La Russia non difende più Lyman
Il ceceno Ramzan Kadyrov (in copertina), suggerisce a Putin una risposta nucleare
Gianvito Pugliese
La Russia oggi ha reso noto l’abbandono della città di Lyman, un bastione chiave nell’Ucraina orientale occupata da parte delle sue truppe.
Si tratta, evidentemente, di una grandissima sconfitta per Vladimir Putin, l’Orso Vladimiro, come lo chiama il nostro esperto militare col. Orio Giorgio Stirpe. Arriva, infatti, il giorno dopo della farsa inscenata dinanzi al mondo da Putin ed i quattro leader-pupazzo filo-russi, dell’autoproclamazione dei referendum e dell’annessione da parte russa delle regioni del Donbas di Donetsk e Luhansk e le regioni meridionali di Kherson e Zaporizhzhia. Una narrazione, soprattutto, a beneficio del popolo russo, ignaro delle sconfitte, mentre la propaganda del Cremlino esalta vittorie dell’armata russa, in realtà, per metà in fuga precipitosa o circondata dagli ucraini. Secondo la sceneggiata putiniana sarebbero diventate terra russa nella cerimonia di venerdì di proclamazione dei referendum farlocchi con schede precompilate e consegnate a militari russi o filo-russi con i mitra puntati contro i votanti. Va precisato che la Russia sta provando ad annettersi una fascia di territorio pari a circa il 18% della superficie totale dell’Ucraina.
La bruciante sconfitta a Lynan ha indotto uno degli alleati più agguerriti del presidente Vladimir Putin, il ceceno Ramzan Kadyrov, il leader della regione della Cecenia meridionale, che parla di se stesso come di “un soldato di fanteria di Putin“, di chiedere alla Russia di prendere in considerazione il ricorso ad armi nucleari di basso grado, dopo la sconfitta e la perdita di territorio occupato: “Secondo me dovrebbero essere prese misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale nelle aree di confine e all’uso di armi nucleari a basso rendimento“. Tanto si legge su Telegram. Ovviamente fa riferimento all’ombrello nucleare russo che garantirebbe i territori appena annessi.
Per contro il Ministero della Difesa russo ha cercato di minimizzare e glissare: “In connessione con la creazione di una minaccia di accerchiamento, le truppe alleate sono state ritirate dall’insediamento di Krasny Liman verso linee più vantaggiose”. Krasny Liman è Lyman in lingua russa.
L’Ucraina aveva intanto, prima reso noto di aver accerchiato migliaia di truppe russe nell’area di Lyman e quindi che le sue forze armate erano penetrate erano all’interno di Lyman. Dopo ore di silenzio la risposta russa succitata.
Anche l’uomo che abbiamo da tempo soprannominato il ventriloquo di Putin, cioè Dmitry Medvedev , ha minacciato ancora una volta che la Russia potrebbe ricorrere alle armi nucleari.
Putin già una settimana fa ha detto che “non stava bluffando quando si è detto pronto a difendere l’integrità territoriale della Russia con tutti i mezzi disponibili, e ieri ha esteso la protezione nucleare alle nuove regioni che Mosca ha semi-conquistato e che sta perdendo a vista d’occhio.
Washington, a sua volta ha reso noto che l’uso di armi nucleari da parte di Mosca avrebbe “conseguenze catastrofiche” perchè comporterebbe una rappresaglia dello stesso genere contro Mosca e la Russia.
Serhii Cherevatyi, portavoce delle forze orientali dell’Ucraina: “Il gruppo russo nell’area di Lyman è circondato“, aggiungendo “che la Russia aveva da 5.000 a 5.500 soldati a Lyman, ma il numero di truppe accerchiate potrebbe essere inferiore a causa delle vittime“. Nel pomeriggio poi: “Siamo già a Lyman, ma ci sono battaglie”.
Poco dopo due soldati ucraini hanno attaccato la bandiera nazionale gialla e blu all’ingresso della città di Lyman.
La Russia aveva fatto di Lyman un hub logistico e di trasporto per le sue operazioni nel nord della regione di Donetsk.
Sempre il portavoce Serhii Cherevatyi: “Lyman è importante perché è il prossimo passo verso la liberazione del Donbas ucraino. È un’opportunità per andare oltre a Kreminna e Sievierdonetsk, ed è psicologicamente molto importante“,i.
Volodimyr Zelenskiy ha promesso di liberare totalmente l’Ucraina dalle forze russe e che non avrebbe tenuto colloqui di pace con Mosca finchè Putin fosse alla guida del Paese invasore.
Putin è sempre più disperato, i suoi folli progetti di conquiste ottocentesche stanno franando, il tentativo di mantenersi in sella al Cremlino stimolando improvvidamente l’amor di Patria dei russi, sta pure fallendo miseramente. Le fila chilometriche di auto di russi ai confini per lasciare la Russia sono la risposta più eloquente.
La Russia è al collasso economico, le industrie ferme e le poche in attività producono manufatti da anni ’50. La tecnologia occidentale è venuta meno. Quando i contadini russi sapranno dove li ha portati, e la propaganda del Cremlino non potrà più nascondere la realtà, per Vladimir Putin e la sua cricca ristretta non ci sarà scampo e dovranno rispondere al mondo di fiumi di crimini di guerra, che moltissimi Paesi occidentali ritengono provati, tanto da aver richiesto l’incriminazione di Putin e dei vari “macellai” in giro. L’impunità finora assicurata del suo ruolo sta per venir meno.
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