La Cei: “Non occorre il green pass per andare a messa”

Anche per la Cei il green pass è l’argomento del giorno.

Gianvito Pugliese

Dopo il sottosegretario alla Salute Costa, delle cui dichiarazioni a “Controcorrente” abbiamo appena scritto, anche la Cei -Conferenza episcopale italiana- mette il green pass tra i primi problemi da affrontare.

Consolatevi, politici, o meglio politicanti, non siete i soli a badare al vostro orticello. Intatti, mentre Papa Francesco si spende per i migranti, per i poveri, i derelitti, gli ultimi (lui si che ci crede alla promessa divina “che saranno i primi”), i maltrattamenti alle donne ed a tutti gli indifesi, solo per citare le ultime uscite di Papa Bergoglio, l’assemblea dei principi della Chiesa italiana, i vescovi della Cei, pensa a come garantire l’accesso alle messe, la cui frequentazione è da tempo disertata dai più. Andate ad una messa, anche solo per curiosità, e ve ne renderete conto. Aldilà di Natale e Pasqua, più per abitudine folkloristica che per altro, le Chiese, messa o non messa, sono desolatamente vuote.

Ed anche per i laici non è una bella notizia. Nel bene e nel male è innegabile la presenza e l’influenza del “buon parroco”, anche e soprattutto quello di campagna, nel prevenire e limitare le manifestazioni di violenza. Piaccia o no il timore delle fiamme dell’inferno teneva lontani tanti dai comportamenti violenti. Sarà un caso, ma allo svuotamento delle chiese corrisponde una crescita esponenziale dei reati violenti,

Torniamo al tema: all’orticello da coltivare. Non desideriamo essere maligni ed arrivare a pensare che lo svuotamento delle chiese e la disaffezione alle messe, possa preoccupare anche per un risvolto economico. Meno gente, meno offerte, cassetta delle elemosine tristemente vuota o quasi.

Crediamo fermamente che i vescovi siano più interessati al risvolto più serio connesso al fatto. Chiese vuote, significa rinunzia da parte della Chiesa ad influire ed influenzare i comportamenti dei fedeli. Non poter impedire in alcun modo che pecchino (il profilo spirituale), ma al contempo con la perdita dell’influenza anche la perdita del loro potere (il profilo materiale). Non è un caso che il partito delle chiesa, con tanto di segno della croce nel simbolo si sia dissolto, sotto il peso degli scandali (non l’unico a dire il vero), e vive solo nelle pie illusione di Gianfranco Rotondi e Totò Cuffaro.

Ma quali sono le istruzioni per l’uso impartite dai Vescovi?

Nonostante gli aumenti esponenziali dei contagi, decuplicati in meno di tre settimane, e le misure introdotte per rafforzare la “super certificazione verde”, che è richiesta finanche per consumare solo un caffè al bancone del bar, la stessa non è richiesta a messa – come neanche un tampone -. La ragione è che  vige ancora il protocollo d’intesa fra Cei ed governo siglato il 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico.

Il suddetto protocollo, nel citato documento, prevede che l’accesso ai luoghi di culto venga effettuato in modo da evitare assembramenti; l’osservanza del distanziamento tra fedeli (almeno un metro sia lateralmente che frontalmente), l’uso obbligatorio della mascherina a coprire naso e bocca.

Gli accessi ed il rispetto delle regole dovrebbe essere assicurato dai volontari. Non è consentito accedere alla chiesa con sintomi influenzali o temperatura di almeno 37,5 C, o se si abbia avuto contatto con malati di Covid-19.

Riguardo alla celebrazione, occorre ridurre al minimo i celebranti ed i ministranti; proibiti coro e lo scambio della pace. Quanto alla comunione viene consegnata al banco, nessuno deve alzarsi dal proprio posto; il sacerdote indosserà la mascherina e guanti, previa igienizzazione delle mani; l’ostia sarà deposta sulle mani dei fedeli, facendo attenzione a non toccarle.

Possiamo discutere finché vogliamo sull’illegittimità del protocollo, dal momento che lo Stato italiano lascia che la tutela della Sanità nelle chiese esistenti ed attive sul territorio nazionale, con una sorta di non dichiarata extra territorialità, sia disciplinata da patti, anzichè dalle regole imposte dal Ministero competente e dalle Regioni, ma serve a poco. Quello è il protocollo e nessuna delle due parti contraenti pare intenzionata a contestarlo.

Sarò forse un po’ troppo critico, ma francamente non si pare che la Cei abbia scritto oggi una bella pagina, sottolineando i contenuti di un documento probabilmente illegittimo, che tra l’altro viola il principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini.

Scusate; “Maledetti i Patti lateranensi e chi li sottoscrisse” . L’Italia fu svenduta da Mussolini, in cambio di incanalare nel movimento fascista, il cattolicesimo nazionale da parte del Papa Pio XI. Intendiamoci i protocolli come questo, che fondano la propria legittimazione sui Patti lateranensi, non sono poi una tragedia, Un tempo le chiese erano affollatissime, ora desolatamente vuote. Il danno alla Salute relativo c’è ma è relativo. Ma c’è e chi lo difende dovrebbe vergognarsene per il resto dei suoi giorni, ammesso e non concesso che, laico o religioso che sia, sappia cosa sono la coscienza ed il rimorso.

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