Orban si supera. “Non consegneremmo Putin alla Corte penale internazionale”
E motiva: “Per il governo di Budapest non ci sono le leggi necessarie”
Gianvito Pugliese
Fonti del Governo ungherese hanno dichiarato che “nel caso il presidente russo Vladimir Putin entrasse in territorio ungherese il governo di Budapest non lo consegnerebbe alla Corte Penale internazionale in mancanza di una legge che lo permetta”.
Pur essendo, infatti l’Ungheria tra i Paesi firmatari il 17 luglio 1998 dello Statuto di Roma, il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale infatti, l’Ungheria ritiene che in mancanza di modifiche legali (che si era impegnata ad apportare ed avrebbe colpevolmente o dolosamente ignorato) l’applicazione del mandato d’arresto emesso nei confronti del presidente russo violerebbe la stessa Costituzione ungherese.
Budapest, affermato il pretesto formale per ribadire la sua sudditanza al premier russo, si spinge a considerazioni di opportunità sull’operato della Cpi, che “va nel senso di una escalation piuttosto che in quello della pace” e, dunque è “spiacevole”. Ha poi aggiunto che né la Russia né gli Stati Uniti sono Paesi firmatari dello Statuto.
Orban, non pago del blocco dei fondi del Pnrr, per mancato adeguamento della legislazione interna ungherese a principi essenziali di democrazia, quali l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa, ritenuti essenziali dall’Unione europea, ora “candidamente ammette” che si è tenuto invariata una Costituzione che lo porrebbe fuori non solo dall’Unione europea, ma della stessa Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite (ONU), di cui è espressione la Corte internazionale penale sottoscritta da 123 Paesi aderenti al trattato di Roma ed esercita le proprie funzioni ed i propri poteri sul territorio di qualsiasi Stato Parte.
Francamente è difficile capire il modo di ragionare degli autocrati. Orban sembra felice di mostrare il suo essere asservito ai desiderata o ai diktat di Putin, di mostrarsi diverso da tutti. Una sorta di revival del “molti nemici, molto onore”. La storia, con buona pace di Giambattista Vico e dei suoi “Corsi e ricorsi storici”, insegna solo a chi vuole e sa capire. Nulla a chi non ha capito che la storia si ripete e, mutatis mutandis, la fine è sempre la stessa. Mettersi contro il mondo, i premier europei, lo esaltà?
Bene, buon pro gli faccia, anche se altrettanto francamente dubito che per Viktor Orban, questa ennesima presa in giro dell’Ue e dell’Onu, ha una sola soluzione finale. I ricatti al prossimo non si possono perpetrare all’infinito.
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