Palazzo Chigi in tilt sulla gestione del Covid-19

Dalla scuola in presenza, che De Luca ed i dirigenti scolastici avversano, all’obbligo vaccinale per gli over 50. che il Cts non condivide.

Gianvito Pugliese

Ve lo confesso, care lettrici e lettori, sapete bene che non ho segreti per Voi, Roberto Speranza era uno dei rari politici che mi convinceva. Sarà stato il suo tono garbato, mai arrogante, l’eleganza della sua semplicità, il saper dosare la presenza, spesso centellinata, nonostante fosse al vertice di un Ministero dal marzo del 2020 nell’occhio del ciclone, e non occorre spiegare perché. Certo, tutto questo ha dato il suo contributo collaterale, direi secondario, ma ciò che me lo rendeva di gran lunga il più accetto era la sua gestione della pandemia. Parlo di Roberto Speranza nel Conte II. Scrivo, pardon, di quel Roberto Speranza che, insieme a Conte, ci ha resi finalmente orgogliosi in Europa di essere italiani. L’Italia, dopo decenni, tornava ad essere un Paese al top nell’immaginario collettivo degli europei, dai premier ai cittadini. La ragione? La gestione sanitaria della pandemia. Agli europei non interessavano i ristori se e quando, le priorità nelle chiusure e nelle aperture, da cui era infognato il dibattito politico interno, interessavano i dati complessivi di un Paese che, per primo fra loro, era stato colpito violentemente dalla pandemia e che l’affrontava efficacemente nonostante fosse privo di strumenti adeguati, terapie intensive insufficienti e vaccini ancora inesistenti, in primis, ma con la sua eterna capacità d’inventare e la consueta stoicità della sua gente nei momenti bui della storia. Questa volta gli italiani brava gente, eroi d’umanità, che le brutte pagine scritte nel Mar Mediterraneo avevano offuscato, sono stati i nostri sanitari, medici ed infermieri anzitutto, eroi autentici che hanno pagato la loro abnegazione e dedizione ai malati, in misura pesante in termini di contagiati e, peggio. di decessi. Ricordate le immagini di medici sfiniti addormentati su dure scrivanie? Infermiere ed infermieri, ancora incapsulati nei pesanti camici di protezione, rimanere oltre l’orario del proprio turno in corsia per far scambiare al malato due parole coi propri cari, magari mettendo a disposizione del paziente il proprio telefonino. Generosità talmente rara da trasformarsi in eroismo. Lo so mi ripeto. ma non c’è termine più appropriato per descriverli.

Permettetemi una battutaccia, lo sapete provo, proprio nei momenti più tragici a sdrammatizzare. Dunque, sarà stato che Conte è espressione di nobiltà, mentre Draghi, di esseri alati con tanto di alito pesante, al punto da sputar fiammate incendiarie, sta di fatto che da tempo l’evidenze scientifiche sono sempre più passate in secondo piano, “perché è la politica che decide” ha chiarito il leader di un partito di maggioranza (?), non i tecnici, che devono rispondere solo alle domande del potere! Una dichiarazione che dona un’immenso senso di sicurezza ai cittadini, certi che le scelte saranno finalizzate agli interessi di partito e non certo dalla tutela della loro salute e vita.

Avevo pensato che quella frase fosse l’idiozia del giorno e sarebbe morta lì, come tante altre dichiarazioni del soggetto. Mi sbagliavo, è diventata il mantra strisciante delle scelte governative e di maggioranza. E’ proprio vero che più una cosa è stupida, più fans raccoglie.

Ed andiamo agli ultimi due fatti a riprova di quanto fin qui sostenuto. Il Ministro Patrizio Bianchi, della pubblica Istruzione – o dovrei fingere un’errore di digitazione e scrivere distruzione? – annuncia tempo fa che la scuola riapre tutta in presenza dal 10 gennaio. Quando lo sostiene all’inizio, i contagi giornalieri si aggiravano su, poco più poco meno, di diecimila. Proposta accettabile, di buon senso, infondo. Ma i contagi in questi giorni hanno superato abbondantemente i duecentomila. Il buon senso direbbe calma, fermiamoci un attimo a ripensarci. No! Non solo Bianchi conferma “nessun ripensamento“, complimenti Ministro, dichiarazione estremamente valida sul piano didattico, faccia una cortesia agli italiani, cambi mestiere! Ma a sorpresa oggi Speranza: “Il governo ha scelto di tutelare il più possibile la scuola come presidio fondamentale della nostra comunità. L’indirizzo è e resta: scuola in presenza in sicurezza”. Dichiarato al Tg1 e prosegue “Non vogliamo che siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa fase epidemica”.

