Orrore a Mariupol: deportati civili in Russia
Troppa disinformazione, prevalentemente sui social, sulla guerra portata dalla Russia all’Ucraina ed all’occidente.
Gianvito Pugliese
Due aspetti desidero affrontare in questo editoriale domenicale. Già, in tutti i lavori la domenica è festa, nei giornali, soprattutto sull’on line, le notizie arrivano e vanno date nei festivi come nei fariali.
Sulle notizie dettagliate dello stato dell’arte torneremo dopo, ma, anzitutto, va dato conto a Voi gentili lettrici ed a Voi lettori, del nostro titolo. Zelenskyi ha dichiarato che l’assedio russo alla città portuale di Mariupol è stato “un terrore che sarà ricordato per i secoli a venire“, contemporaneamente le autorità locali hanno reso noto che migliaia di residenti sono stati presi con la forza dai militari russi e trasportati oltre confine: “Nell’ultima settimana, diverse migliaia di residenti di Mariupol sono stati deportati nel territorio russo“. Dichiarazione che essendo stata fatta ieri anche sul canale Telegram, social russo, del consiglio comunale di Mariupol ha costretto il Cremlino a rispondere.
Le agenzie di stampa russe hanno subito affermato in coro che ultimamente autobus hanno trasportato centinaia di persone che Mosca definisce rifugiati di Mariupol in Russia.
Era l’ultimo tassello del tragico puzzle per la totale sintonia tra Hitler e Putin: le deportazioni. Poco conta se si utilizzano autobus o carri bestiame. Tra lager e gulag non c’è differenza, soprattutto per la detenzione di “politici”, ma anche e soprattutto per le condizione di vita dei “sequestrati” -perché tali sono- in quelle strutture, dove giustizia e diritti sono parole sconosciute.
Mi desta stupore e anche sentimenti molto meno dolci, il dilagante falso “pacifismo” dei miei connazionali sui social. D’accordo, sembrano più di quelli che sono, anche perché i tantissimi altri quando intervengono e si limitano a due parole, non fanno comizi argomentati su Facebook, il principale social dei leoni della tastiera.
In apparenza che male c’è a chiedere che l’Italia si faccia carico delle mediazione tra Russia e Ucraina, ma il 99% non si ferma quì. Conquistata l’attenzione con una considerazione inizialmente ineccepibile, si comincia a giustificare la Russia e condannare la Nato. La storia, per costoro, non esiste.
Viene cancellato lo scandalo della gestione russa di Cernobyl e la negazione da parte russa sia dell’esplosione del nucleo del reattore 4 (26 aprile1986) che della diffusione della radioattività da quel tragico momento. Gli scienziati ucraini lo compresero e dichiararono subito. Ma per arrivare alle masse, con i regimi dittatoriali sia in Ucraina che in Bielorussia, soggetti alle direttive dell’Urss, e superare la censura russa, ci vollero tre anni, nei quali ucraini e bielorussi sono morti di cancro da radiazioni come mosche, senza alcuna cura o prevenzione, per non parlare della crescita esponenziale delle nascite di creature deformi. Fu quella una tra le principali concause del disfacimento dell’Unione sovietica (26 dicembre1991), preceduta dalla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) primo significativo segnale di quel disfacimento, non causa dello stesso.
Da quel momento paesi come la Romania, la Polonia, la Bulgaria, i Paesi baltici e tutti, o quasi, gli ex Patto di Varsavia, che è nel frattempo imploso, si liberano del giogo comunista russo, che attraverso l’Unione sovietica impoveriva quei Paesi, imponendo insopportabili gabelle finalizzate a rendere ricca la Russia. La Nato ha raccolto, semplicemente i frutti, non ha avuto nessuna necessità di cercarli. Se quei Paesi sono diventati tutti soggetti Nato è perché hanno optato per il più progredito occidente europeo e temevano, conoscendo Putin ed i russi, che prima o poi si sarebbero ripresentati con le loro gabelle ed essere nella Nato poteva impedire il ritorno ad un drammatico passato.
Sembra che tutti i “pacifisti da strapazzo”, o quasi, si siano trasferiti, almeno virtualmente, a Mosca, e debbano rispettare, pena fino a 15 anni di gulag, l’ultima norma russa sulla censura, che proibisce l’uso delle parole guerra o invasione, essendo quelle in Ucraina, secondo Mosca, “una operazione speciale militare” di denazificazione. Certo, per il dittatore Putin un’elezione davvero democratica, come in Ucraina, è peggio del nazismo, che peraltro non gli suscita toppo sdegno, quando si avvale del supporto delle milizie neonaziste cecene.
