Il ritorno delle Sardine.

Nei momenti importanti il campo progressista ha sempre avuto il supporto delle sardine. Le dimissioni di Zingaretti è uno di questi.

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Quando l’Emilia Romagna sembrava potesse essere conquistata dalla leghista Lucia Borgonzoni, le Sardine non ebbero un attimo di esitazione e in tutte le piazze della regione si mobilitarono. Se furono o no determinanti per la vittoria del governatore uscente Stefano Bonaccini, nessuno può affermarlo con certezza, ma poco importa. L’importante e che ci furono e si fecero sentire.

Le Sardine non si sono mai inflazionate. Scendono in campo solo in momenti e per argomenti del tutto particolari, attente a non confondere la propria iniziativa con quella dei partiti. Hanno ben presente la loro area di competenza, ben distinta dai partiti, ed in quel campo si mantengono sempre, senza eccezione alcuna. Non sono perfetti, sono ragazzi, qualche errore l’hanno fatto, ma a differenza di tanti nessuna difficoltà a riconoscerlo.

Le dimissioni di Zingaretti, che abbiamo annunciato nell’immediatezza della pubblicazione dell’ormai famoso post su facebook ed abbiamo commentato a caldo, sono uno di quei momenti, tant’è che le Sardine, guidate da Mattia Santori e Jasmine Cristallo, sacchi a pelo alla mano, hanno cominciato il presidio del Nazareno. Mentre scriviamo sono a colloquio con la Presidente del Pd Valentina Cuppi. Ma il loro intento va ben oltre la chiacchierata ed essere ricevuti dal vertice. Intendono dare una smossa al campo progressista, e l’occasione delle dimissioni di Zingaretti è quella giusta per dare il via all’operazione, cominciando da un Pd stagnante e dilaniato, stando alle parole dell’ormai ex segretario Nicola Zigaretti, da avidità d’incarichi e correnti, senza più principi, ma solo assetate di potere.

Le parole di Santori sono estremamente chiare: “Ci siamo stancati di una politica fatta sugli schermi e con decine di comunicati. Noi ci mettiamo il corpo e la faccia. Noi facciamo parte di un campo progressista e chiediamo che si apra una fase Costituente, non per il Pd o per le sardine, ma per migliaia di persone che da anni aspettano. Noi tutti in 15 anni, i partiti, le associazioni, i cittadini, non siamo riusciti a costruire una alternativa, e questo perché siamo tutti innamorati delle nostre etichette e delle nostre sigle. L’alternativa ci sarà comunque, spetta al Pd decidere se esserci o no. Serve una proposta politica credibile, e non spetta a noi farla, ma spetta ai partiti politici. Abbiamo con noi i sacchi a pelo perché non ci basta essere ascoltati, chiediamo una iniziativa politica e siamo disposti ad accamparsi finché non la avremo”.

Molti liquideranno le parole di Sartori con un’alzata di spalle, come fossero bizze di bambini che vogliono il giocattolo. Sono gli stessi che fanno finta di non accorgersi che quasi la metà degli aventi diritto al voto ha praticamente stracciato la cartella elettorale e non va a deporre il suo voto nelle urne. Così continuiamo, ad esempio, a perpetrare lo scippo delle preferenze, che significa che la sovranità non è del popolo, ma appartiene ai segretari di partito che decidono insindacabilmente chi sarà parlamentare e chi no.

Le Sardine non hanno mai scherzato e tanto meno lo fanno oggi. E’ secondo loro il momento di un progetto progressista sul quale costruire una nuova rinascita del centrosinistra, affossato con la sepoltura del Conte II. Nonostante, infatti, sia maggioranza nel governo Draghi col 37,2% dei consensi contro il 32,6% del centrodestra di governo, la sensazione che in realtà conti assai meno dei suoi numeri è evidente che non sia solo mia.

E le Sardine vogliono, e l’otterranno, che si risvegli una dignità ed una unità progressista sopita e viva più a parole che altro. Non si arrogano il diritto di offrire soluzioni e redigere progetti che spettano ai partiti della coalizione a cui sentono di appartenere, sono la scintilla che prova a risvegliare coscienze sopite, idealità accantonate, se non abbandonate, e lo fanno mettendoci la faccia “non per il Pd o per le sardine, ma per migliaia di persone che da anni aspettano”.

Sarò solo un utopista ed un idealista, ma credo fermamente in quei giovani e sono convinto che si batteranno fino ad ottenere risultati concreti. Il paradosso è che le Sardine, sono più odiate dal centrodestra, che amate dal centrosinistra. E’ tanto significa che chi si è davvero reso conto del loro peso presso l’opinione pubblica sono purtroppo i primi e non i secondi, che troppe volte li hanno sentiti come i terzi incomodi.

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