Macron, dopo Putin e Zelenskiy, incontra Scholz

Si avvicinano le elezioni in Francia e Macron gioca la carta della sua credibilità internazionale

Gianvito Pugliese

Emmanuel Macron, il primo leader europeo che ha messo in campo un tentativo di avviare una de escalation tra Russia ed Ucraina, è oggi al centro dell’attenzione internazionale.

Macron non è uno sprovveduto e dopo aver incontrato ieri prima Putin e poi Zelenskiy, è volato a Berlino per un incontro, prima bilaterale col cancelliere tedesco Scholz, poi allargato al presidente polacco Andrzej Duda.

A Mosca Macron ha incartato una dichiarazione di Vladimir Putin, che gli riconosce idee e proposte che potrebbero portare ad una distensione tra Mosca e Kiev. Tanto interessanti, che Putin ha proposto pubblicamente al presidente francese (durante la conferenza stampa congiunta) di ricontattarlo, anche telefonicamente, dopo aver incontrato il loro omologo ucraino.

Poi in Ucraina si è leggermente scontrato con l’atteggiamento poco fiducioso di Zelenskiy nei confronti delle affermazioni di Putin: “Non mi fido molto delle parole, credo che ogni politico possa essere trasparente adottando misure concrete“, Tradotto:”Putin dice bene e razzola male”. Macron ha a sua volta elogiato il presidente ungherese per il “sangue freddo” mantenuto da lui e dal popolo ucraino in tutto questo periodo di tensione, in cui oggettivamente le provocazioni russe non sono mancate mai. E facendo affidamento su quel sangue freddo chiede a Zelenskiy, come pure aveva fatto a Putin: “La calma… essenziale da tutte le parti nelle parole e nei fatti”.

Perché la soluzione potrebbe esserci. Sia Vladimir Putin che Volodymyr Zelenskiy gli avrebbero detto di essere pronti a rispettare i principi di un accordo di pace del 2014, noto come accordi di Minsk, che offre un percorso per risolvere le loro controversie in corso. “Questa determinazione condivisa è l’unico modo che ci consente di creare la pace, l’unico modo per creare una soluzione politica praticabile“, dice Macron nella conferenza stampa congiunta ottenendo l’assenso di Zelenskiy.

Forte dello spiraglio aperto agli accordi diplomatici, dopo tanti fallimenti della diplomazia negli incontri sia Usa-Russia che Nato-Russia, Macron cavalca la tigre e va da Olaf Scholz. Offre al cancelliere tedesco su un piatto d’argento di condividere il suo successo diplomatico nella crisi e di partecipare al processo di distensione. Per essere più chiari vola a Berlino col classico ramoscello d’olivo in bocca. Con la Merkel erano in Europa dalla stessa parte. Naturale condividersi il dominio nell’Unione Europea. Schiolz politicamente è dall’altra parte. E Macron fa la mossa giusta e si affaccia qualche tiepido segnale di ricostruzione dell’asse franco-tedesco.

Ma Scholz ribadisce: “Il nostro obiettivo comune è prevenire una guerra in Europa. La nostra valutazione della situazione è unita, così come la nostra posizione al riguardo: qualsiasi ulteriore attacco alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina è inaccettabile e trarrà conseguenze di vasta portata per la Russia, dal punto di vista politico, economico e geostrategico“.

Macron asseconda la linea Scholz ed ottiene (ed offre a Scholz) una prima prova concreta del funzionamento dell’asse: l’incontro dei due con il presidente polacco Andrzej Duda. I tre leader alla fine hanno espresso il loro sostegno congiunto alla sovranità ucraina. Secondo Macron dall’incontro emerge la convergenza europea su un “approccio impegnato ed esigente” nei confronti della Russia.

Intanto le schermaglie tra Washington e Mosca continuano. Il capo della NATO Jens Stoltenberg sostiene: “Non c’è certezza, ma quello che vediamo è un continuo potenziamento militare con un numero sempre maggiore di forze… Il tempo di allerta sta scendendo e il il rischio di un attacco è in aumento”. E Biden: “non ci sarà più il Nord Stream 2“, il gasdotto di nuova costruzione, non ancora attivo, verso la Germania. Non spiga come lo bloccherebbe.

E mentre la Banca centrale europea (l’ex feudo di Mario Draghi) sta preparando le banche per un possibile attacco informatico sponsorizzato dalla Russia, il Giappone dirotterebbe del GNL in Europa se la crisi ucraina interrompesse le forniture.

Macron, che dovrebbe ricandidarsi alla rielezione ad aprile, gioca la carta di riportare la Francia come mediatrice centrale nello scacchiere internazionale. Una rivisitazione attualizzata della “grandeur de la France” lo slogan che fece nascere e sostenne il gollismo. Ed i francesi sono estremamente sensibili a questo richiamo.

C’è però una piccola doccia fredda per Macron. Il Cremlino ha dichiarato che “non erano giuste” le affermazioni, divulgate in Francia, secondo cui il presidente Vladimir Putin avrebbe promesso a Emmanuel Macron che Mosca non avrebbe portato avanti nuove iniziative militari in Ucraina.

Un funzionario francese aveva sostenuto che Putin aveva assunto quell’impegno l’impegno durante i lunghi colloqui a Mosca lunedì sera con Macron.

Ma, questa distinzione a parte, poi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sostiene che, Russia e Francia non sono ancora state in grado di concludere un accordo sull’attenuazione delle tensioni intorno all’Ucraina, ma hanno concordato sulla riduzione dell’escalation e che dall’incontro sono state buttate le fondamenta per ulteriori concreti progressi. Confermato poi che Putin avrebbe dato assicurazioni a Macron sul ritiro dei militari russi dalla Bielorussia appena finite le esercitazioni programmate.

Tutto bene dunque, salvo l’arrivo ieri di tre navi da guerra russe nel Mar Nero. E dalla Turchia apprendiamo che altre tre stanno per attraversare il Bosforo oggi.

Il dubbio che Zelenskiy abbia perfettamente ragione quando afferma: “Non mi fido molto delle parole, credo che ogni politico possa essere trasparente adottando misure concrete“, nasce pensando alle sei navi da guerra. Speriamo si sbagli,,,,,,, ma.

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