Chiariamolo: nutro stima e profondo rispetto per i veri pacifisti, per i giovani sessantottini che venivano manganellati perché chiedevano di metter fiori nei cannoni. Ma il pacifismo deve evitare l’insorgere delle guerre e premere sull’aggressore perchè la smetta immediatamente di perpetrare il suo criminale abuso. Non è pacifismo il comportamento da Ponzio Pilato e tantomeno, magari per tutelarsi qualche affaretto di import-export con la Russia, oggi proibito dalle sanzioni, fingere che la Pace sia messa in forse dalla resistenza ucraina.
Perché credo che questi meschini interessi siano la spinta dei più ad assumere qullie biasimevoli e censurabili posizioni “pacifista falsa bandiera”. per ricorrere ad un termine in uso.
Poi c’è, ed è innegabile, un bel numero di soggetti sul foglio paga dei russi e da noi almeno due leader di partito sembrano esserlo, aldilà di ogni ragionevole dubbio. Un pericolo da non sottovalutare. Trump è accusato di essere stato ed essere da 40 anni sul foglio paga dei servizi segreti russi ed era arrivato a Presidente degli Stati Uniti, appoggiato dai russi. Basta ricordate l’attacco hacker russo alle email di Hilary Clinton, durante l’elezione presidenziale.
Torniamo ai fatti
La Russia nega di colpire i civili. Forse i bimbi, le donne, i vecchi morti per strada sono tutti vittime del Covid? I bombardamenti aerei ed il lancio di missili dei russi sono solo un gara di tiro al bersaglio?
I 400.000 residenti di Mariupol sono stati intrappolati per più di due settimane. Vladimir Putin continua a definire l’assalto all’Ucraina, iniziato il 24 febbraio, come una “operazione speciale militare” volta a smilitarizzare il Paese e sradicare pericolosi nazionalisti.
L’occidente la chiama una guerra aggressiva ingiustificata e ha imposto sanzioni punitive alla Russia ed agli oligarchi vicini a Putin, volte a paralizzare l’economia del Paese ed i beni dei potenti del regime.
Il bombardamento di Mariupol ha distrutto il 90% degli edifici civili e ha interrotto le forniture centrali di elettricità, riscaldamento e acqua.
I soccorritori stanno ancora cercando sopravvissuti sotto le macerie del teatro di Mariupol raso al suolo dagli attacchi aerei russi mercoledì. La Russia nega di centrare col bombardamento del teatro, che stanco di esistere si è suicidato da se con il migliaio di civili ucraini sfollati, che stava ospitando.
Per Zelenskiy Mariupol: “passerà alla storia della responsabilità per crimini di guerra. Fare questo a una città pacifica… è un terrore che sarà ricordato per i secoli a venire”. Quanto ai colloqui di pace: “non sono stati facili e piacevoli” ma sono indispensabili.
La Russia ha colpito l’Ucraina anche con missili da crociera provenienti da navi nel Mar Nero e nel Mar Caspio e ha lanciato missili ipersonici dallo spazio aereo della Crimea, ha affermato domenica il ministero della Difesa russo.
Il procuratore generale ucraino ha affermato che 112 bambini sono stati uccisi.
Le forze russe hanno, peraltro, subito pesanti perdite dall’inizio dell’invasione. Lunghe colonne di truppe sono trasferite nei dintorni di Kiev, ma la resistenza le ha fermate in periferia, mentre le difese aeree ucraine hanno abbattuto tre elicotteri da combattimento russi.
Zelenskiy ha aggiunto che la prima linea ucraina era “semplicemente disseminata di cadaveri di soldati russi”.
In Siria, alcuni paramilitari pronti a schierarsi in Ucraina per combattere a sostegno della Russia, non hanno ricevuto istruzioni per partire.
Secondo Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov “Mosca prevede che la sua operazione in Ucraina si concluderà con la firma di un accordo globale su questioni di sicurezza, compreso lo status neutrale dell’Ucraina”.
I vari negoziatori di pace dai turchi, agli israeliani, parlano di progressi, ma non è la prima volta. Speriamo che sia quella buona.
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