Il nuovo decreto scontenta tutti

La “fase 2” annunciata dal premier Conte sembra non essere iniziata. E mentre si naviga a vista l’economia del Paese rischia il tracollo

Vito Longo

Durante la giornata di domenica, come ormai da prassi, Giuseppe Conte ha annunciato una conferenza stampa per le ore 20.20. Stavolta però, a differenza delle altre volte, praticamente “al buio”, il premier ha specificato che si trattava di una conferenza sulla fase 2.

E quindi andiamo a vedere le principali novità introdotte dal nuovo decreto, in vigore dal 4 Maggio.

L’autocertificazione rimane in vigore. Come prima sarà possibile spostarsi per comprovate esigenze lavorative, di necessità o di salute. A queste tre possibilità è stata aggiunta la visita ai congiunti. Sulla definizione di congiunti, già da ieri, si è scatenata una ridda di voci, polemiche e richieste di chiarimenti. A seguito di ciò, allora, il governo ha aperto alla estensione del termine congiunto anche a chi non è strettamente legato da un vincolo parentale. Nelle FAQ (Frequent Asked Questions, domande frequenti) che verranno rilasciate da palazzo Chigi nei prossimi giorni dovrebbe essere inclusa la possibilità di visitare fidanzati, affetti stabili e affini. Anche questa volta, però, si è percorsa la strada della poca chiarezza. Qual è l’elemento che qualifica la stabilità? L’elemento temporale? Oppure la solidità dello stesso? E però come si fa a stabilire la effettiva sussistenza del suddetto legame? Certo non si può chiedere a qualcuno di indagare la stabilità di una relazione. Una scelta lessicale migliore e che inducesse meno confusione, sarebbe stata certamente più sensata.

Sarà permessa l’attività motoria all’aria aperta, senza più la limitazione che vincolava a farlo entro i limiti della propria abitazione. Verranno riaperti i parchi pubblici, benché un margine di discrezionalità sarà comunque lasciato ai sindaci, nel caso volessero decidere di chiudere o di limitare, del tutto o in parte, gli accessi agli spazi esterni.

Le attività scolastiche riprenderanno, con tutta probabilità, a partire da settembre.

Saranno consentite le celebrazioni dei funerali, ma soltanto alla presenza di massimo 15 persone.

Il cibo d’asporto sarà consentito a bar e ristoranti. Una riapertura più ampia, tuttavia, non sarà possibile prima del 18 Maggio.

Mentre parrucchieri, barbieri e centri estetici riapriranno non prima di giugno, alcune attività, rispettando i rigidi protocolli di sicurezza, riapriranno da subito. Su indicazione del Comitato Tecnico Scientifico ogni riapertura sarà soggetta a verifica ogni 14 giorni per monitorarne gli effetti.

Già da oggi sono state riaperte imprese e distretti del settore manifatturiero rivolte principalmente all’export. Via libera anche per le aziende del comparto costruzioni. Non a tutte, però, ma solo ai cantieri sul dissesto idrogeologico, sulla scuola, sulle carceri e sull’edilizia residenziale pubblica. Da lunedì 4 maggio, invece, ok alla ripartenza anche per comparto manifatturiero, edilizia e cantieri; via libera esteso anche al commercio all’ingrosso funzionale a queste filiere.

Verrà, infine, estesa la frequenza delle corse nelle ore di punta, onde evitare assembramento nei mezzi pubblici. Verrà stabilito un tetto massimo di passeggeri per volta con una segnalazione specifica dei posti a sedere che non potranno essere usati. Sarà sempre obbligatorio l’uso della mascherina.

A caldo le reazioni sono state molteplici.

Subito molto critica Italia Viva, contraria all’atteggiamento di eccessiva prudenza del decreto. Dalla Bellanova a Marattin, passando per lo stesso Renzi, tutti chiedevano una maggiore libertà, almeno per le imprese. Garantire il lavoro sicuro in alcune filiere sarebbe stato possibile, garantiscono dal partito fondato da Matteo Renzi. Ovviamente critici Meloni e Salvini, con il leader leghista che già agita lo spettro della manifestazione di piazza – con le mascherine – per criticare il governo.