Vincenzo De Luca è spesso estemporaneo e lascia troppo libera la sua, pur simpatica, napoletanità. Ma stavolta lo applaudo quando leggo il punto 1.3.  dell’ordinanza appena emanata: “è disposta la sospensione delle attività in presenza dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo  2 del  decreto  legislativo  13  aprile  2017,  n.  65, e dell‘attività scolastica e didattica in presenza della  scuola  dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.

Resta sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di  laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni  con disabilità e  con bisogni educativi speciali.​

Ma se De Luca si ribella e difende i campani, mentre il governo minaccia d’impugnare la sua ordinanza, la cosa più sbalorditiva è che da diversi giorni i dirigenti scolastici chiedono a gran voce inascoltati il rinvio della riapertura in presenza. Le assenze per malattia sono numerose e gli ex presidi non possono garantire l’apertura del plessi minori della scuola, la indispensabile minima igiene dell’istituto scolastico, e tantomeno le supplenze per sostituire i malati. Ma Bianchi sentenzia “Riapriamo! Tutti a scuola!”, Speranza “L’indirizzo è e resta: scuola in presenza in sicurezza” e mentre ci prepariamo ad una Waterloo con la scuola colossale focolaio epidemico, porremmo due domande a Speranza: 1. Ma i dati sui contagi li leggiamo solo noi, quando li pubblichiamo? Lei è stato esentato? 2, “La scuola come presidio fondamentale della nostra comunità”. Parole sue al Tg1. E come mai al momento del bilancio e degli stanziamenti il presidio fondamentale, con edifici tutti o quasi non a norma, dove i nostri ragazzi passano almeno mezza giornata nel costante pericolo, un piccolo terremoto e sono spacciati, diventa sempre e solo la Cenerentola nazionale, anche se con la Cultura a farle buona compagnia? Come siete bravi, anche Lei, Ministro Speranza, lo dico con sincero dispiacere per la delusione, a parlare. Poi quando è il tempo dei fatti parte l’ordine di scuderia: darsi immediatamente alla latitanza. E’ fantastica Greta Thunberg col suo sintetico “bla,bla,bla,,,”.

E fosse finita quì. Oggi autentico crescendo rossiniano delle cose di buon senso drasticamente rinnegate. Sappiamo che l’obbligo vaccinale, che quantomeno è stato introdotto superando un tabù medioevale, è tutto un compromesso. Chi lo proponeva per tutti, chi ai soli sessantenni, chi abbassava l’asticella a 40, vi risparmio la battutaccia non proprio di buon gusto. Alla fine al mercato delle vacche della Fiera di Mondragone, pardon ho sbagliato indirizzo, a Palazzo Chigi si aggiudica a 50. Ciliegina sulla torta oggi il Cts -Comitato tecnico scientifico del Governo, dico meglio, i suoi componenti più autorevoli dichiarano di essere perplessi sulla misura adottata per una serie di considerazioni. che quì vi risparmio. C’è altro che conta assai di più, scusate. Ma come, le Regioni avevano chiesto al Governo di ascoltare prima il suo Cts, non il loro, e nessuno aveva respinto o rifiutato la richiesta. Ed ora scopriamo che non è stato ascoltato per una ragione fin troppo evidente quanto indegna. Sapendo delle obiezioni e volendo portare in porto una “decisione” forte, utile a metter a tacere la voce serpeggiante di un governo del ni, avete privilegiato l’immagine alla sostanza. Ennesima domanda. signor Ministro Speranza: che fine hanno fatto le sue mille rassicurazione che mai avreste preso decisioni sulla pandemia se non dopo aver ascoltato i più autorevoli pareri scientifici attenendovi al loro contenuto? In un attimo tutto in fumo.

Non tornerò per l’ennesima volta a spiegare perché è l’assenza di omogeneità politica della maggioranza a rendere questo governo un’armata Brancaleone. L’ho spiegato mille volte. Sta di fatto che i due gravi episodi appena esaminati hanno trasformato il governo Arlecchino in Pulcinella, ma solo con tutti i difetti della maschera partenopea e senza ereditarne alcun pregio.

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