Putin in Russia perde pezzi

In Italia una preoccupante deriva favorevole al dittatore russo

Gianvito Pugliese

Il mestiere del giornalista in Russia è davvero pericoloso. Il rischio di una condanna, fino a 15 anni di reclusione, se scrivi che in Ucraina è in corso una guerra o un’invasione e non usi la terminologia coniata ed imposta dal Cremlino: “un’operazione speciale militare” per “denazificare e smilitarizzare” l’Ucraina, non è il peggio che ti possa capitare, come hanno imparato a loro spese le svariate decine di eroici Colleghi non appiattiti sulle veline del potere, per ciò solo morti ammazzati, generalmente nel portone di casa, dal momento che il mandante, mafioso, aveva necessità di firmare il delitto, perché fosse di monito per gli altri.

Putin due giorni fa

Quando sento parlare di dittatura sanitaria in Italia, di parlamento vilipeso da Draghi, solo perché fa qualcosa di utile e non sta tutti i giorni nell’emiciclo a “riferire”, ovvero dare l’intrattieni a parlamentari, che non hanno null’altro di meglio da fare, mi viene di pensare che parecchi miei connazionali dovrebbero provare a vivere in Russia, nelle Filippine, nell’ex Birmania, nell’Ungheria, Polonia, Brasile, Turchia e potremmo continuare ad indicare Paesi all’infinito, per capire cos’è davvero una dittatura. Dopo ne parliamo con cognizione di causa e non tanto per dar fiato alle trombe.

Andiamo al fatto. Quattro governatori regionali russi, tutti eletti con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, si sono dimessi ieri mentre il Paese si prepara all’impatto delle sanzioni economiche. Si tratta dei politici russi a capo delle regioni di Tomsk, Saratov, Kirov e Mari El, che hanno rassegnato le loro dimissioni immediate dall’incarico. Una quinta defezione più soft quella del governatore della regione di Ryazan che ha dichiarato che non si ricandiderà per un altro mandato.

Le elezioni si terranno a settembre prossimo in tutte e cinque le regioni. I governatori regionali russi vengono eletti dal popolo, ciò non ostante, sono politicamente subordinati al Cremlino. 

Il Partito di Putin, nonostante l’ostentata onnipotenza, ripresenta al voto molti governatori uscenti di regioni in cui Russia Unita ha ottenuto deboli percentuali di voto alle elezioni parlamentari dell’anno scorso.

I governatori che Mosca ritiene impopolari vengono sistematicamente rimossi dall’incarico, attraverso dimissioni a grappolo nei mesi primaverili.

Ilya Grashchenkov, capo del gruppo di esperti del Centro per lo sviluppo della politica regionale di Mosca, ritiene che il Cremlino stia rimuovendo i governatori deboli, in vista di un peggioramento delle prospettive economiche per il paese, causato dalle sanzioni occidentali, che potrebbe degenerare in malcontenti popolari

Grashchenkov ha dichiarato: “C’è bisogno di ristrutturare l’economia, specialmente in quelle regioni dove l’influenza economica occidentale era stata significativa. Questi governatori devono essere sostituiti da alternative più giovani”.

E’ prevista per l’economia russa una contrazione dell’8,8% nel 2022, stando alle previsioni diffuse dal ministero dell’Economia.

Non è del tutto chiaro se i governatori rimossi siano la punta dell’iceberg di una epurazione, in prospettiva di governi locali più forti e temuti, o se, come ho titolato, Putin e la sua Russia Unita cominci a perdere pezzi che ne prendono le distanze in previsione di un crollo catastrofico e sanguinario. I regimi dittatoriali non finiscono senza lasciarsi dietro una scia di sangue.

E mentre Putin si bea dei bagni di piazza come avantieri alla sfilata nella Piazza Rossa (i bagni di folla, che evidentemente teme, li tiene a distanza) e spinge una scalcinata armata russa a servirgli sul piatto d’argento vittorie militari, per nulla vicine, unica leva per tenere unito attorno a se un popolo, che fra poco sarà alla fame, nel nostro bel Paese se ne vedono di tutti i colori. Tra poco penso che converrà sostituire il tricolore con un bell’arcobaleno più consono alla realtà.