Fortemente critica anche la posizione della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che ha diffuso un duro comunicato al termine della conferenza stampa scagliandosi contro la scelta di non aprire le chiese al culto. Molto scettiche anche le imprese. La perplessità del settore produttivo è stata affidata ad alcune dichiarazioni di Carlo Bonomi, prossimo presidente di Confindustria. La richiesta? Sempre la stessa: garantire una maggiore elasticità nel riavvio dei settori produttivi, soprattutto quelle attività che più facilmente possono rispettare tutte le restrizioni imposte.

Dal Partito Democratico non sono filtrate reazioni particolari. Va, tuttavia, registrato il forte pressing, soprattutto della componente cattolica, che si racconta essere partito dal Nazareno non appena si è avuta notizia del forte disagio manifestato dalla CEI. Vero o no, di lì a poco, si è avuta la marcia indietro sulla non presenza dei fedeli a Messa. “Stiamo studiando un protocollo adatto”, sono state le dichiarazioni di replica di palazzo Chigi a stretto giro.

Altro tasto dolente è la scarsa, per non dire assente, attenzione dedicata alla scuola. Tutto rimandato a settembre, è il caso di dire. Nelle prossime settimane, proprio a tal proposito, una task force, l’ennesima, coadiuverà la ministra Azzolina nell’elaborare proposte per riportare i ragazzi sui banchi con la massima sicurezza.

Incerto anche il destino del campionato di calcio. Gli allenamenti di squadra saranno consentiti non prima del 18 Maggio. La FIGC e i club speravano di poter ricominciare già da lunedì prossimo, ma così non sarà. A questo punto non va escluso neanche che si arrivi alla soluzione più drastica: l’interruzione definitiva del campionato 2019/20.

Nessuna parola, infine, su app Immuni, tracciamento dei positivi e isolamento degli stessi. Non basta, infatti, il pur sacrosanto cambio di passo sulla produzione di mascherine che, ben presto, almeno stando alle parole del commissario straordinario Arcuri, saranno disponibili ad un prezzo accessibile per tutti. Serve tracciare la diffusione del contagio per isolare i positivi e consentire ai non positivi di continuare a lavorare senza esporsi a rischi eccessivi di contagio. La speranza è che presto possa arrivare un aggiornamento anche su queste questioni.

La sensazione che rimane, in definitiva, è di aver deciso di non decidere. Più che una vera e propria fase 2, sembra una fase 1.5. Probabile che dovesse esserci una transizione, più o meno lunga, prima di entrare nella fase 2 vera e propria.

Appaltare la quasi totale responsabilità delle decisioni al Comitato Tecnico Scientifico, come è parso ascoltando il discorso di Conte, rischia però di diventare un boomerang. Molte famiglie non hanno ancora ricevuto alcun ristoro economico e hanno grosse difficoltà ad arrivare fino a fine mese. Tante imprese stanno avendo difficoltà nell’accesso ai finanziamenti garantiti al 100% dallo Stato, mentre tante altre sono in difficoltà, o presto lo saranno, a causa delle spese di gestione – bollette, fornitori, pagamenti rimasti in sospeso – e il governo deve farsi carico di entrambe, consapevole che esiste un profondo rapporto di interdipendenza: senza le une non possono esistere le altre e viceversa. Tempo ce n’è poco e anche la quarantena domiciliare non può essere prolungata ad libitum. Costringere le persone a casa era e deve restare una strategia temporanea: va implementata con misure più sostenibili nel lungo periodo.

La fiducia nel governo e in Conte è ancora molto alta. Ma la storia recente dei leader italiani deve indurre calma. Abbiamo assistito a parabole di crescita e declino fulminanti. Renzi era al 40%, Salvini sembrava infallibile e leader indiscusso del centrodestra, il Movimento 5 Stelle aveva il 33% e ha poi dimezzato i suoi voti in breve tempo.

Una fiducia tanto salda, così come repentinamente è stata guadagnata, altrettanto repentinamente può essere compromessa. Conte e tutto il suo governo, quindi, sono attesi alla prova dei fatti, che, ad ora, sono assenti.