Papa Francesco e le Palme del 2020
In una Basilica di San Pietro deserta la Messa del Papa Francesco per le Palme in streaming. A tratti desolante, ma Bergoglio svetta come un Gigante della fede e dell’umanità.
GP
Mai successo prima d’ora, neanche durante l’ultimo conflitto mondiale. Va bene che la possibilità di celebrare la messa delle Palme e, temo pure quella di Pasqua, via streaming non esisteva, al massimo la si poteva ascoltare per radio, ma che la sì dovesse celebrare in una basilica di San Pietro senza fedeli non era neanche lontanamente immaginabile.
Polemiche anche oggi non sono mancate, fu facebook dilaga, come non mai, il terrorismo psicologico. Qualunque iniziativa con una parvenza di altruismo e generosità viene stoppata dal solito genio della lampada che sa tutto di tutto e di tutti e mette in guardia da pericoli. talvolta remoti, ma più spesso totalmente inventati con la tecnica delle Fake, ovvero ammantandoli di tecnologia inventata di sana pianta, ma che, al pari della “palingenesi semantoplastica dell’archetipo che sfocia nel prototipo submolecolare”, fa passare per uno scienziato, un totale decerebrato. Certo, è sempre più facile mettere un freno alle iniziative altrui piuttosto che inventarsene e soprattutto realizzarle. Ma, almeno nella giornata della Pace ignoriamoli piuttosto che perdere tempo a contestarli e parliamo di cose e gente seria.
Ed il vero monumento di questa domenica delle Palme è l’omelia o, se preferite, il discorso, la predica di Papa Francesco rivolta quest’oggi, come sempre, urbi ed orbi, ovvero a tutti praticanti e non, fedeli e agnostici. Sulle parole di Papa Bergoglio non è difficile normalmente che ci sia una qualche resistenza, quando non repulsione. Papa Francesco mi sembra un autentico rappresentante di Cristo in terra. Cristo disse di sè “sono venuto per dividere, non per unire”. I fautori del potere temporale del Papa e della Chiesa, e ce ne sono tanti, non hanno certo amato San Francesco e oggi non amano Papa Francesco, un gesuita venuto dall’Argentina, che ha fatto suo l’insegnamento di quel Santo, patrono d’Italia, che della scelta di povertà fece una strada verso la santità.
Vado, senza ulteriori parentesi, alle sue parole che meglio di qualsiasi commento esprimono il suo pensiero: “Oggi, nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: ‘Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene'”.
Ed ha proseguito: “Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane ……… Il dramma che stiamo attraversando ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore. Allora, in questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, guardate il Crocifisso, che è la misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire”. Francesco conclude rivolgendo a tutti un invito, che suona in realtà come un monito: “Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma pensiamo al bene che possiamo fare“.
Credo che tutto il resto passi in secondo e terzo piano. Certo Voi, care lettrici e lettori, ricorderete Madre Teresa di Calcutta meglio e più di me. Era minuscola, incurvata ma accanto a chiunque fosse, in qualsiasi foto in realtà giganteggiava. Da quell’altare in una Basilica di San Pietro mestamente vuota, Papa Francesco si è imposto come un “Gigante” le sue parole ed il suo riferimento alla Croce non macigni, come pure si è scritto, ma monumenti.
Un augurio a tutte e tutti e, per dirla con San Filippo Neri, ascoltate Papa Francesco e mettetene in pratica l’insegnamento, “se potete”.