Lo stupro come arma di guerra
Bombardamenti e missili su obiettivi civili, esecuzioni per strada e stupri, la strategia criminale russa per fiaccare la resistenza ucraina.
Gianvito Pugliese
La guerra lampo che Vladimir Putin, emulo del nazista Adolf Hitler, aveva in progetto il 24 febbraio scorso, giorno dell’invasione dell’Ucraina, pardon, “mio zar”, giorno dell’avvio della “operazione speciale militare per denazificare e smilitarizzare l’Ucraina”, come è tenuto a dire e scrivere qualsiasi giornalista (anche straniero) presente sul suolo russo, pena -per i non osservanti ai quali scappasse di dire “guerra”, ovvero una inoffensiva verità- fino a 15 anni di reclusione, non si è realizzata.
Le truppe russe avevano munizioni, cibo e carburante per tre giorni. Tanto doveva durare l’invasione, compresa la conquista della capitale Kiev e gli arresti per Volodimyr Zelenskiy ed il suo governo (ma non credo, francamente, avessero ordini di catturarli vivi), la sostituzione del governo eletto con un pupazzo, genere Lukashenko. Siamo al 49° giorno di guerra, peraltro mai dichiarata dalla Russia, contro l’Ucraina, invasa fin dal primo giorno da tre direzioni dal: confine russo, da quello bielorusso e con sbarchi dal mare a Mariupol sul Mar d’Azov.
Inutile ricordare che Putin, fino al giorno prima, giurava e spergiurava di non aver alcuna intenzione di inviare truppe in Ucraina e che i 200mila militari russi ammassati alla frontiera russo-ucraina erano lì per semplici esercitazioni di routine.
Menzogne prima, dunque, menzogne durante, soprattutto ai russi, alle famiglie dei soldati russi morti (ne erano già morti più di diecimila, ma dal Cremlino il portavoce Dmitry Peskov parlava di meno di mille, menzogne ora, da Lavrov che continua a sostenere che gli ucraini non vogliono la pace (tanto agognata da Putin “il pacifico”) e da Putin, e tutta la cricca lurida, che nega i crimini di guerra, che i militari russi abbiano mai torto un capello ai civili, e che i morti dei filmati occidentali sono manichini e messe in scena ordite dall’ex attore Zelenskiy, complici Joe Biden e Boris Jonnson.
Forse si può dare a bere a quei russi, indottrinati da sempre dalla propaganda del Cremlino, tipica delle dittature (indimenticabile per gli italiani il Minculpop dell’era fascista), mentre tutti i giornali non veline di Mosca, sono stati chiusi, i giornalisti minacciati, quando non incarcerati, se gli va bene, quelli non allineati morti ammazzati in questi anni non si contano. Eppure non manca il dissenso represso con un’ondata di arresti.
Ciò che stupisce, invece è che in Occidente, soprattutto nei social, ma non solo (vedi Carlo Freccero ed il suo deprecabile clan di personaggi in cerca d’autore), ci siano negazionisti delle responsabilità russe. Neanche la chiarissima dichiarazione di Medvedev, da una vita ventriloquo di Putin, sulla sue mire di ” costruire finalmente un’Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”, li schiodano dal dubbio che Putin sia l’invasore e l’Ucraina il Paese invaso.
Certamente in mezzo a loro ci sono personaggi assoldati in occidente dall’Fsb, l’erede del disciolto Kgb. Se pensate che assoldò Donald Trump (bel colpo per Putin avere l’inquilino delle White House al proprio servizio), non c’è da meravigliarsi. D’altronde politici di primo piano, legati a quattro mani a Putin, nel nostro Paese non mancano e li conosciamo tutti.
Ma sono un tantino troppi, per essere tutte spie sul foglio paga di Mosca. Ce ne sono, ma certamente sono meno dei leoni della tastiera difensori di Putin e delle sue disumane crudeltà.
E’ assai probabile che una buona quantità provenga da quello che ho spesso definito “lo sgarbismo” dilagante. Non mi riferisco alla scarsa educazione e la tendenza del personaggio a far finire male le discussioni in tv (se no, che gusto ci sarebbe), tanto che più volte si è finiti, dopo scambi d’insulti da far arrossire gli scaricatori di porto, a menar le mani. Mi riferisco alla convinzione che facendo, al pari del noto critico d’arte, il Bastian contrario, cioè sostenere, più o meno sistematicamente, il contrario del ragionevole e di ciò che pensano tutti gli altri, si diventa interessanti ed affascinanti.
