Ma nel Paese come va la pandemia?
Da tutti in zona banca, siamo passati in breve a tre gialli, e da lunedì potrebbero essere sette
Gianvito Pugliese
Nello scrivere di Covid-19, per decisione assunta e mantenuta fin dall’inizio della diffusione del virus in Italia, siamo nati il mese antecedente a quel tragico marzo 2020, abbiamo sempre dato assoluta priorità ai dati ufficiali.
Per carità non mi permetto di criticare, e tanto meno censurare, le scelte diverse dalle nostre, di Colleghi, più o meno autorevoli. Sono linee editoriali che ciascuno si da. Questa testata, non solo a proposito di Covid, ma in genere, tende a non inseguire lo scoop, l’anticipazione della notizia, che certo ti frutta visualizzazioni o vendite in edicola più numerose, ma ti espone alla involontaria diffusione di fake news, minando la tua credibilità e creando confusione nel lettore.
Meglio qualche lettore in meno, ma dare notizie di cui si ha certezza, che poi è scritto anche nel nostro codice deontologico. Ovviamente, abbiamo riferito anche di opinioni di autorevoli scienziati e finanche d’iniziative e pareri di negazionisti, nel rispetto della pluralità dell’informazione, prendendo però, in questi casi, le opportune distanze.
Non scrivo questo articolo per schierarmi dalla parte degli ottimisti o dei pessimisti a proposito di Covid nel Paese, ma per fotografare una tendenza preoccupante ed ormai, talmente consolidata, da offrire ragionevolmente di poter esprimere un’opinione vicina alla realtà.
Non c’è dubbio che i casi di nuovi contagi in Italia, che da poche centinaia, 389 il 28 giugno scorso. ora stanno superando i ventimila, 26.109 ieri, non sia paragonabile ai quasi novantamila in 24 ore in Gran Bretagna.
Se va bene in termini relativi, ovvero di confronto a cominciare dagli altri Paesi europei, non va bene in termini assoluti. In cinque mesi e mezzo passare da meno di quattrocento a più di ventiseimila non mi pare possa soddisfare qualcuno, se non un impresario di pompe funebri, il cui motto ora e sempre è “mors tua, vita mea”.
Lasciatemi passare questa battuta, ma quando si affrontano argomenti di tale gravità, sdrammatizzare un’attimo è pressoché indispensabile.
Eppure, al momento abbiamo raggiunto l’88,43% dei vaccinati over 12 anni con almeno una prima dose e l’85,22% (sempre over 12) pari a 46.024.685 con doppia dose, e 66,53%, pari a 13,603.779 col booster (ovvero con tre dosi). A dispetto dei no vax la campagna vaccinale è andata molto bene. Difficile fare meglio.
Ma nonostante i dati positive delle vaccinazioni appena enunciati, lunedì avevamo in zona gialla tre soggetti: “Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Bolzano e la Calabria”, e quattro, stando alle tabelle degli indicatori decisionali del monitoraggio della Cabina di Regia, si preparano al giallo da lunedì prossimo (nella settimana natalizia): “Liguria, le Marche, il Veneto e la provincia autonoma di Trento“.
Se così fosse e vi rimanessero tutte e tre i già ospitati, salendo a sette si raggiunge la zona gialla in un terzo del Paese.
Crescono i vaccinati e crescono i contagi ed i morti. Qualcosa non quadra. Eravamo vicini al contagio zero ed in meno di sei mesi arriviamo, non dico in piena quarta ondata, ma con una mare notevolmente mosso. Qualcuno ha provato a scaricare la colpa sulla variante Omicron, l’ultima scoperta e particolarmente contagiosa. Ma non regge, i casi di Omicron sono fortunatamente ancora pochi.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Eppure il Duo Draghi-Speranza, facendo orecchie di mercante a chi vorrebbe aprire senza controlli e precauzioni tutto e subito, hanno mantenuto gran parte delle misure emergenziali di prevenzione, Finanche la proroga dello stato di emergenza al 31 marzo ha trovato un leader della maggioranza che sosteneva essere troppo presto per vararla.
Lui che amava le sedute parlamentari ferragostane, non so se le ami ancora dopo l’esito per lui nefasto, forse avrebbe preferito un Cdm tra Natale e Capodanno. Ma la proroga è arrivata.
Non posso, tirando le somme, che pensare ad una caduta delle precauzioni da parte di noi cittadini. Nessuna colpa, intendiamoci. Siamo giustamente stanchi di distanziamenti, mascherine, di dover pensare ad una riunione di famiglia o tra amici in termini di “assembramento” pericoloso, Ma non possiamo abbassare la guardia, Dipende certamente dalle decisioni al vertice e da una guida sicura, ma anche, se non soprattutto, dall’osservanza scrupolosa da parte di tutti noi, di ogni prevenzione utile.
Ecco perché sono particolarmente severo nei confronti dei politici “negazionisti”, che strizzano l’occhietto ai no vax, che con l’esempio di fatti e parole, non sostengono le precauzioni. Capisco, si porgono in maniera più accattivante e simpatica, ma se poi noi o nostri cari finiamo in ospedale o, peggio, in terapia intensiva, non credo proprio che continueranno ad esserci graditi.
Mi raccomando, dunque, a tutti. Per sopravvivere mentalmente siamo indotti a pensare che il Covid sia lontano da noi. Purtroppo è sempre dietro ogni angolo, il contagio può arrivare solo che si commetta un’imprudenza e, come no vax pentiti ci stanno urlando da letti d’ospedale o dalle terapie intensive, è qualcosa di spaventosamente insopportabile. Non è la morte il peggio, ma la sofferenza dell’agonia, come tentano di spiegarci pazienti e medici.
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