Investitori in fuga dalla Cina
Per la guerra deflusso di capitali senza precedenti. Scenari possibili
Gianvito Pugliese
Dal 24 febbraio scorso, da quando cioè la Russia ha invaso l’Ucraina, si è verificato un deflusso “senza precedenti” dalla Cina. Un cambio “molto inusuale” nel flusso globale di capitali nei mercati emergenti.
L’Institute of international finance, riporta l’agenzia Bloomberg, stima i flussi in uscita che “stiamo vedendo, senza precedenti sulla dimensione e nell’intensità, soprattutto perché non stiamo assistendo a simili deflussi dal resto dei paesi emergenti”.
Per il citato Istituto “La tempistica dei deflussi” in coincidenza con l’invasione dell’Ucraina “suggerisce che gli investitori esteri potrebbe guardare alla Cina sotto una nuova luce, anche se è prematuro trarre conclusioni definitive”. L’Istituto esprime il suo parete sulla base dei dati high-frequency osservati.
Ed i dati ufficiali mostrano e dimostrano che gli investitori stranieri hanno ridotto in febbraio i bond del governo cinese in portafoglio.
Le sanzioni imposte alla Russia hanno congelato le riserve della Banca centrale in euro e dollari, facendo crescere le probabilità che Mosca venda i titoli cinesi in suo possesso per rastrellare fondi e guadagnar tempo prima di andare in default.
La notizia, sicuramente interessante quanto poche per gli investitori nei mercati internazionali e per gli operatori delle borse, ha un risvolto geopolitico non indifferente.
Xi Jinping ed il suo governo ritenevano fino a ieri che mantenendo una posizione di neutralità sostanziale nel conflitto russo-ucraino, che poi in sostanza è uno scontro Russia-Occidente, ma non solo, visto il violento contrasto tra Mosca e Tokio, al cui confronto quello con Kiev diventa un gioco da ragazzi, poteva cavarsela indenne.
Ufficialmente Pechino non si schierava, tanto che, nonostante i recenti accordi Putin-Jinping alla vigilia delle Olimpiadi invernali, all’Onu sulla condanna della Russia per l’invasione si è astenuta e non ha votato contro. La politica cerchiobottista messa in pratica, propende leggermente in favore di Mosca, ma a ben guardare, più nelle dichiarazioni di ministri e funzionari, sempre smentibili per Pechino, mentre quando parla Xi Jinping l’equidistanza è tenuta ferma, anche se nei suoi discorsi non lesina critiche alla Nato ed all’occidente, ma più in chiave di conflittualità con la Cina che in difesa dell’alleato (forse?) russo.
Oggi, piaccia o no Pechino deve decidere. La guerra russa dichiarata all’Ucraina, anche se una formale dichiarazione di guerra non mi risulta, e subliminale all’occidente intero (Usa e Canada, Unione europea e Gran Bretagna, Australia e Giappone -ma il Giappone da quando è occidente?-) danneggia la sua economia, un tempo in crescita esponenziale e già colpita duramente dal Coronavirus. Ora la fuga degli investitori esteri, il peggior segnale possibile in economia. Tutto ciò richiede di uscire urgentemente dall’impasse che si è creata.
Ma davvero è solo la resistenza ucraina ed i suoi indiscutibili successi sul campo ad aver ridimensionato gli obiettivi di Putin? Non è che Xi Jinping, apprestandosi alla grande mediazione, richiestagli da Biden, con una fava prende non due ma tre piccioni? Cioè asseconda Biden e riapre ai commerci con l’America, neutralizzando le sanzioni appena decretate contro la Cina, fa cessare una situazione bellica che danneggia l’economia cinese e rischia di azzerarne la crescita e, dulcis in fundo, si accredita nel panorama internazionale come un leader pacato, equilibrato e soprattutto l’unico in grado di far finanche cessare una guerra. Vi pare poco?
Putin, non illudiamoci, senza l’appoggio di Xi Jinping è morto e sepolto e, se Jinping chiede, deve abbozzare. Ma più prima che poi lo ritroveremo all’opera per realizzare, dopo aver definito il crollo dell’URSS “la catastrofe geopolitica del XX secolo”, il sogno della sua Novarossia, a meno che………la sua era politica non sia davvero già finita e sia uno zombi in attesa di venir cancellato dagli oligarchi, unici a comandare davvero in Russia.
Ma tutto questo a Xi Iinping interessa solo relativamente. Riuscire a prendere i tre piccioni è la realizzazione di un sogno che fino ad oggi ha ritenuto impossibile trasformare in realtà ed oggi è appena dietro l’angolo. La domanda è: avrà il coraggio di tuffarsi dentro? Staremo a vedere nei prossimi giorni.
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