Io li trovo minus habens, ma evidentemente c’è chi la pensa diversamente, per cui essere pro Putin, mentre tutto l’occidente, il Giappone, l’Australia lo incalzano con pesanti sanzioni, diventa una scelta irreversibile coraggiosissima. Il coraggio, cari signori, lo mostrano i russi dissenzienti, perseguitati, incarcerati ed altro.
Ed andiamo al titolo di questo editoriale; lo stupro come arma di guerra o strategia bellica, che dir si voglia. Ovviamente lo stupro come mezzo più platealmente disgustoso e ripugnante, è solo l’ultima trovata, dopo aver massacrato gli ucraini, i russi -in ossequio a Putin- hanno messo in atto una vera e propria “pulizia etnica”. Marginalmente si attaccavano obiettivi militari, i bombardamenti dal cielo e da terra erano e sono mirati a colpire e distruggere obiettivi civili, come scuole, ospedali, teatri, condomini abitativi. Il fine evidente: terrorizzare la popolazione civile e così fiaccare la resistenza ucraina e ottenere una resa incondizionata, fregandosene di essere etichettati come criminali di guerra, tanto la storia, da che mondo è mondo, la scrivono i vincitori.
In fondo in Cecenia si fecero, anche se in piccolo, le stesse cose e nel conflitto con l’Afghanistan, pure: perché mai, si è detto Putin, dovrebbe andare diversamente?
Sembra che Putin sia stato male informato dai suoi servizi segreti e si aspettasse per le sue truppe una marcia trionfale da liberatori, tra ali osannanti di ucraini, promessa fatta anche ai militari inviati oltre le patrie frontiere, ivi compresi i ragazzini con tre giorni di addestramento. Lo conferma il fatto che qualche pezzo grosso dei servizi sia finito agli arresti.
Immaginarsi la sorpresa di trovarsi di fronte una resistenza stoica ed estremamente efficiente che a dispetto dei numeri e dei mezzi a disposizione ha inferto alle forze armate russe gravissime perdite. Ma se non potremo dimenticare la vecchietta ucraina che offrendo una torta con lo zinco ha avvelenato otto soldati russi, non potremo neanche scordare le immagini delle donne anziane o meno che da un terrazzo lanciavano molotov su una colonna di carri armati russi di passaggio, incuranti di essere bersagliate dai cannoni dei carri armati.
Non ci è voluto molto a caricare, quei militari delusi, di odio e scagliarli contro la popolazione inerme, molto più facile da abbattere, torturare e massacrare, che non i regolari ucraini ed i cecchini che hanno eliminato più di una mezza dozzina di generali russi. E così quegli ebeti, che avrebbero dovuto prendersela con chi li aveva mandati con viveri e proiettili per tre giorni, ad una “marcia trionfale”, trasformatasi in un incubo, si è lasciata aizzare contro gli ucraini, dimentichi -se mai l’hanno saputo- delle medesime radici e della fratellanza che li univa fino a che, nel 2014 Putin non annesse alla Russia la Crimea, sottraendola all’Ucraina.
In realtà non è che gli ufficiali abbiano tollerato “l’esuberanza e la disubbidienza” di soldati sbandati che hanno ecceduto. I soldati sono stati scientificamente aizzati (intercettazioni di discorsi tra ufficiali non lasciano dubbi) a fare strage di civili, stuprare donne, per poi impiccarle e farne il corpo a pezzi per cancellare le prove, e tutto il repertorio delle peggiori atrocità che si possono concepire.
Non so francamente cosa stia aspettando la Corte internazionale di Giustizia a spiccare in mandato di cattura internazionale nei confronti di Vladimir Putin. Carla Del Ponte, magistrata svizzera ed ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale è stata chiarissima in merito e non aveva ombra di dubbio alla luce delle prove fin qui raccolte.
E mentre siamo costretti ad ascoltare le oscene ricostruzioni russe dei loro misfatti, oggi sui civili trovati morti nel teatro di Mariupol, vittime di loro bombardamenti, si sono inventati che si tratta di ostaggi tenuti lì apposta dagli ucraini, per morire sotto il bombardamento russo.
Resta il fatto, che vogliono far credere che l’asino vola, ed un poco troppi sono coloro che dichiarano di averlo visto volare, e che, se colpevoli di quei crimini sono gli autori materiali dei singoli episodi oltre seimila già documentati, i mandanti, a cominciare dal Capo del Cremlino, lo sono prima ancora ed in misura maggiore, pari almeno al numero di civili morti, e non per sbaglio, ma per deliberata crudeltà e viltà.
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