La Politica si organizza alla difficile convivenza.
Nasce un coordinamento tra i partiti del centrosinistra fedeli al Conte II fino all’ultimo giorno.
GP
La decisione di Mario Draghi di allargare il perimetro della maggioranza ben oltre la formula Ursula, permettendo l’ingresso della Lega, non è stata gradita ai più e Matteo Salvini ed i suoi Ministri Giorgetti e Garavaglia non hanno fatto nulla per renderla meno indigesta. Riprende la Lega di sempre, che anche quando siede negli scanni del governo, parla e si comporta come se fosse all’opposizione, più redditizia di consenso. Nei due giorni successivi al giuramento dei Ministri nelle mani del Capo dello Stato Giorgetti e Garavaglia hanno brutalmente attaccato il Collega Roberto Speranza per il rinvio dell’apertura degli impianti sciistici e Matteo Salvini ha sparato con la doppietta: un colpo a Walter Ricciardi, reo di aver avvisato della pericolosità delle varianti del virus, ed il secondo all’euro, dal quale si può recedere.
Gli ex componenti il Conte II, tutti in maggioranza, hanno compreso che saranno costantemente sotto attacco della destra nel governo, Lega e FI, e si sono immediatamente data un’organizzazione. E’ nato l’intergruppo tra M5S, Pd e Leu che intende promuovere iniziative comuni. Oggi debutta al Senato dove si vota la fiducia e dove i dissidenti tra i cinque stelle sono più numerosi che alla Camera.
L’intergruppo, esaminando in dettaglio le funzioni attribuite, è molto di più di un semplice accordo parlamentare e prelude ad un’alleanza politica tra i partiti che si riconoscono nel centrosinistra. Un’iniziativa che sarà accolta con gioia dal prof. Gianfranco Pasquino che da sempre ha sostenuto che a fronte di un asse di destra occorreva creare una forte alleanza di centrosinistra per bilanciare. Separati i partiti del centrosinistra si auto condannavano alla reiterata sconfitta. Le funzioni in dettaglio disegnate prevedono che Dem, cinquestelle e LeU si incontreranno prima di ogni Conferenza dei Capigruppo per un’intesa sul calendario dei lavori e anche a cercare una sintesi al momento della presentazione degli emendamenti ai vari testi. Una sorta di emendamento unitario sostenuto dalla maggioranza nella maggioranza, destinato a sortire successo ed imporre la propria visione politica, a dispetto delle provocazioni urlate che saranno il leitmotiv del governo Draghi.
Anche nel Pd la minoranza che vorrebbe il congresso ha accolto la notizia con qualche mal di pancia. Ma poca cosa.
Chi ha fatto capire il peso e la decisa importanza dell’iniziativa assunta sono anzitutto la destra che, sorpresa dall’iniziativa, ha ricordato l’esistenza di un proprio coordinamento precisando che una cabina di regia fra Lega e Fi, lasciando fuori FdI, complicherebbe la costruzione delle alleanze alle amministrative, e che pertanto l’alleanza permane, nonostante le scelte diverse relative al Governo Draghi.
Plaude Giuseppe Conte: “iniziativa giusta e opportuna per rilanciare l’esperienza positiva di governo che si è appena conclusa. Ma lo sguardo più che essere rivolto al passato deve essere proiettato avanti e punta a delineare un perimetro identitario ad una futura alleanza. Fuori le destre dunque e fuori anche Italia Viva.” Se qualcuno aveva pensato che Conte avesse gettato la spugna, si è sbagliato di grosso.
E reagisce subito Italia Viva, dando la migliore controprova dell’importanza della nuova iniziativa. Ettore Rosato: “si apre una prateria per chi vuole costruire la casa dei riformisti. Italia Viva c’è e ci sarà. Per il riformismo, contro il populismo”. Inutile ricordare a Renzi e Rosato che con gli slogan si vendono detersivi, pannolini e biscotti, e che la politica si fa con i numeri e le alleanze, e francamente il partito di Renzi di vivo ha solo l’aggettivo che accompagna l’Italia.
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