Macron sconfigge l’estrema destra
Ed alla luce dei risultati, dall’astensione ai voti di protesta, modifica molte delle sue precedenti promesse politiche
Gianvito Pugliese
Prima di commentare il discorso del vincitore, breve (una decina di minuti) ma denso di novità e cambiamenti (alla luce di numeri emersi dalle urne), i risultati definitivi.
Ieri abbiamo dato qualche anticipazione, oggi una bella sintesi dei fatti accaduti precede questo ragionamento.
Il presidente uscente Emmanuel Macron ha ottenuto 18,7 milioni di voti, il 58,55% di quelli espressi. La sfidante Marine Le Pen 13,3 milioni di voti, una percentuale del 41,45%. L’astensione, la più alta per un ballottaggio dal 1969, è stata del 28,01%.
Dunque, Emmanuel Macron ha sconfitto ieri con un distacco del 17,1% la rivale di estrema destra Marine Le Pen. Una conferma all’Eliseo che scongiura un terremoto politico per l’Europa, ma i cui numeri non lasciano spazio ad equivoci, l’astension, mai così alta, ed aver ottenuto solo un terzo dei voti degli operai, che per due terzi gli hanno preferito la Le Pen, Macron la legge, impietoso verso se stesso, come una critica per l’operato del suo primo mandato e promette che cercherà di farsi perdonare.
Permettetemi una piccola chiosa: il Presidente francese è giustamente preoccupato per il 28,1% di astensione, Beati i francesi. I nostri sondaggi politici, che curo settimanalmente, dicono che il partito che era di maggioranza relativa ed ora assoluta si chiama PdA, cioè Partito della Astensione, che ormai da tempo è oltre il 50%. Per non parlare delle suppletive romane per il seggio di Gualtieri, divenuto primo cittadino dell’urbe, dove ha votato l’11,33% degli aventi diritto, cioè 21.010 su 185.394 cittadini, e astensione all’88,67%. A prescindere dal fatto che l’elettore non ha mai torto, è evidente che si sia reso conto di essere stato spogliato (grazie anche all’abolizione delle preferenze) di qualsiasi potere, lui membro del “popolo sovrano”. Giusto che si ribelli, per ora non votando, poi si vedrà. E questi dati catastrofici non preoccupano nessuno, anzi, fanno gioire i segretari (leader di partiti più che dimezzati nella rappresentatività) che devono relazionarsi ed oliare pochi caporali per portare a casa il risultato modesto ma sufficiente a perpetrare il suo potere. Scusate lo sfogo, ma era naturale il paragone.
Torniamo a Macron. I suoi sostenitori sono esplosi di gioia quando i risultati sono apparsi su uno schermo gigante al parco Champ de Mars vicino alla Torre Eiffel.
Congratulazioni al vincitore dai leader di Berlino, Bruxelles, Londra e non solo Europa, che hanno accolto con gioia la sconfitta della nazionalista ed euroscettica Le Pen che, sul soffiare sul fuoco della protesta e del malessere dei ceti più bassi, aveva basato la propria campagna elettorale,
Quando erano stati scrutinati il 97% dei voti nelle urne, Macron disponeva di un solido 57,4%. I dati diffusi dal ministero dell’Interno lo rendono irraggiungibile. Ma Macron non si mostra totalmente soddisfatto: nel suo discorso riconosce che, molti voti per lui, solo finalizzati a tenere fuori la Le Pen e promette di affrontare il problema del tenore di vita dei francesi che sta scivolando sempre più in basso.
“Molti in questo paese hanno votato per me non perché supportano le mie idee, ma per tenere fuori quelle dell’estrema destra. Voglio ringraziarli e far sapere che ho un debito con loro negli anni a venire. Nessuno in Francia sarà lasciato per strada”. Una nuova linea politica dal momento che lo stesso messaggio viene diffuso dai suoi ministri in giro nelle emittenti televisive del Paese.
Due anni di interruzione della crescita a causa della pandemia e dell’aumento dei prezzi dell’energia, esacerbato dalla guerra in Ucraina, hanno catapultato le questioni economiche in primo piano nella campagna. L’aumento del costo della vita è diventato una tensione crescente per i più poveri del paese.
Le Pen, che ad un certo punto della campagna era distaccata da Macron di pochi punti nei sondaggi, ha ammesso la sconfitta. Ma gli ha dato appuntamento alle elezioni parlamentari di giugno. “Non abbandonerò mai i francesi“, ha detto ai suoi sostenitori, che cantavano “Marine! Marine!”
“Ci sarà continuità nella politica del governo perché il presidente è stato rieletto. Ma abbiamo anche ascoltato il messaggio del popolo francese” ha dichiarato Olivier Veran, ministro della Salute.
Per Macron la piena agibilità politica dipenderà dalle imminenti elezioni parlamentari.
Le Pen già lavora ad un’alleanza nazionalista e invita a coalizzarsi Eric Zemmour e sua nipote, Marion Marechal.
L’estrema sinistra fa riferimento a Jean-Luc Melenchon, emerso come la forza di gran lunga maggiore nella sinistra francese. Melenchon ha dichiarato di meritare di essere primo ministro.
Complimenti ai sondaggisti francesi che sono andati vicinissimi ai risultati usciti dalle urne. Preziose oggi le loro analisi che ci dicono che il voto era nettamente diviso sia per età che per status socioeconomico: due terzi degli elettori della classe operaia sostenevano le Pen; ruoli invertiti per impiegati e pensionati che sostenevano Macron, che ha ottenuto circa il 59% dei voti dei giovani.
Ora Macron ha meno di due mesi per operare le svolte radicali promesse. Se riuscirà a bissare il successo nelle parlamentari di giugno, infatti, avrà vita facile i prossimi cinque anni, diversamente il quinquennio sarà estremamente difficile da gestire per l’Eliseo.
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