeno, ci siamo avvicinati molto ai termini autentici della questione.

Mattarella ha imposto una comunicazione coerente al suo modo di essere: signorile, pacato, garbato, gentile, mai offensivo, ma non per questo non incisivo o capace di stigmatizzare quanto non va.

Quale mutamento in questo comunicato che qui riproduciamo nuovamente: “Sono del tutto privi di fondamento articoli che presumono di interpretare o addirittura di dar notizia di reazioni o ‘sentimenti’ del Quirinale su quanto espresso nel confronto elettorale. Questi articoli riflettono inevitabilmente soltanto le opinioni dell’estensore”. Una durezza inedita.

Questa è una campagna elettorale finora feroce e, per fortuna, al momento solo verbalmente. Forse la più feroce che si ricordi in Italia a memoria d’uomo. Vero che gli italiani, me compreso, hanno notoriamente scarsa memoria, ma credo proprio sia così. D’altronde, siamo reduci -e non ancora fuori- da due anni e mezzo di pandemia e da sei mesi di una guerra ibrida che la Russia ha voluto portare in Europa ed in occidente con l’invasione dell’Ucraina.

Tutto ci si poteva aspettare, salvo che qualche troppo zelante giornalista -scusate, ma se uno me lo definisce collega, lo querelo- di quelle testate-veline di partiti, che purtroppo esistono ed anche numerose, attaccasse a testa bassa, insinuando partigianeria da parte di Sergio Mattarella.

Permettetemi di sottolineare il “putroppo esistono”, in quanto ledono gravemente la credibilità della stampa italiana, in Europa e nel mondo, con buona pace dei Montanelli e dei Biagi, la cui eredità si è smarrita da tempo, salvo ritrovarla episodicamente il qualche articolo di nostri grandi giornali e nell pochissime testare indipendenti, troppe volte, purtroppo, “oscure” e poco visibili.

Tutto credo sia cominciato con una proposta elettorale, magari estemporanea e poco legata ai problemi concreti dei cittadini, ma comunque legittima. Quella della Meloni sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che assorbirebbe anche poteri e funzioni del Presidente del Consiglio. Quale sia il modello di presidenzialismo proposto dalla Meloni non è chiarissimo, lei dice alla francese, con punte dell’americana. Mi perdoni la leader di Fratelli d’Italia, ma a me sembra molto più ispirato al modello russo, che un campione di democrazia non si può dire che sia.

Estemporanea perchè sarebbe una radicale rivoluzione del sistema costituzionale, che richiederebbe una maggioranza parlamentare di due terzi, salvo dover passare dal referendum e dai quorum da raggiungere o meglio lontani anni luce da essere raggiunti. come è accaduto a quelli sulla giustizia strenuamente voluti dal centrodestra.

L’inguacchio, come si dice dalle mie parti, lo ha combinato Berlusconi, che fino a quel momento ed anche dopo, ripetendo proposte vecchie di vent’anni, quando non propone l’irrealizzabile déjà vu, propone cose ormai realizzate da tempo, sulle quali viene steso un velo pietoso. Partito alla carica, come il toro dinanzi al manto rosso, ma non provate a sventolare quello verde, che una cornata ve la prendere lo stesso, ha dichiarato: “Mattarella via se passa il presidenzialismo” (La Repubblica 13.8.2022) o “Col si al presidenzialismo, via Mattarella” (Rainews.it in pari data), solo per citarne due autorevoli fonti. Il giorno dopo messo in scena il suo siparietto di sempre: “non avete capito niente, io intendevo altro, bla bla bla“. Ovviamente la Meloni si è infuriata col vecchio Berlusconi: attaccare Mattarella costerà al centrodestra una barca di voti. Tutto in gran segreto: nel centrodestra sfoderano sorrisi ed amore reciproco, ma Berluconi-Salvini vogliono premier la Meloni, come Di Maio vorrebbe Conte, o Fratoianni, Calenda.

Ma la delegittimazione dell’inquilino del Colle, è cominciata lo stesso a dispetto delle smentite di facciata. Un vecchio eterno metodo. Fini, astro nascente del Pdl e maestro della Meloni, fu trucidato (asfaltato direbbero molti) dalla stampa e dalle tv berlusconiane per un modesto scontro verbale col Cavaliere in sede assembleare. Erano i tempi in cui, quegli stessi media asserivano la credibilità del Ministro Scaiola quando affermava di non essersi mai accorto che gli era stato regalato un appartamento dove abitava a Roma di circa 500 metri quadri con vista sui Fori imperiali.

Solo che il Quirinale non è l’armata Brancaleone. I consiglieri istituzionali ed i Colleghi dell’ufficio stampa, non paragonabili a nessun altro ufficio pubblico del Paese, hanno compreso e reagito subito. Berlusconi e co. questa volta non avranno gioco facile.

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