E’ da sempre che, pur stimando tantissimo Draghi, che è a livello europeo, come economista se non il top, tra i maggiori, sostengo però che una maggioranza senza un indirizzo politico, che esprime un governo con ministri che si scannano fra loro spesso e volentieri è solo un’incrocio tra le nostre due maggiori maschere: Arlecchino e Pulcinella. In altri termini una maggioranza e connesso governo con più orientamenti politici al proprio interno che i colori del costume di Arlecchino e che spesso, nonostante una guida assolutamente alta, come non se ne vedevano da tempo, estrinseca, grazie alle posizioni eterogenee e divergenti dei partiti della “maggioranza” delle vere è proprie pulcinellate, ovvero pagliacciate della peggiore razza. Una per tutte: il caro bollette. Salta la seria proposta Draghi e gli stessi soggetti “politici” che l’hanno affondata, urlano dal giorno dopo al mondo la loro preoccupazione per le tasche dei cittadini. La politica italiana ci ha abituati a tutto. Ma una farsa così oscena e demenziale non si era mai vista. Una maggioranza numericamente straordinaria, ma politicamente inesistente e per il povero Draghi una difficoltà a governare ed operare le riforme in questo clima da “fatiche di Ercole”.

Gentili lettrici e cari lettori, una foto con Putin del Governo giallo verde. Oggi il Mattino svela le relazioni “intime” tra Lega e Russia Unita, e sui contorcimenti di Salvini per difendere gli interessi di Putin e della Russia non ci piove. Ma ciò che colpisce è lo “strano” riavvicinamento tra partiti e personaggi che nell’agosto del 2019 si erano giurati odio eterno. Salvini tira dritto: basta spendere soldi in armi da dare all’Ucraina, Conte si contorce nella distinzione di lana caprina tra armi difensive ed offensive, quasi che col fucile da caccia, sparandoti a bruciapelo, io ti faccia il solletico e non la pelle. Di Maio si era allineato a Draghi ed all’Europa nel sostenere l’Ucraina, teatro di atrocità e crimini di guerra indescrivibili, ma dev’essere stato richiamato all’ovile e in un’attimo ha cambiato idea e posizione, allineato e corretto sulla risibile, se non fosse tragica, linea Conte. Perché, mentre l’avvocato del popolo disquisisce su una differenza inesistente, in Ucraina i morti, le violentate, i torturati, i sequestrati non si contano, Ad oggi i crimini di guerra su cui sono aperte le indagini superano la decina di migliaia.

Capisco i rimpianti. Quella foto ci riporta ad un epoca in cui i pentastellati vantavano il 40% contro il 13,2 del 30 aprile e la Lega si preparava a decollare verso il superamento del 30% contro il 15,7 di oggi. Avevano insieme la larga maggioranza ed ora non raggiungono uniti il 29%. Ma deve esserci un collante diverso dal solo rimpianto, con cui di certo non si fa politica.

Per una volta di un pizzico di dietrologia mi avvalgo. In realtà non è proprio dietrologia. ma ragionamento deduttivo, quello che introdusse nelle indagini l’arcinoto Sherlock Holmes.

Sui legami tra Salvini, la Lega e Putin non ci sono dubbi, pur mettendo da parte l’inchiesta del Mattino e le illazioni sulla tangente Eni sul petrolio russo.

Giusto per rinfrescare la memoria

Salvini ha tutti i difetti del mondo, ma da quando ha scoperto che in Italia i pro Putin non mancano, si è schierato nettamente ed apertamente a favore del dittatore russo, tanto da proporre un gruppo parlamentare dei pro-Putin. Roba da non credere.

Salvini conta e, secondo me fa male i conti, sul raggranellare qualcosa da quanti in Italia sono sul foglio paga della propaganda del Cremlino e ce ne sono e pure troppi. Sbaglia a sperare, perchè quelli non hanno ideologia, dipendono solo dalla pagnotta, da chi li paga.

Ma desta, non dico sospetto, ma quantomeno perplessità la circostanza che, dopo essersi tanto odiati fino a poco meno di due mesi or sono, improvvisamente tra Salvini e Conte riappaiano i sorrisi. In politica tutto e possibile, ma il ripensamento di Conte sull’invasione russa dell’Ucraina qualche dubbio lo lascia irrisolto.

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