L’astensione vince tutti.

Il non voto al ballottaggio per le amministrative 2020 raggiunge il 50%. E nessun politico se ne preoccupa. Da inorridire

GP

Prima di metter mano ai sondaggi per me più attendibili, quelli cioè realizzati dall’agenzia giornalistica Agi facendo la media dei risultati di quattro istituti tra i più autorevoli (Demopolis, Ipsos, Swg e Tecnè), cosa che faremo prestissimo in un altro articolo, un dato vorrei prendere in considerazione. quello dei votanti ai ballottaggio delle amministrative, in cui col tuo voto decidevi il tuo sindaco e la coalizione che ti avrebbe amministrato nei prossimi 5 anni. Come si vede un voto, sulla carta, abbastanza appetibile. Ebbene i votanti sono stati il 50,64% degli aventi diritto. Dato Viminale. Cioè il 49,36% ha scelto di non votare. Scelto, perché finanche per gli ammalati di Covid c’era chi, in sicurezza, andava a ritirare la scheda. Al ballottaggio come nella votazione dei 15 giorni antecedenti.

Che sia il partito di maggioranza relativo non può esserci dubbio. Pesa, infatti, quanto il doppio della Lega, ancor oggi -nonostante il calo costante- il primo partito col 24,7%. Che significa? Non solo che la scelta dei sindaci candidati (cosi come i governatori e i parlamentari regionali e nazionali) non è condivisa dall’elettorato, che non li considera evidentemente degni di rappresentarlo, ma che la reiterazione di queste scelte, orientate sempre più a far sedere sui seggi peones obbedienti e traffichini, finisce per minare la fiducia dell’elettorato, non solo nei confronti del singolo partito, ma di tutto il sistema politico.

Aldilà delle sciocchezze alle quali oggi assistiamo sempre più spesso, tipo una ventina di mamme-casalinghe non vax, che negli striscioni affermano di “essere il popolo” “a cui appartiene la sovranità”, la metà di cittadini che non votano (mai raggiunti numeri così dal suffragio universale) è davvero preoccupante. Tranne gli schierati, per ideologie sopravvissute o per interessi di sopravvivenza, anche tra i residui votanti, a ben vedere, non è che il voto lo abbiano dato, correndo entusiasti alla cabine. Molti di coloro che hanno votato, l’hanno fatto turandosi il naso. Cioè mettevano la croce, spesso, votando diversamente tra regione e comune ed anche utilizzando il voto disgiunto, dov’era consentito, cioè scegliendo il governatore o il sindaco da una lista ed il consigliere regionale o comunale da un altra.

A prescindere dal pericolo della crescente incidenza del voto malavitoso che ormai elegge propri rappresentanti nelle istituzioni, e gli enti disciolti dai prefetti per infiltrazione mafiosa sono in crescita esponenziale, è l’assenza di legame o collegamento tra eletto ed elettorato che emerge con lucida e preoccupante chiarezza.

Una cosa è certa: la sovranità, che apparteneva al popolo è stata scippata dal sistema dei partiti, che ha abolito le preferenze, formato blocchi chiusi (centrodestra e centrosinistra) e dato le leve di tutto nelle mani di pochi eletti (i segretari politici ed i loro fiduciari). Più che in una vera democrazia sembra di vivere progressivamente in sistemi bolscevici (ma le dittature di destra non erano diverse), iperclassisti, con classi sociali ben definite e con sempre al primo posto i politici. Non è un caso che prolificano i partitelli che ognuno può farsi con poco sforzo e che, appena assumono un minimo di numeri, vengono corteggiati dai leader manco si trattasse della rediviva B.B. (Brigitte Bardot). Ed il sistema da un lato fa propri quei consensi, inglobando i nascenti partitelli, che vengono snaturati, dall’altro annulla i giovani piccoli leader che spuntano come anticorpi in un corpo malato. Ai giovani è concesso, talvolta, solo il comando sulla carta. Possono divenir finanche segretari della sezioncina locale purché facciano voto di totale obbedienza ai vecchi volponi della politica. Devo essere più chiaro di così? Sento solo discutere di regioni e comuni tenuti o conquistati dall’altra parte. Non sento un leader esprimere preoccupazione per un sistema bocciato dall’elettorato, perché sono numeri da bocciatura. E tanto, francamente, avendo fatto politica per ideali e facendola tutt’ora ma solo nella società civile, perché nei partiti, secondo me, è morta, mi rattrista e mi preoccupa non poco. Non è un caso che in quel bacino enorme di voti i partiti abbiano smesso di cercare di pescare. Alimenta le meravigliose sardine, ma poi al governo ci va chi non ci rappresenta (vale per l’una e l’altra fazione o coalizione, che dir si voglia). E così che nasce la propensione verso l’uomo forte, e non sempre avremo la fortuna di trovarne uno che si affonda da solo facendosi trovare con le mani nella marmellata un giorno in una regione, quello dopo in un paese ed il terzo nei grandi appalti. Perché poi, liberarsi dell’uomo forte, di destra o sinistra che sia, costerà lacrime, sangue e tanti morti, molti di più di quelli che provoca una pandemia.

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