L’Unione europea si allargherà?
I prossimi appuntamenti dell’Europa, forse finalmente epocali
Gianvito Pugliese
L’invasione russa dell’Ucraina, sarà stata anche un grosso ostacolo all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, il Cremlino -aduso più a sfruttare le debolezze altrui che i meriti propri- ha, infatti, fatto affidamento sulla regola che impedisce ad un Paese in guerra di accedere all’Ue.
Ma è altrettanto vero che, l’aggressività della Russia di Putin e le sue mire imperialiste di stampo ottocentesco, hanno fatto esplodere esponenzialmente il desiderio (ed il bisogno) dei Paesi limitrofi di aderise chi all’Ue, chi alla Nato.
E le regole vanno rispettate, soprattutto nei Paesi democratici, ma possono e devono essere modificata, quando desuete e non più utili alla luce dell’evoluzione della società. D’altra parte l’Occidente, avendo colto nell’invasione dell’Ucraina, il segno inequivocabile delle mire espansionistiche, manu militari, del Cremlino, hanno cominciato a ritenere utile non solo annettere all’Ue (come pure alla Nato) nuovi Paesi per rafforzarsi anche nel confronto con Usa e Cina, ma soprattutto sottrarre alcuni Pesi alla pericolosa influenza della Russia.
Tempo addietro girava una battuta, che tanto fantasiosa poi non era. Si parlava di nominare Vladimir Putin “impiegato dell’anno della Nato” ed insignirlo del relativo premio. Ironia a parte, nulla di più vero: l’invasione dell’Ucraina ha creato una corsa dei Paesi limitrofi ad aderire alla Nato, prima ancore che all’Ue.
Ora sembra che finalmente stia maturando la decisione dell’Ue di allargarsi. Ed infatti l’argomento principe del quale si discuterà nei prossimi due vertici che si terranno il 5 e 6 ottobre a Granada in Spagna. Il primo sarà un incontro istituzionale della Comunità politica europea, il secondo, informale, dei capi di Stato e di governo dell’Ue.
Tranne l’opposizione, senza se senza ma, dei soliti noti. una sparuta pattuglia di Paesi con a capo l’Ungheria di Victor Orban, numericamente ininfluente e qualitativamente inesistente, gli altri Paesi sono in linea teorica favorevoli ai nuovi ingressi, a cominciare da Ucraina e Moldova. Favorevoli, certo in linea di principio, ma purché prima si siano modificate alcune regole non più sostenibili.
Anzitutto, come ha chiarito puntualmente l’analista dell’European Policy Centre, Fraser Cameron: “Se l’Ucraina entrasse nell’Ue senza modifiche, assorbirebbe la maggior parte delle risorse del bilancio e molti Stati membri non lo accetterebbero”.
Cameron ha aggiunto: “Dovranno essere riorientate le grandi priorità di spesa per l’agricoltura e la coesione”…” Sul bilancio dell’Ue ci sarà un negoziato complicato per decidere chi paga o riceve e quanto, e quali sono le priorità”.
Poi si discuterà di un secondo argomento non meno importante ed in qualche misura strettamente collegato al primo: la modifica del sistema di voto all’unanimità fra i Paesi dell’Unione, necessario – ancor oggi- per le decisioni in materia di politica estera e fiscale.
E’ auspicabile un immediata modifica del sistema dell’unanimità, che se ancora poteva funzionare nell’Europa a sette, è diventata pericolosa ed obsoleta già con l’Europa a ventitré.
Nelle precedenti riunione deputate all’allargamento, la regola dell’unanimità non è stata modificata (o meglio non ha passato l’accordo totale), ma è aumentato a dismisura il numero degli Stati favorevoli.
Ora, alle proposte si aggiunge, “un rapporto presentato da Francia e Germania” –rende noto Euronews- che “prevede diverse possibilità, tra cui il passaggio al voto a maggioranza qualificata e un’Europa a cerchi concentrici, con diversi livelli di adesione“.
L’ultima parte di questa proposta ha suscitato l’indignazione e la contrarietà di diversi Paesi il cui portavoce, l’eurodeputato rumeno di Renew Europe Vlad Gheorghe, chiarisce: “No a Paesi di seconda classe nell’Ue’. Ho sentito molti discorsi anche qui a Bruxelles sull’idea di avere Paesi di prima classe e Paesi di più recente ingresso come membri di seconda classe. È una cosa molto negativa, una pessima idea”.
I distinguo non mancano, dunque, ma riforme indispensabili a prescindere, i colloqui formali per l’adesione dell’Ucraina dovrebbero cominciare entro la fine dell’anno.
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