Le coalizioni, in vista del voto per il Colle, si confrontano

Giallo.-rossi a casa Conte, centrodestra a Villa Grande. Analizziamo lo stato dell’opera

Gianvito Pugliese

Conte, Letta e Speranza, in rigoroso ordine alfabetico, si sono incontrati a casa del primo a due passi da piazza di Spagna. Se i contatti giornalieri tra i tre non mancano di certo, il primo incontro ufficiale sul voto per il Colle della coalizione giallo-rossa non poteva che essere una calamita per i media. Sotto casa di Giuseppe Conte, una folla di telecamere, fotografi, giornalisti con microfono, mini registratore o classico taccuino degli appunti, un autentico assembramento la raccontava lunga sull’attesa degli esiti.

Tanto che ad un certo momento si è verificato qualche movimento da dentro il portone di casa Conte, preso letteralmente d’assalto da operatori, fotografi e giornalisti sgomitanti per difendere il proprio spazio come gli stalloni in calore fanno nel tempo degli “amori”. Falso allarme, erano un anziano inquilino col suo cane, che i bisognini doveva farli, vertice o non vertice giallo-rosso, ed una ragazza in tuta di ginnastica per il jogging quotidiano.

Riattesa frenetica, senza minimamente prevedere che i tre, scartata la vecchia, desueta e monotona nota congiunta, avrebbero optato per l’uso di un tweet, anzi di tre cinguettii messi in rete contemporaneamente: “Ottimo incontro ….” e seguono i nomi dei convitati, escluso lo scrivente.

Il commento di Anna Rita Leonardi, che ringraziamo per averci evitato la seccatura di assemblare i tre cinguettii, prosegue e la dice tutta su come Renzi abbia gradito la sua emarginazione dopo quella da Villa Grande, anche da Casa Conte. Aggiunge. infatti, la fan renziana: “Che fine indecorosa”.

Se Salvini, di cui illustreremo di qui a poco tutte le mosse in vista del voto da lunedì, sperava di riuscire a tenere trattative ed accordi separati con ciascuno, è rimasto deluso. Non gliene sta andando più una buona; autentica sfiga “Divide et impera” non se l’è mica inventato il leghista battezzato nel Po, a PIan del Re Cuneo, prima del raduno a Pontida, è una robetta scritta da Cicerone e co. nell’antica Roma degli imperatori. Ci ha provato, è andata male, pazienza.

I tre mandano un segnale inequivocabile: con l’aiuto certo di Sinistra Italiana e dei Verdi, ma forse anche di +Europa, da poco federata con Azione, sono decisi a far fronte comune nell’elezione del successore di Mattarella.

I tre abbandonano casa Conte, padrone di casa per ultimo, Speranza per primo e Letta tra i due. Gli autisti portano a turno le rispettive auto a ridosso del portone. Poche parole, con Letta che si preoccupa ripetutamente che i Colleghi di tv e stampa non si facciano male nella ressa, ma dai tre bocche cucite su nomi eventualmente graditi o altri dettagli.

E se Matteo Renzi, di cui la Leonardi è espressione, non ne è stato felice l’altro Matteo, quello di Via Bellerio, incassato il colpo, ha continuato a manovrare per disinnescare la mina candidatura di Silvio Berlusconi alla poltrona di Mattarella.

Salvini pressa il Cavaliere, che starebbe a quota 450 voti sulla carta (senza contare i franco tiratori) contro i 505 necessari dalla quarta votazione, alle prime tre 673, a dimostrare di avere i 505 indispensabili o a farsi da parte per poter offrire alla coalizione giallo-rossa un candidato condiviso ed eleggibile a larga maggioranza. Certamente, più dignitoso di un nuovo inquilino del Colle a maggioranza risicata e stentata.

Qui sotto due elaborazione della nostra amata YouTrend, dalle cui labbra pendiamo ogni settimana per le intenzioni di voto, sulla distribuzione per dei grandi elettori e, ad abundantiam, la distribuzione per partito dei 58 delegati regionali, peraltro già ricompresi nel primo grafico.

La Meloni, solitamente logorroica, tace diplomaticamente. Vittorio Sgarbi, autoproclamatosi primo consigliere del Cavaliere, ma non mi risulta che Gianni Letta sia andato in pensione o si sia dimesso, parla di un Berlusconi “deluso”, in procinto di buttare la spugna. Ma Berlusconi nega: “Non posso deludere chi crede in me”. E mentre la nostra amica Luana cinguetta, in calce alla suddivisione dei 58 delegati regionali; “Comunque per poter accedere ad alcuni concorsi pubblici viene richiesta la condotta incensurabile. Per dire”, e le devo rispondere “Sembra proprio di no!”, Salvini pensa ormai decisamente al piano B. Ci tiene a fare per primo il nome del prossimo Presidente della Repubblica, sia che si tratti di Draghi, o di uno dei papabili del centrodestra: ” Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Marcello Pera, Pireferdinando Casini e Franco Frattini”. Domani, comunque, nuovo incontro a Villa Grande, Salvini non si arrende all’evidenza: i numeri lo smentiscono impietosamente e si dovrà arrivare ad un candidato al di sopra ed al di fuori delle parti, che tuteli e tranquillizzi tutti, nessuno escluso e nessuna delle due coalizioni si fida delle donne e degli uomini dell’altra parte.

Sbaglierò ma la strada maestra è unicamente questa e dovrà essere candidato, per essere eletto, un super partes che potrebbe farcela anche a larga maggioranza, Torna in auge la candidatura di Mario Draghi, che ha recentemente goduto anche di un poderoso assist del New York Times: “Draghi presidente può estendere momento oro dell’Italia”. Più di così…………

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