Il primo round del summit Russia-Ucraina
Le dichiarazioni dei due capi delegazione aiutano a comprendere lo stato dell’arte. Ma prima un’analisi approfondita del contesto.
La redazione
Insisto, sarà che invecchio e le cose troppo nuove e diverse m’infastidiscono caratterialmente, ma non ricordo un negoziato tra due Paesi, o anche fazioni contendenti, non accompagnato dal cessate il fuoco. Spiace constatarlo e riferirlo, ma questo è il conflitto più feroce al quale io abbia mai assistito, e non ho difficoltà a capire il perché. Una delle due parti, la Russia, è guidata da un uomo cinico e crudele, ma che ormai -capita nella vita- mostra chiaramente segni di squilibrio.
Immaginarsi oggi di poter ricostruire, anche solo territorialmente, la Santa Madre Russia dei tempi degli zar è follia allo stato puro. E Vladimir Putin non ne fa mistero di voler inseguire questo sogno folle, utile solo a provocare un’infinità di vittime e null’altro. Ed è follia pura pensare, anche per un sol attimo, di poter riportare indietro le lancette della storia. Vero che, come ci ha insegnato Giambattista Vico “la storia si ripete”, ma si ripete attualizzandosi, non certo facendo tornare indietro il tempo, che procede inesorabilmente avanti a dispetto di qualsiasi inutile sforzo per fermarlo. Se poi porta progresso o regresso questo è tutto un altro discorso.
E non essendo normale, è logica conseguenza che le pretese di Putin siano altrettanto irragionevoli quanto l’uomo. La resistenza ucraina, i militari russi morti, fra cui tanti ragazzi di leva, le sanzioni che stanno piegando in ginocchio l’economia russa, non scalfiscono minimamente l’uomo solo e forte (?) del Cremlino che vive da folle. Non è normale un uomo che fa fare la quarantena (di una settimana) ad ogni suo collaboratore che chiede di vederlo, per poi riceverlo ad una distanza chilometrica. Avere visto il tavolo dove si è seduto nei colloqui con Macron o Scholz? Vi sembra luogo che mette l’ospite a proprio agio? Il problema, come mi diceva proprio ieri una mente assai acuta, è che per Putin, tutto il resto dell’umanità è costituito da vermi e null’altro. Solo così si spiega la sua pretesa di poter imporre ad uno stato sovrano confinante di non entrare nell’Unione europea, non aderire alla Nato, riconoscere come repubbliche autonome i territori contesi dai separatisti filo-russi, rinunciare definitivamente alla Crimea. E se non mi assecondi, scateno la guerra. Ed all’occidente, che mi sanziona e mi fa male, anche se minimizzo la cosa, rispondo con lo stato di deterrenza nucleare. Alzare sempre di più la posta o l’asticella del salto.
Un giocatore sano, ma lo sono pochissimi, sa che la posta non la si può, né la si deve alzare in continuazione, soprattutto quando sei perdente, finisci in bancarotta inevitabilmente, così come il saltatore sa che c’è un limite all’altezza dell’asticella.
Ma Putin non lo sa, o quanto meno mostra di non saperlo. La sua guerra lampo in Ucraina sta fallendo e non ha piegato la determinata resistenza ancora vivacissima, il suo tentativo di dividere l’Europa ha ottenuto l’effetto contrario, l’ha unita come non mai, dai tempi dell’Europa dei sei padri fondatori, l’invincibile armata rossa dei tempi di Stalin, altro mostro di crudeltà, sta subendo perdite maggiori dell’esercito ucraino. Ed in tutto questo, ad osservarlo attentamente, si scorge mentre parla un sorriso beffardo, coperto dall’atteggiamento serioso e dittatoriale. Si perché è l’uomo che più di tutti al mondo ha l’attenzione su di se, il mondo scruta con apprensione le sue mosse. I dittatori tutti, non vogliono essere amati, ma temuti. Quando poi il tempo li mina, come d’altronde tutti gli esseri umani, le reazioni sono quelle appena descritte. Dobbiamo aggiungere che Putin ha dimostrato a tutti di essere un bugiardo seriale, orgoglioso delle sue bugie e di aver preso in giro i suoi omologhi di due continenti. Poi quando Biden rifiuta d’incontrarlo perché tanto andrà solo ad ascoltar inutili bugie, va su tutte le furie e se la piglia con gli altri, che in realtà reagiscono con una logica conseguenziale ineccepibile.
Questo è il personaggio, e quando nelle mani di uno così c’è la valigetta nucleare, il mondo è davvero in pericolo. Sta da vedere quanto gli oligarchi son disposti a sopportare e a rischiare, dopo di che è la parola Fine, non ce ne può essere un’altra.
Andando alle trattative tenute sulle rive del fiume Prypiat ed il cui primo round è durato circa circa cinque ore, al momento si registrano alcuni passi avanti.
Per saperne di più e di più attendibile bisogna attenersi alle rispettive dichiarazioni dei due capi delegazione.
Vladimir Medinsky, capo delegazione russa: “I colloqui con la parte ucraina, durati circa 5 ore, si sono appena conclusi. Abbiamo discusso in dettaglio tutti i punti all’ordine del giorno e trovato alcuni punti comuni su cui prevediamo si possano trovare posizioni comuni. Il prossimo incontro si svolgerà nei prossimi giorni al confine polacco-bielorusso. C’è un accordo su questo. Fino ad allora, ogni delegazione, la leadership di ciascuna delegazione si consulterà su ciascuna delle posizioni negoziali con la leadership del rispettivo paese”.
Mykhailo Podolyak, il suo omologo ucraino: “Oggi le delegazioni ucraina e russa hanno tenuto il primo round di colloqui, il cui obiettivo principale era discutere un cessate il fuoco e la fine dei combattimenti in tutto il territorio dell’Ucraina. Le parti hanno definito una serie di questioni prioritarie per le quali sono state definite determinate soluzioni”.
Il riserbo e naturale. Tendono tutti i partecipanti a sottolineare i generici punti di accordo trovati, sui quali lavorare, e nascondere sotto il tappeto che il cessate il fuoco sembra ancora lontano, anche se una lieve minore aggressività da parte russa si è notata, e che i diktat di Putin l’Ucraina non può certo accettarli, significherebbe legarsi mani e piedi alla volontà non della Russia. ma di Putin. Insomma la via è ancora lunga e stretta, ma c’è ed è comunque un fatto positivo.
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