Le certezze dell’invasione dell’Ucraina
Una sola cosa è certa ed è che qualunque evento avrà due versioni contrastanti,
Gianvito Pugliese
Più che di certezze, avremmo dovuto scrivere usando il singolare. A parte il fatto che, fino a a quando non hai riscontri, e dai una notizia rischi sempre e comunque di sbagliare, anche perché, come si fa a pretendere precisione e certezza su quanto arriva da Mariupol, una città devastata dai bombardamenti aerei e terresti russi al 90%, dove centomila civili, privi finanche di acqua, cibo e riscaldamento, oltre che di tutto il resto, tentano inutilmente da tempo di utilizzare corridoi umanitari, sistematicamente interrotti, per sottrarsi al massacro degli invasori. A Mariupol non c’è un solo giornalista e quello che arriva sono foto dei droni, del satellite e di qualche combattente tra un proiettile e l’altro.
E fin qua è normale, anche se di normale in una G U E R R A, e questo nome lo pronuncio forte e chiaro, anche per quei Colleghi ai quali fare quel nome costerebbe il carcere russo, cioè quei gulag che hanno poco da invidiare ai lager nazisti.
Ma come potranno mai fare una seria trattativa di Pace due Paesi che, neanche per sbaglio concordano su qualcosa. A prescindere dal fatto che una trattativa di pace, da che mondo è mondo, prevede preventivamente un “cessate il fuoco”, orecchio da cui Putin non ci sente.
L’ultima: l’incrociatore missilistico Moskva, nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero, era in fiamme e, quantomeno, gravemente danneggiata.
D. Cosé accaduto, perchè in fiamme?
La versione russa: è scoppiata la polveriera con tutte le munizioni a bordo causando il disastro. La versione ucraina: l’abbiamo colpita con due razzi mettendola fuori uso.
D, Che fino ha fatto l’equipaggio, composto da circa 500 marinai?
Versione russa: sono stati immediatamente soccorsi e trasferiti su altre navi. Versione ucraina: non hanno potuto lasciare la nave Moskva, perchè le fiamme ed il calore dell’incendio hanno impedito ai soccorsi di accostarsi al relitto.
D, E la nave Moskva che fine ha fatto?
Per i russi, gravemente danneggiata ed incapace al momento di navigare. Per gli ucraini in procinto di affondare.
Droni e satelliti ci diranno ancora una volta chi ha ragione e chi torto, chi dice la verità e chi mente.
Quando a Bucha, dopo la ritirata dei russi ed il ritorno delle forze ucraine, furono rinvenuti ai lati delle strade tantissimi morti. gli ucraini gridarono al genocidio, aggiungendo di aver scoperto camere delle torture, registrato episodi di stupri e di esecuzioni di civili con le mani legate dietro la schiena. i russi negarono e risposero trattarsi di una manovra inscenata da Zelenskiy, utilizzando manichini ed altre messe in scena, e che, fino a che i militari russi non avevano lasciato Bucha, ai residenti non era stato torto un capello. Li sbugiardò un attimo dopo un satellite di una società privata che aveva filmato i cadaveri dei residenti. riversi ai lati delle strade, nel periodo in cui Bucha era occupata dalle forze russe. Ed a Mariupol, distrutta al 90%, come si fa a dire di aver colpito solo obiettivi militari? Ma come possono pensare al Cremlino che qualcuno li possa mai più credere, dal momento che Putin fino al 23 febbraio giurava e spergiurava ai leader ed ai cittadini di tutto il mondo di non aver mai pensato di far entrare le truppe russe in Ucraina e che le truppe copiose, ammassate al confine, erano lì solo per una esercitazione? Il giorno dopo firmava lui, il leader “planetario”, quella pagliacciata del riconoscimento russo delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e dava il via all’invasione dell’Ucraina, sia dal confine russo, che da quello bielorusso e con una sbarco dal mar d’Azov.
E la cosa davvero sconvolgente e che ai fanatici del signor Putin, come a quelli sul suo foglio paga, o meglio sul foglio paga dell’Fsb, l’erede del Kgb, di tutto questo non importa minimamente. Con una faccia di bronzo difendono le posizioni di chi ha invaso l’Ucraina e mira, come ci ha spiegato Medvedev nella chiarissima dichiarazione, a ” costruire finalmente un’Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”.
Ma dobbiamo ricordare la lezione di Gianbattista Vico, sui corsi e ricorsi storici, ovvero “la storia si ripete”. Torniamo a meno di cento anni fa, circa ottanta: con Hitler accadde la stessa ed identica cosa. Mi auguro che l’occidente si ricordi di quella lezione e prenda per tempo le contromisure di contenimento.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.